“The Warrior – The Iron Claw”: la recensione in anteprima
L’ultima fatica di Zac Efron ci porta sul ring più spettacolare – quasi attoriale – del Wrestling, in un film dove l’azione è solo il corollario di una maledizione chiamata famiglia. Ecco a voi la storia della famiglia Von Erich, al cinema a partire dal 1º febbraio!
Quando vidi per la prima volta il trailer di The Warrior – The Iron Claw (chissà perché in Italia hanno deciso di modificare il titolo originale) pensai al classico film americano più comedy che drama – anche se alcuni elementi lasciavano in realtà presagire il contrario – sul wrestling, condito di un richiamo ad una storia vera.
Incuriosito, mi sono iniziato ad informare sulla vicenda e sono rimasto fin da subito sorpreso da questa famiglia e dalla sua maledizione, di cui non sapevo nulla! Pur essendo un appassionato di lunga data della WWE e della sua storia – ma forse troppo piccolo per ricordarmi di loro.
Giovedì 18 gennaio siamo stati invitati alla visione dell’anteprima di The Warrior – The Iron Claw e, per questo motivo, non me lo sono fatto ripetere due volte!
Distribuito da Eagle Pictures e prodotto da A24, BBC Films, Access Entertainment e House Productions, la pellicola uscirà in tutte le sale italiane giovedì 1 febbraio e potrebbe attirare un’ampia platea, visti i temi trattati ed i suoi due attori protagonisti: Zac Efron e l’attore del momento, Jeremy Allen White.
Sean Durkin sarà rimasto fedele alla vicenda, o questa sarà stata stravolta?
Questa recensione non presenterà alcun tipo di spoiler, ma descriverà le sensazioni e le emozioni da me provate nel corso della proiezione.
Esiste solo la vittoria
Titoli di testa, immagini in bianco e nero.
Inizialmente si rimane spaesati dall’assenza di colore della pellicola, ma ben presto se ne capisce il motivo: stiamo assistendo al preambolo della nascita della dinastia Von Erich. Sullo schermo scorre veloce l’introduzione del capofamiglia Fritz Von Erich (Holt McCallany), wrestler degli anni ’60 che nutriva l’ambizione di diventare il campione della NWA (sogno che mai si avverò).
Il ritorno al colore segna lo scorrere del tempo. Gli anni sono passati e sul ring troviamo Kevin Von Erich (Zac Efron), il “primo secondogenito” di Fritz (in quanto il primo figlio è morto in tenera età), il quale più di tutti ha sacrificato anima e corpo per compiere il volere del padre: portare a casa quella cintura a lui sempre sfuggita.
Nonostante la sua bravura come lottatore, non è lo showman che il mondo del wrestling esige e, malgrado le vittorie, il padre rivede negli altri due fratelli i personaggi perfetti per vestire la cintura. Perché, come dice Kevin alla futura moglie Pam (Lily James), “il Wrestling non è falso, ma solo prestabilito”.
Prima David (Harris Dickinson) e poi, successivamente, Kerry (Jeremy Allen White) sovvertiranno le gerarchie, ma non sarà tutto rose e fiori e la maledizione della famiglia si accanirà su di loro, facendo decidere a Kevin di dare il vero cognome a sua figlia in quanto spaventato dalla maledizione dei Von Erich (nome d’arte inizialmente datosi dal padre per diventare un lottatore di successo, assunto in seguito dall’intera progenie).
Dalla finzione alla realtà
La storia da cui è tratta la pellicola è tristemente reale. Fritz Von Erich ebbe sei figli, uno morto per cause accidentali e quattro per suicidio: Jack Adkisson Jr., il primogenito, all’età di sei anni nel 1959, per via di un elettroshock che lo portò all’annegamento in una pozza; David, il terzo figlio, si spense a Tokyo nel 1984, per via di un’acuta forma di enterite durante una tournee (anche se circolarono insistenti le voci di un suo decesso per overdose).
