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Noi abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Vincenzo Parisi, autore, compositore e figura di spicco della scena milanese. Si muove tra classica, jazz ed underground.

Ecco cosa Vincenzo Parisi ci ha raccontato sulla rassegna musicale che partirà il 26 gennaio e sul suo percorso.

In che modo Luciano Berio ha influenzato il tuo percorso come compositore e musicista? Lo ha effettivamente fatto?

Il primissimo compositore contemporaneo che ho conosciuto a fondo quando ancora ero uno studente di pianoforte è stato Luciano Berio. Un incontro che devo a Massimiliano Damerini. Amico di Berio e riconosciuto come uno dei più grandi pianisti italiani degli ultimi 50 anni, che al tempo in cui era tra i miei Maestri mi invitò a studiare i Six Encores, capolavori assoluti del pianismo contemporaneo.

Sul lato compositivo, una delle sue opere che mi ha segnato maggiormente è stato il ciclo delle Folk Songs. Quando nell’estate del 2023 il direttore d’orchestra Nima Keshavarzi insieme all’Ensemble La Filharmonie ha portato in concerto al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano prima e alla Certosa di Firenze poi le Folk Songs di Berio affiancate al mio ciclo Canti di Filatrici, anch’esso per voce femminile ed ensemble, quasi non mi contenevo dall’emozione.

Come mai hai scelto proprio la Corte dei Miracoli per accogliere questa rassegna? Ci descrivi questo luogo, a noi che non ci siamo mai stati?

Perché è un luogo pieno di vita, di fermento culturale e artistico. Perché ogni sera puoi trovare artisti di livello altissimo di generi i più disparati circondati da un pubblico sempre curioso e attento. Il tipo di rassegna che ho immaginato, con concertisti e ospiti in dialogo, è particolarmente adatto alla Corte. Essendo un luogo abituato al confronto e alla discussione sia per la conformazione dello spazio sia per il tipo di programmazione. Se vi piacciono i luoghi caldi, con il pavimento di legno e le pareti rosse da cui fa capolino di tanto in tanto un dipinto di Andrea Giussani o la copertina di un disco di Tom Waits, sono sicuro la Corte dei Miracoli faccia al caso vostro.

Credi che l’ambiente jazz e classico a Milano sia un mondo chiuso?

Credo che gli ambienti musicali in generale siano un po’ circuiti chiusi in sé stessi. In realtà l’ambiente classico soprattutto nelle generazioni più giovani, credo sia più aperto di quello pop, o perlomeno più di quanto si creda. Conosco moltissimi giovani musicisti classici che studiano Brahms e Schumann durante il giorno e la sera vanno ad ascoltare concerti pop. L’inverso mi sembra meno frequente. Poi certo ci sono tante eccezioni. Le collaborazioni felici che io stesso ho avuto negli anni con artisti come Nicolò Carnesi, Guinevere, Damon Arabsolgar e dada sutra ne sono una felice dimostrazione. Chi fa pop negli ultimi anni si sta accorgendo che una certa cura del suono e un artigianato della scrittura tipici del mondo della classica sono stati dimenticati per troppo tempo. Decenni fa Morricone e Bacalov arrangiavano e orchestravano canzoni in continuazione. Quel sound lì, quella raffinatezza di scrittura appartiene a molti dei grandi successi pop che ancora oggi ascoltiamo.

Il primo incontro coinvolgerà Rebecca Blau e Carlo Boccadoro. Cosa dobbiamo aspettarci?

