May Gray: un disco figlio del suo tempo
Un disco che è figlio di fragilità ma anche di grande energia: immersi nel grande mare del rock italiano, i bolognesi May Gray danno prova di sensibilità con “Fragili”, un album che sembra anche una dichiarazione d’intenti.
Abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Ci raccontate come nasce il vostro nuovo disco, “Fragili”?
“Fragili” è un disco figlio del suo tempo e racconta di noi, di tutti noi. Il titolo riassume l’instabilità del quotidiano con cui facciamo i conti attraverso frustrazione, rabbia e la distanza che ci separa, o meglio ci ha tenuto separati. Affrontandola, tuttavia, ci avviciniamo e riscopriamo ciò che più ci accomuna e una forza che ci insegna “a dare luce ai nostri giorni spenti e fragili”.
Quali sono le differenze principali tra “Fragili” e il vostro album precedente “Ritorno al Sereno”?
Abbiamo dedicato più tempo alla scrittura e abbiamo fatto in modo che i brani maturassero ad hoc, con modifiche, rivisitazioni e cambiamenti in itinere. E’ stato tutto registrato e prodotto nello stesso studio e dallo stesso produttore, Marco Bertoni con cui abbiamo instaurato una sinergia potente e immediata.
Come avete integrato le vostre esperienze personali nei testi dell’album?
Negli anni abbiamo arricchito il nostro sound con una ricerca sonora più approfondita e siamo cresciuti tantissimo come band, la cosiddetta “amalgama musicale” si crea in maniera totalmente naturale e spontanea e questo credo sia ben evidente nel disco.
Quali sono le vostre responsabilità individuali all’interno della band?
Dal punto di vista creativo, in genere, parte tutto da me (Paolo). Ho file e file di garageband pieni zeppi di idee e riff che riempiono il mio mac e che spesso riascolto e rielaboro. Tutto parte da una mia idea musicale a cui cerco di dare un vestito, seppur dozzinale; in seguito la condivido con Sanny e Dave, rispettivamente chitarra e batteria, che senza bisogno di troppe indicazioni, contribuiscono ad arricchire e ad arrangiare in base al loro stile.
Per quanto riguarda i testi, è da un po’ di anni che collaboro con Sara, la mia ragazza, dotata di una sensibilità e un orecchio unici.
Quali sono le vostre ambizioni più grandi come band?
La speranza è sempre quella di suonare live il più possibile e racimolare sempre più seguaci, anzi come li chiamano oggi, followers. Scherzi a parte, il nostro obiettivo è quello di ritagliarci una fetta sempre maggiore nel marasma e caos totale nel panorama musicale italiano, sgomitando e macinando chilometri solo grazie alla nostra musica.
A cura di
Staff
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