Quattro chiacchiere con PRIMOVERE

Quattro chiacchiere con PRIMOVERE
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Vibrazioni californiane, tra suoni quasi anti-estivi e una nostalgia che, in realtà, è tipica di quell’estate vissuta a metà

Ed è qui che riparte il progetto dei PRIMOVERE con il nuovo brano, Souvernirs, fuori il 2 agosto e distribuito da The Orchard.

Come nascono i PRIMOVERE e chi vi ascolta cosa deve aspettarsi?

Il progetto nasce tra il 2020 e il 2021, in piena pandemia, da una voglia di rinascita artistica dei membri della band. Provare a creare qualcosa di nuovo, unico e personale è stato col senno di poi una bella spinta morale per superare un periodo difficile per tutti. Crediamo (e speriamo) che questa voglia di rinascita sia presente nei nostri brani sia dal punto di vista musicale che stilistico.

Siete di Torino, ma sentendovi sembrate venire dal mondo, scrivendo e cantando in maniera universale e accessibile la vostra realtà. Come convivono tutte le anime del gruppo e dove arrivano le vostre creazioni?

Per il momento tutti i brani sono stati scritti dal nostro cantante, Federico, che si occupa di testi e melodie. Dopodiché i pezzi vengono portati in sala ed assieme al nostro produttore artistico Paolo Caruccio cerchiamo di trovare una quadra. Proprio perché arriviamo da background artistici simili ma non identici, ai momenti di stesura vera e propria si alternano sedute (a volte serate intere!) dedicate al dialogo ed al confronto, per valutare attentamente quali direzioni possa prendere il brano in questione. Capita, a volte, che se ne registrino addirittura più versioni per non precluderci nulla!

‘’Souvenirs’’ possono essere quegli oggetti che richiamano a qualcosa di piacevole, come i viaggi, esperienze della vita in luoghi anche sperduti, ma, in questo caso, hanno un’accezione diversa e non sempre positiva come possiamo intenderla più superficialmente. Volete raccontarci un po’ da dove vengono quei ‘’souvenirs’’ del brano?

Il brano fa riferimento ad una perdita realmente accaduta. Abbiamo provato ad utilizzare la metafora dei souvenir, spesso messi in un cassetto a prendere la polvere, proprio per esprimere il concetto che a volte certe emozioni, anche se negative, vanno vissute e fatte sedimentare (come la polvere su dei vecchi souvenir) per poter superare un trauma.

Un contesto sonoro d’oltreoceano non solo per la lingua, ma anche per l’impriting musicale quasi trascendentale, tra indie rock e parole spirituali, forti, quasi che fungono da riparo ad un mondo che fa male e che può scheggiarci con i suoi ‘’broken glass’’. Ma a ciò che ci fa male c’è sempre un riparo? C’è un momento in cui serve farsi male per stare ipoteticamente meglio?

È un po’ quello che vogliamo comunicare con questo brano. Non sappiamo se ci sia sempre un riparo od una soluzione a ciò che ci fa male. Quel che è certo è che fingere che nulla sia mai accaduto non aiuta al processo di superamento del trauma. È necessario “vivere nei momenti”, prenderne coscienza, fare propria l’esperienza (anche negativa) per compiere il passo successivo verso la guarigione.

Volete scriverci un messaggio finale?

In un mondo che cambia velocemente, trovate dei momenti in cui essere dei souvenir. Fermatevi. Fate sì che le esperienze, positive e non, sedimentino su di voi come la polvere. Respirate. Per poi ricominciare a camminare.

a cura di
Redazione

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Ilaria Rapa

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