“Tutto deve brillare”: ciò che non sapevi di Moana Pozzi
Nell’immaginario comune di chi non ha vissuto tra gli anni ’70 e gli anni ’90, il nome di Moana Pozzi riconduce spesso solo alla sua attività di pornodiva. Qualcuno anzi non l’ha nemmeno mai sentita nominare, complice il fatto che in un mondo resosi quasi completamente virtuale e intercambiabile, è molto più difficile che emerga un attore piuttosto che un altro.
Ma non era solo per il contesto storico che Moana divenne una diva. Dei suoi lati sommersi noi Millenials sappiamo veramente poco: ci viene in soccorso l’uscita recente di Tutto devo brillare – Vita e sogni di Moana Pozzi, scritto da Francesca Pellas e edito Blackie Edizioni (2024). La casa editrice, nata nel 2020 come sede italiana della casa madre spagnola, prende il nome dalla longeva cagnolina dei due fondatori. Blackie ha ormai preso piede nel nostro Paese grazie a contenuti di qualità che spaziano dai romanzi alle biografie più o meno classiche e a una grafica accattivante che li contraddistingue in mezzo all’immenso panorama editoriale italiano. E infatti non si può dire che non attragga quella copertina in acetato rosa specchiato che è un preludio alla figura brillante che si propone di raccontare.
Moana, il mare e la libertà
Francesca Pellas è legata a doppio filo a Moana: il fatto che faccia parte dei suoi miti è dovuto anzitutto all’origine ligure condivisa, e all’amore di entrambe per il mare – Moana infatti significa “il punto dove il mare è più profondo” in polinesiano. E il mare è un po’ il fil rouge del racconto: Moana per Pellas è “una piratessa“, gli abissi sono una metafora ricorrente per il mondo profondo che possedeva oltre l’immagine patinata.
Moana era bella, bellissima come ci ricordano le fotografie, ma era e voleva essere sopra ogni cosa una donna libera, di fare sesso, di diventare famosa e di guadagnare. La scelta della pornografia non fu per morbosità, quanto per fare qualcosa “sopra le righe” e rompere gli schemi in un Paese estremamente bigotto – nessuno, diceva, l’avrebbe ricordata per delle commedie. E anzi, come sempre quando si va controcorrente, non fu una scelta facile, vista la provenienza di buona famiglia cui non andò subito a genio il suo “lavoro”.
Una figura ancora avvolta nel mistero
La ricchezza guadagnata con il porno non le tolse l’umiltà, perché Moana era una donna anche molto intelligente: alcuni ricorderanno che fondò il Partito dell’Amore insieme alla collega Cicciolina. Come tutti i personaggi scomparsi molto giovani, la sua figura è avvolta nel mistero: alimentata in particolare dal giornalista Marco Gregoretti l’opinione che Moana fosse parte dei servizi segreti, anche a un livello piuttosto alto. Così come ancora oggi le circostanze della morte a 33 anni sono ancora discusse, rispetto alla versione ufficiale del cancro al fegato.
Una pluralità di voci per una figura unica
A rendere omaggio a una creatura così poliedrica e misteriosa, di cui è impossibile raccogliere tutte le sfaccettature, non è solo la voce di Pellas: tanti i contributi di chi l’ha conosciuta, “studiata” o appena incrociata, dall’attore Franco Trentalance al giornalista Marco Gregoretti, passando per lo scrittore Jonathan Bazzi. Voci che delineano un ritratto più complesso di quello che ci è stato tramandato (il contributo di Giulia Pilotti ci ricorda che la Disney italiana cambiò il titolo del cartone “Moana” in “Oceania” per evitare riferimenti al mondo del porno).
Un omaggio, una lettera d’amore a una figura non sempre ricordata nel pieno del suo essere, che si traspone in un monito alla vita, al coraggio di essere liberi e soprattutto di guardare oltre al pregiudizio di una facciata “brillante”.
a cura di
Martina Gennari
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