Mike sviluppò invece una sindrome da shock tossico in seguito ad un intervento chirurgico alla spalla, morendo nel 1987, dopo aver assunto una dose eccessiva di tranquillanti e aver detto addio alla famiglia con un biglietto.
Chris, l’ultimo figlio, pur provando a raggiungere la fama dei fratelli non ci riuscì. Questa cosa lo distrusse emotivamente, tanto da spingerlo, nel 1991, a spararsi alla testa, ancora fortemente segnato dalla morte del fratello Mike. Così come Kerry, che si colpì al cuore nel 1993 con una calibro 44, dopo anni di abuso di stupefacenti ed un incidente che lo costrinse all’amputazione di un piede.
Oggi la dinastia Von Erich è sopravvissuta a queste tragedie, arrivando fino ai giorni nostri con i nipoti di Fritz, diventati anch’essi lottatori professionisti.
Una pellicola che lascia il segno
Raramente mi è capitato di uscire dal cinema con un tale senso di angoscia. Un sentimento che mi ha portato a ragionare e molto sulla pellicola e sui suoi contenuti.
La performance di Zac Efron ci porta ad indagare sulla psiche del personaggio e sui suoi problemi interiori, contenuti in un corpo strabordante pronto ad esplodere a causa di tutte le sue paure e del continuo confronto col padre, reo di non aver mai ricoperto realmente questo ruolo.
Ottima l’interpretazione di Holt McCallany, un pater familias con la sola ambizione del successo (in un’intervista il vero Kevin disse che, in realtà, Fritz Von Erich non fu mai così dispotico come nel film e, anzi, si dimostrò sempre amorevole nei confronti della famiglia). Ma anche quella di Maura Tierney nel ruolo della matriarca votata alla chiesa e a Dio: una donna in un mondo patriarcale, dove non si deve piangere nemmeno per la morte di un figlio.
The Warrior – The Iron Claw si rivela un film da vedere più di una volta, per poter cogliere al meglio ogni singola sfaccettatura dei personaggi. Fino ad arrivare a scinderli dalla storia principale, in quanto tutti meritevoli di esserne protagonisti.
A livello tecnico, nonostante una regia a tratti ondivaga, dobbiamo necessariamente fare un plauso alla fotografia di Mátyás Erdély, che riesce a catapultarci sul ring con “perfetta imperfezione” e a farci tornare nel Texas degli anni ’80 dosando sapientemente il colore e le sfumature. Per non parlare della colonna sonora di Richard Reed Parry che, supportata da una soundtrack ai limiti della perfezione, coinvolge e trascina lo spettatore, spingendolo a mettersi in punta di poltrona.
132 minuti da consigliare
The Warrior – The Iron Claw riesce a parlare di wrestling senza perdersi nello show, addentrandosi tuttavia nelle vicende di una famiglia che ha fatto la storia di questo sport ed è diventata tristemente famosa per la sua maledizione.
Tutti gli attori – da Efron a Jeremy Allen White – riescono perfettamente a farci immedesimare nei loro personaggi, portandoci ad una profonda riflessione psicologica su quanto l’ambizione e la necessità di successo possano condizionare profondamente il futuro di un uomo e della sua famiglia.
Sean Durkin porta sul grande schermo una pellicola convincente che, nonostante alcuni scivoloni, trasmetterà al pubblico una sana curiosità nei confronti dei Von Erich, entrati nella All Of Fame della WWE. Spingendolo ad interrogarsi su come successo e tragedia molte volte vadano di pari passo.
Una prova superata a pieni voti dal regista statunitense, che riesce a donare al suo film un’anima “indipendente”, pur rimanendo all’interno di una grande produzione americana. The Warrior – The Iron Claw è un film di cui si sentirà certamente parlare, con uno Zac Efron impegnato in una delle sue migliori interpretazioni, in grado di allontanarlo finalmente da quel Troy Bolton che si ritrova ancora cucito addosso.
Buona visione.
a cura di
Andrea Munaretto
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