“Povere creature!” – la recensione in anteprima del nuovo film di Yorgos Lanthimos

“Povere creature!” – la recensione in anteprima del nuovo film di Yorgos Lanthimos
Condividi su

A partire da oggi giovedì 25 gennaio, arriva finalmente al cinema “Povere creature”, il nuovo film di Yorgos Lanthimos con protagonisti Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe. Vincitore del “Leone d’oro al miglior film” all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e del Golden Globe 2024 come “miglior film commedia o musicale”, la pellicola ha ricevuto 11 candidature agli Oscar 2024, in programma il prossimo il 10 marzo. 

In una Londra grigia e fuligginosa di fine ‘800, una giovane nobildonna dall’oscuro passato compie un gesto estremo, gettandosi tra i vorticosi flutti del fiume Tamigi durante una notte oscura e tenebrosa.

Così inizia Povere creature!, il nuovo film di Yorgos Lanthimos. 
E così ha inizio anche la storia di Bella Baxter, la cui esistenza frankensteiniana sarà indissolubilmente legata fin dai suoi primi istanti al grande mistero della Vita e della Morte

Un segreto inizia presto ad aleggiare attorno alla sua figura.
Chi è la creatura che Godwin Baxter nasconde così gelosamente all’interno delle sue mura? Quale enigma è racchiuso in questa giovane donna, capace di conquistare le attenzioni e gli sguardi di tutti coloro che le si avvicinano? 

Tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray, Yorgos Lanthimos torna a raccontare un’altra grande storia, ponendo ancora una volta al centro della narrazione la complessità della natura umana e le sue infinite sfaccettature. 

Anticonformista e originale. 
Un inno alla libertà e all’indipendenza. 
Erotico e sensuale. 
Critico ed illuminante. 

Povere creature! si configura come un’opera estremamente moderna, capace di raccontarsi agli spettatori con un humor ed un pathos irresistibili. Una pellicola che saprà affascinare il grande pubblico in ogni suo aspetto, a partire dalla protagonista della sua storia, