“Gioco Pericoloso”: la conferenza stampa dentro al thriller, al confine tra immaginazione e realtà

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“Gioco Pericoloso” è un thriller ben costruito che sa di romanzo, uno di quelli che gli amanti del crime gustano pagina dopo pagina, grazie all’astuto crescendo di suspense tipico del genere. Lucio Pellegrini è riuscito a trasporre tutto questo nel suo film, che, in uscita il prossimo 13 marzo, si distingue per una fotografia stroboscopica e l’uso sapiente degli specchi, creando un’esperienza visiva che riflette l’interiorità dei personaggi

Giada (Elodie), Peter (Eduardo Scarpetta) e Carlo (Adriano Giannini) costituiscono l’esperimento ben riuscito di un trio di ambiziosi artisti provenienti da arti diverse, che utilizza la manipolazione come mezzo per ottenere ciò che vuole. L’atto creativo si intreccia con il gioco psicologico tra le persone, trasformandosi in una sottile strategia di controllo. Gioco Pericoloso porta questo concetto all’estremo, immergendo lo spettatore in un intreccio dove la mente plasma la realtà. Ce lo raccontano i protagonisti in conferenza!

“Gioco Pericoloso” segna il tuo ritorno al cinema, qual è la genesi di questo soggetto?

Lucio Pellegrini: “Mi interessava realizzare un thriller che avesse come soggetto qualcosa che conoscevo: per quanto riguarda l’idea, io e la mia co-autrice Elisa Fuxas ci siamo basati su fatti di vita reale. C’è stato, infatti, un momento nella nostra vita dove un suo ex si è avvicinato alla coppia, ma non in maniera negativa e preponderante come nel caso di Peter all’interno del film.

Siamo partiti da una suggestione personale per inventarci un altro tipo di tensione e dinamica che lavorasse su temi che sono cari e vicini a chi crea, come noi. La domanda era: fino a che punto una situazione può essere accettata per permettere il processo creativo?

Dopo l’esperienza di “Ti mangio il cuore” anche tu torni al cinema nuovamente da protagonista. Ci racconti l’incontro con il tuo personaggio e come sei stata coinvolta nel progetto?

Elodie: “Ho trovato molto interessante avere la possibilità di interpretare un personaggio con tante sfaccettature come Giada, poter empatizzare con una donna così complessa e potente. Mi è bastato leggere il copione per prendere la decisione di partecipare a questo film.”

Eduardo, tu avevi già lavorato con Lucio e c’era dunque già un’intesa tra voi. Com’è nato il personaggio dell’artista incompreso Peter?

Eduardo Scarpetta: “Il progetto di “Gioco Pericoloso” è nato 4 anni fa, poi per vari impegni e dinamiche non è stato possibile procedere e siamo riusciti a realizzarlo con successo solo l’anno scorso. Mi sono subito affezionato al personaggio di Peter e al soggetto del film, perché il thriller in Italia è un genere che viene trattato poco e niente. La sua forza è viscerale, deve creare un crescendo di tensione e far scaturire emozioni nel pubblico. Spero che il mio personaggio sia riuscito nel compito.”

Che lavoro hai fatto per raggiungere determinati punti di contatto con il tuo personaggio? Cosa provi per la recitazione?

Elodie: “Ho cercato di conoscere e comprendere Giada, capendo che cosa volesse. Lei sa perfettamente cosa desidera dalla vita, ma arriva ai suoi scopi attraverso gli altri. Mi ha affascinata molto questo gioco di manipolazione che esercita, a volte anche inconsciamente.

Il cinema mi piace da sempre, sono un’entusiasta e per me la recitazione ha rappresentato un’occasione per conoscere altre donne che abitano dentro di me. Ho bisogno di crescere e diventare una donna completa attraverso il lavoro.”

All’interno di “Gioco Pericoloso” Adriano Giannini recita: “Il successo è l’anticamera del declino”. Come giudicate questa frase artisticamente?

Eduardo Scarpetta: “Io penso che nel nostro mestiere non esista un punto di arrivo che ci permetta di dire: “Ok, da qui inizia la discesa”. Ritengo non sia saggio lasciarsi andare dopo un qualsiasi riconoscimento da parte del pubblico: ogni applauso è un invito a mantenere sempre più alte le aspettative di chi guarda.”

Elodie, com’è stato il tuo rapporto con le scene hot richieste dal film?

Elodie: Siamo nel 2025, penso che nessuno possa scandalizzarsi riguardo al sesso. Il cinema è finzione ed è bellissimo giocare. Per quanto riguarda l’imbarazzo, inutile negarlo: c’è ed è sano. Insieme ai miei colleghi abbiamo creato insieme scene che avevano un senso narrativo per il film, raccontano tanto dei personaggi.”

Nella pellicola c’è un momento in cui Peter discute con la direttrice del MAXXI in merito alla creatività: un’opera d’arte ha valore a prescindere dal riscontro e dalla comprensione che riceve come tale, secondo voi?

Lucio Pellegrini: “Alcuni artisti creano per trovare il modo di condividere quello che provano e quello che vogliono esprimere. Ovviamente ognuno ha un rapporto personale ed intimo con ciò che crea, che ha un valore intrinseco.”

Elodie: “Un’opera d’arte è un opera d’arte. Molte cose che hanno successo a volte non lo sono. Quest’ultimo non è un indicatore del valore, anche perché un’ opera d’arte vive senza il pubblico: magari vive nel tempo e viene compresa poi.”

Nel film ad un certo punto non si capisce più chi sia il cattivo. Tutto diventa un gioco nel risucchiarsi le energie a vicenda e a prendere all’altro ciò che si può per la propria creatività: come avete sviluppato e gestito questa idea?

Elodie: “I protagonisti sono tre esseri umani che per esistere hanno bisogno di “sfruttarsi” l’un l’altro. Ognuno ha le proprie crisi e, per assurdo, da queste situazioni violente e strane che si creano loro rinascono e trasformano il negativo in creatività.”

Lucio Pellegrini: “All’interno del soggetto c’era l’intento di cambiare continuamente punto di vista per far capire quanto ognuno di loro fosse legato l’un l’altro. I personaggi si attraggono tra loro, c’è un girotondo di tensioni a cui appartengono che già esisteva sulla carta quando abbiamo scritto la bozza, vitale per il film.”

Gioco Pericoloso è il thriller che esplora il lato oscuro della creatività, in un gioco di scambi, manipolazioni e ispirazioni reciproche. In sala dal 13 marzo come portavoce del bisogno di esprimere l’arte attraverso qualsiasi mezzo.

a cura di
Michela Besacchi
foto di
Stefano Ciccarelli

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