Preparatevi ad ascoltare una delle migliori flautiste della musica classica contemporanea di tutta Europa. Rebecca è una vera virtuosa. Oltre alla Sequenza per flauto di Berio eseguirà composizioni di alcune delle figure più importanti della composizione di oggi: Rebecca Saunders, Yann Maresz e Paul Clift. Un programma spettacolare, tecnicamente molto impegnativo, eppure quando Rebecca suona sembra che sia tutto così facile. La presenza di Carlo Boccadoro come apripista della rassegna è per me un vero onore. A fatica nasconderò una certa emozione, essendo lui una delle figure della musica italiana che già ai tempi del liceo seguivo con profonda ammirazione. Oltre a essere un importante compositore e direttore d’orchestra, è riconosciuto come uno dei migliori divulgatori di musica che abbiamo in Italia. Vi garantisco che per lui non c’è alcuna differenza se si parla di Berio dei Rolling Stones di Prince o di Battiato. Se vi capita, leggetevi questa meraviglia di libro, uno di quelli che mi ha svoltato la consapevolezza nell’ascolto anni fa: Carlo Boccadoro, “Lunario della musica” (Einaudi), un disco per ogni giorno dell’anno, senza confini di genere, da Palestrina a Joni Mitchell.

E che indicazioni hai avuto bisogno di dare agli ospiti? Sei mai stato ispirato e indirizzato direttamente da loro per questa rassegna?

Nessuna indicazione agli ospiti, forse gli unici a cui ho chiesto qualcosa in particolare sono stati lo scrittore Marco Rossari e la scrittrice Giulia Lombezzi. Ah sì!, una richiesta invece molto specifica l’ho fatta alla compositrice Livia Malossi Bottignole, giovanissima ma già con tanti riconoscimenti importanti all’attivo. A lei è stata commissionata una prima assoluta per l’insolita formazione in duo fagotto e oboe.

Tutti i nomi degli ospiti li ho decisi io stesso, eccetto un caso: l’ospite del concerto di violoncello. Elide Sulsenti, trottola giramondo lei e il suo violoncello dalla custodia giallissima, suona cose così pazze come archetti motorizzati, violoncelli metallici a forma di avocado, Partite di Bach con intermezzi di megafoni, e altre stravaganze di cui perdo il conto, che ho provato per un istante a snocciolarle qualche nome, ma lei ha deciso di portare un ospite credo ancora più pazzo di lei: il compositore Alessandro Perini. Se il 12 giugno volete vedere cose folli, compresa una composizione scritta apposta per Elide dalla acclamata compositrice Lisa Streich, quella data è da segnarsi sul calendario.

E come Vincenzo Parisi, compositore e pianista, in cosa sei coinvolto ultimamente?

Sono uscito da poco da due lavori che mi hanno assorbito per quasi un anno. Il primo è la sonorizzazione del Palazzo di Atlante, un castello in cui visse Ludovico Ariosto a Castelnuovo di Garfagnana, un’opera “esplosa” come la ama definire la regista Ana Shametaj, scritta per quattro voci femminili elettrificate (Giulia Zaniboni, Laura Zecchini, Sahbā Khalili Amiri, Clara La Licata), a cura del collettivo Kokoschka Revival. E’ un’opera permanente, quindi siete ancora in tempo per andare a immergervi nel fantastico viaggio di Astolfo sulla Luna per recuperare il senno dell’Orlando Furioso.

Il secondo lavoro, uscito a fine novembre per La Tempesta Dischi, è l’orchestrazione del primo LP della cantautrice Guinevere, “TO ALL THE LOST SOULS”, un lavoro emozionante a contatto con una rivelazione della musica pop.

Nel prossimo futuro, vi segnalo un concerto all’interno della stagione dei Concerti della Normale di Pisa con l’esecuzione di mie musiche ad opera del clarinettista Riccardo Acciarino (il 28 febbraio prossimo).

Mentre per quel che riguarda prossime avventure a lunga gittata, una è già stata annunciata: l’ideazione e la costruzione di un’Orchestra di Ceramica, fatta di soli strumenti di ceramica, con la curatela di Irene Biolchini (autrice di “Per un Manifesto della nuova ceramica”) e le visionarie creazioni di due artisti della ceramica come Gabriele Resmini e Luca Pellegrino di mCLp Studio, col sostegno del Comune di Savona, terra di famosi ceramisti.

Di un’altra avventura, che da tanto sognavo di mettere in musica, do solo un indizio: si tratta di un noir, un noir in Piazza Vetra, tra i fantasmi di Milano.

a cura di
Staff

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