Il favoloso racconto musicale delle Kuunatic

Il favoloso racconto musicale delle Kuunatic
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Voci femminili potenti, rievocazioni delle sonorità folk giapponesi, contaminazioni più moderne attinte dallo psycho-rock e dal prog-rock, forti e attraenti linee di basso e di percussione: questi sono gli ingredienti perfetti di cui è composto il trio giapponese Kuunatic.

Il gruppo

Direttamente dalla capitale del paese del Sol levante, le Kuunatic sono un gruppo interamente al femminile composto da tre personalità ben diverse per background musicale e per storia personale, ma che all’interno dello spazio musicale riescono a produrre assieme un sound eccitante e fantasioso. Al basso troviamo Shoko Yoshida, alle tastiere c’è Fumie Kikuchi, Yuko Araki segue a completare il trio alle percussioni. Tutte e tre, inoltre, si occupano anche della parte vocale delle loro produzioni.

Gli strumenti presenti nel loro repertorio musicale non sono solamente quelli sopracitati, ma sono piuttosto eterogenei. Infatti, è con abile maestria che ripropongono anche l’utilizzo di strumenti musicali della tradizione giapponese come il flauto kagura (kagurabue 神楽笛), un tipo di flauto traverso fatto in bamboo, i tamburi conosciuti anche come taiko e diversi strumenti a corda. 

Attraverso una commistione di generi musicali che le Kuunatic riescono a travalicare i semplici e quanto inutili confini tra di essi, invitandoci con la loro estrosa creatività a un mondo sonoro e ad un’esperienza uditiva impattante e avvolgente. Questo mondo costellato da melodie e suoni è però anche un mondo ben più tangibile, quello fittizio di Kuurandia a cui i testi si riferiscono e che dà un nome al loro primo EP. In una cosmogonia tutta nuova, le Kuunatic si definiscono abitanti di questo mondo fantastico da loro stesse definito come un’utopia immaginaria in cui i testi delle loro canzoni fanno costantemente riferimento. L’idea di base risulta ottima nello sviluppare attraverso la musica anche un immaginario fortemente evocativo. Un ulteriore chicca è che la radice “kuu” significa letteralmente “luna” nella lingua finlandese, a simboleggiare così il rimando a un mondo altro, molto più che umano e terreno.

L’album d’esordio

Il trio proveniente dalla principale metropoli giapponese è già attivo dal 2016, ma è solo nel 2021 che le musiciste riescono a pubblicare il loro primo album completo intitolato “Gate of Klüna”, sotto la casa discografica Glitterbeat nota internazionalmente per le loro proposte sempre piuttosto stimolanti.

Come viene descritto nel sito dell’etichetta discografica, essa “è stata creata per pubblicare dischi che abbracciano contemporaneamente trame globali in evoluzione e tradizioni e radici locali.” Già da queste parole piuttosto esplicative possiamo intuire come la proposta delle Kuunatic si leghi in maniera coerente con gli obiettivi dell’etichetta.

Influenze musicali

Come già accennato precedentemente l’archivio sonoro delle Kuunatic è piuttosto eterogeneo, ma non per questo idiosincratico e aggrovigliato, dove vi sono costanti rievocazioni e citazioni alle figure di spicco dei diversi generi, tra i tanti troviamo i Kraftwerk, che articolano la loro visione musicale. “Gate of Klüna” rappresenta pienamente gli intenti delle artiste a raccontare la genesi e lo sviluppo di un mondo inedito, frutto della loro più sfrenata e irrefrenabile creatività. L’intento principale è infatti quello di costruire attraverso le canzoni presenti in questo album un’immagine precisa della loro Terra, invitando l’ascoltatore a entrare nel loro mondo e accompagnandoli a scoprire i segreti che inevitabilmente comporta l’esplorazione di un universo sconosciuto.

Le canzoni più significative

“Dewbow” si configura come un ottimo incipit a riguardo, un brano che condensa tutte le capacità delle Kuunatic nel creare un’epica che si muove tra il passato attraverso i suoni degli strumenti tradizionali giapponesi come campane, flauti, percussioni di diverso tipo accompagnato da un canto evocativo e tribale, profondamente ritualizzato che ricorda quello del canto sciamanico shintoista e il futuro dato dalle sperimentazioni in chiave prog e psichedelico degli strumenti più mainstream.

Il pezzo intitolato “Tītián” viene scelto come singolo dell’album ed è accompagnato da un video musicale.

Con questo brano ci addentriamo nel cuore del loro mondo, e ci invita a esplorare le profondità del pianeta Kuurandia. Questa esplorazione si compie soprattutto tramite l’esperienza musicale. Il talento di queste artiste risiede soprattutto nella loro capacità di farci immergere in quel loro mondo attraverso la dinamicità dei suoni e le suggestioni provocate dalle scelte musicali, minuziosamente coerenti rispetto alla visione che vogliono trasmettere. La commistione delle sonorità e l’ibridazione dei generi non sono quindi da confondersi come un miscuglio intricato e privo di linearità. Ma è proprio in questa ibridazione in cui la musicalità del presente si mescola a quella del passato, dove le distorsioni delle chitarre e i suoni degli strumenti tradizionali giapponesi e il canto rituale si amalgamano armoniosamente.

L’ultima danza

Questo percorso di esplorazione all’interno del loro pianeta immaginario si conclude con l’ultimo brano dell’album “Para Bennyà”. L’accoppiata tra voce e percussioni è un esplicito richiamo alla musica rituale, accompagnata dalla ripetizione delle parole e dei suoni tipico del canto sciamanico. La tattilità del suono si presenta in maniera preponderante e l’esperienza del suono diventa un’esperienza del corpo. Quest’ultimo diventa il vettore materiale che lega l’immaginario musicale con la realtà rituale ipotizzata. La canzone finale chiude il cerchio esplorativo dell’album e in questa ultima danza liberatoria, a tratti sciamanica che richiama all’idea della danza sacra “kagura” svolta per invocare i “kami” (神), ovverosia le divinità giapponesi, troviamo l’espressione finale della creatività artistica delle Kuunatic.

Per concludere

Entrare a contatto con questo tipo di musica non è sicuramente facile e sicuramente un tipo di ascolto superficiale non esaurisce i diversi mondi simbolici e le sfumature musicali che le artiste ci vogliono regalare. Tuttavia, per chi deciderà di addentrarsi in questo fantastico pianeta e cercare di scovarne gli aspetti più nascosti si troverà davanti a un’immensità creativa che non deluderà le aspettative. “Gate of Klüna” rappresenta in pieno lo stile estroso, la visione, o meglio il credo, delle tre anime che popolano il fantastico mondo di Kuurandia, una terra nuova, profondamente suggestiva, e che sicuramente riuscirà a sorprenderci ancora per tutti gli aspetti finora inesplorati.

a cura di
Skipper Fonzy Amgao

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