Domani, 17 febbraio, uscirà nelle sale italiane Fiume o Morte!. Pellicola che racconta uno degli avvenimenti storici meno ricordati della storia d’Italia: la presa di Fiume da parte di Gabriele D’Annunzio nel 1919.
Quando lessi per la prima volta dell’uscita di Fiume o Morte! pensai subito al documentario, con tutti i rischi che ne comportavano. La storia non è mai leggera, e spesso solo con un sommo divulgatore il pubblico se ne appassiona. Perciò trattare un evento così specifico avrebbe potuto esser un flop assicurato.
Il rischio che il film si trasformasse in un mero contenitore di filmati dell’Istituto Luce era altissimo, con conseguente dormita in sala, ma essendo amante della storia lo segnai nella lista dei film da vedere, avvalorato anche dalla vittoria del Tiger Award al 54° International Film Festival Rotterdam.
Uscito poi il trailer rimasi sorpreso e stupito da quanto stavo vedendo. Dietro ad un involucro di serietà c’era qualcosa di più, ma tutto rimaneva avvolto dietro a scene che potevano benissimo essere un dietro le quinte, non la vera pellicola che mi avrebbe accolto al cinema.
Dopo il giusto stupore nel vedere quelle immagini, mi fermai un attimo pensando che era meglio approfondire quella “storia” del nostro paese, che in fondo a scuola non viene mai approfondita.

Una storia dalle due facce
Prima di lanciarci nella trama, ricordiamo la storia: è il 12 settembre 1919 quando Gabriele D’Annunzio “invade” Fiume e la occupa per 16 mesi prima delle cosiddette 5 giornate, che dopo Natale portarono alla firma della resa e alla liberazione della stessa città.
Certo, detto così è un po’ semplicistico, ma questo ci serve per poter analizzare il film dal punto di vista dell’accuratezza nei confronti della storia, oltre che gli aspetti tecnici solitamente considerati per capire o meno la valenza di una pellicola.
Son passati quasi 100 anni da quell’evento e il regista Igor Bezinović decide di raccontare la storia da un punto di vista diverso: non l’impresa italica, ma il pensiero degli abitanti della città croata. La pellicola inizia quindi con una serie di interviste per le vie di Rijeka, la domanda è sempre la stessa: “Sai chi è D’Annunzio?”.
Gli intervistati si dividono in due macrogruppi per risposta, tra chi dice di non saper assolutamente chi sia e chi invece molto laconicamente dice che si tratta di un fascista. Sulla scorta di queste affermazioni allora il regista chiede se qualcuno voglia far parte del film che di li a poco avrebbe iniziato le riprese.
In circa 90 minuti abbiamo uno spaccato della storia, con tinte diverse da quelle che conosciamo. La voglia di dimenticare quel capitolo da parte dei fiumani è lampante e si percepisce in ogni singolo istante, tanto più che il passaggio del poeta è stato quasi del tutto cancellato.




Passione senza tecnica
Uscito dalla sala il mio stupore nei confronti di Fiume o Morte! era ai massimi livelli. Era tanto che una pellicola non mi lasciava una sensazione piacevole e appagante. Due ore che fanno conoscere la storia allo spettatore in maniera più che accurata, ma senza pesare anzi, in maniera scanzonata e per lunghi tratti portando più di un sorriso.
Cosa non funziona
Visto così sembra di essere davanti ad un capolavoro, ma gli aspetti negativi sono tanti, soprattutto dal punto di vista tecnico: si potrebbe dire che è tanto brutto da fare il giro e diventare bello. L’assenza di budget è lampante e lo si vede in molte delle scene, tra gente che cammina sullo sfondo e passaggi di auto.
La scelta di attori non professionisti è il bello e il brutto del film: se da un lato si vede una genuina spontaneità, dall’altro è innegabile che il livello di coinvolgimento della recitazione è un incredibile ottovolante con tante discese e poche salite.
Ottima la scelta di utilizzare filmati e foto d’epoca come passaggio tra passato e presente, come simbolo che quanto si sta raccontando è la verità e non una libera interpretazione come tante volte accade sul grande e piccolo schermo.

Un azzardo che paga
Fiume o Morte! è un film che tutti devono vedere. Ci troviamo davanti ad una pellicola che affascinerà storici, appassionati del tema, ma anche tutti coloro che vorranno dar fiducia al regista croato.
Il film è un esperimento, la dimostrazione che non serve avere budget hollywoodiani per creare un film che appassiona e fa parlare, una pellicola che porta sullo schermo una storia che tutti noi sappiamo, ma solo come uno sbiadito ricordo sui banchi di scuola.
Riuscire a far ridere raccontando fatti così complicati è un pregio per il regista che riesce a prendersi sul serio senza farlo veramente, e portando in scena un’idea che non si perde mai e rafforza la struttura facendo dimenticare totalmente che siamo davanti ad un docufilm.
Sono sicuro che anche voi uscirete dalla sala con quel misto di stupore, divertimento e appagamento, ma anche con quel pensiero fisso di aver visto qualcosa di tanto brutto, ma veramente bello.
Buona Visione!
a cura di
Andrea Munaretto
Seguici anche su Instagram!