Il trio Jazz Naviganti e Sognatori, composto da Luca Falomi, Max Trabucco e Alex Turchet, arriva alla seconda fatica discografica dal titolo “Mare Aperto” (Abeat records).
Un lavoro di importante scrittura, dalle melodie raffinate, aperto alle improvvisazioni e alla libertà artistica. Noi ne siamo rimasti affascinati, tanto da voler intervistare il trio.
Luca, Max e Alex, come e quando nasce l’idea del progetto Naviganti e Sognatori?
Il nostro progetto è nato in modo quasi casuale. Max aveva ascoltato alcuni lavori di Luca e lo aveva contattato con l’idea di una collaborazione. Al termine del lockdown, nel giugno 2020 ci fu la possibilità di partecipare alla rassegna Sile Jazz e fu l’occasione concreta per vedersi e fare musica insieme. Pensando ad un bassista la scelta fu per entrambi Alessandro, che Luca aveva conosciuto anni prima durante una session in studio a Udine. Il concerto fu bellissimo e da subito si creò una complicità musicale e personale tra di noi che ci portò a pensare un progetto più strutturato insieme. Il nome “Naviganti e Sognatori” arrivó durante un viaggio in treno pensando alla distanza tra di noi (Genova, Treviso, Pordenone), al nostro essere sempre in movimento e al tema del sogno che da sempre ci affascina come eterni romantici! Aggiungiamo anche che nella situazione pandemica che stavamo vivendo parlare di viaggi e sogni era qualcosa che ci faceva sentire vivi e in movimento.
Questo trio è da subito aperto a collaborazioni con altri musicisti. Oltre a voi tre, chi arricchisce o in passato ha arricchito la formazione, portando cosa di aggiuntivo?
Il nostro progetto è nato con una formula principalmente acustica e musicalmente abbiamo cercato di proporre brani originali e anche arrangiamenti di brani tradizionali del mediterraneo, proprio per creare una sorta di viaggio sia nel tempo che nello spazio. Durante la realizzazione del primo album abbiamo pensato che sarebbe stato bello coinvolgere uno strumento a mantice e precisamente Daniele Di Bonaventura, un musicista di rara sensibilità che sa tirare fuori dal suo bandoneon una tavolozza di colori davvero sorprendente.
L’incontro con Daniele è stato particolarmente azzeccato e ha portato anche a molti concerti insieme. Nel nostro secondo album, Mare Aperto lo abbiamo nuovamente coinvolto su due brani. Avevamo anche il desiderio di inserire una voce per arricchire ancora di più il nostro sound. Siamo entrati in contatto con Maria Pia De Vito, una grandissima cantante e compositrice che ha accettato di partecipare al nostro progetto scrivendo un bellissimo testo in napoletano su una composizione di Luca dal titolo “Infancia “.
Come nascono le composizioni? Lasciate spazio anche all’improvvisazione?
Le composizioni possono nascere nei modi più disparati. Scrivere non è qualcosa di lineare, a volte sono i brani stessi che si presentano ai compositori, senza preavviso. Sicuramente il fatto di avere in mente dei temi precisi da affrontare, porta a esprimersi in direzioni specifiche a livello musicale e stilistico. Alcuni dei nostri brani sono stati composti da capo a fondo dai singoli (Luca e Max), altri sono stati completati a quattro mani (o sei) partendo da una singola idea avuta da qualcuno. In generale c’è molta collaborazione tra di noi: uno scambio continuo di idee, suggestioni e anche risate.
Nella nostra musica c’è molto materiale scritto, forse anche per via dei nostri studi classici. Siamo amanti della melodia e della composizione, a volte anche estesa. Ma siamo anche tre musicisti di estrazione jazzistica e quindi in ogni brano ci sono open improvvisativi che ci permettono di esprimerci in piena libertà.
La più recente fatica è il disco Mare Aperto, come descrivereste nel dettaglio l’opera?
“Mare Aperto” è stato concepito in un momento diverso rispetto a “Naviganti e Sognatori” . Il periodo pandemico fortunatamente è terminato e ci siamo trovati tutti nuovamente in navigazione, anche se non proprio in acque sicure e confortevoli. Tra guerre, crisi economica e conseguente sofferenza psicologica della gente, viviamo una realtà turbata continuamente da un senso di incertezza. Il mare aperto rappresenta anche questo. È l’oscurità e il pericolo ma anche la possibilità e l’infinito. Senza particolari intenti politici ci piaceva evocare tutto questo nella nostra musica e poter in qualche modo continuare nel presente il viaggio intrapreso con il nostro primo album.
C’è un filo conduttore che lega i brani? In che modo avete scelto il loro ordine all’interno del disco?
Il filo conduttore del nostro progetto è il nostro stesso esistere e stare al mondo, con una visione sempre un po’ nostalgica di quello che viviamo. I brani nascono spesso grazie a (o per colpa di) ciò che viviamo. In questo nuovo album c’è molto di noi e di ciò che abbiamo vissuto negli ultimi tre anni. La scelta dei brani solitamente viene fatta anche in funzione della narrazione, cioè del nostro “racconto” in musica. In “Mare Aperto” visitiamo la Sicilia con il tema popolare “E vui durmiti ancora”, Napoli con il testo i “O cunvegno d’’e cardille, la Liguria con la cantata medievale “La bella noeva” e altri affreschi da noi dipinti pensando a luoghi, momenti, emozioni.
Scegliere l’ordine dei brani è sempre complicato, bisogna guardare il lavoro quasi da un punto di vista esterno e assecondare il percorso naturale che è già presente nel materiale musicale.
Quale rapporto vi lega ad Abeat Records e a Mario Caccia, figura di spicco del panorama jazz italiano?
Max ha pubblicato vari lavori per Abeat e nel momento in cui abbiamo pubblicato “Naviganti e Sognatori” abbiamo avuto la possibilità di iniziare una collaborazione come band con Mario Caccia, che ha portato ottimi riscontri. Abeat è una realtà storica nel panorama jazz e world italiano, un’etichetta dinamica e attenta agli artisti e agli ascoltatori, anche ai palati più fini, vista la qualità audiofila di molti lavori pubblicati (tra cui i nostri). Di questi tempi è particolarmente importante creare sinergie tra discografici e artisti e lavorare a braccetto per creare, distribuire e promuovere al meglio la musica.
Che ruolo ha il jazz nel 2024?
Il jazz è musica in continuo movimento ed evoluzione. Da sempre influenzato da altri generi musicali e a sua volta fonte di ispirazione. Il “ruolo” del jazz, al pari di altri generi musicali, è quello di interessare, coinvolgere, distrarre, regalare momenti di gioia a chi ascolta. L’elemento improvvisativo, caratteristico di questo genere, lo rende ancora più particolare perché, soprattutto nei live, c’è sempre qualcosa di estemporaneo, affidato alla creatività del momento. Oggi c’è molta attenzione a questo genere musicale. La nostra rimane una nicchia, ma sempre più grande e “organizzata”!
Quali progetti vedranno la luce nel vostro prossimo futuro?
Parallelamente al nostro progetto comune, ciascuno di noi tre sta portando avanti la propria attività solistica sia dal punto di vista discografico che live. Questa estate faremo vari concerti di presentazione del nuovo album e così anche nella stagione autunnale e invernale. Stiamo già pensando ad un altro album da realizzare in futuro ma per ora, rimanendo sempre in tema, è tutto in alto mare! Seguiteci sui nostri canali social per tutti gli aggiornamenti!
a cura di
Redazione
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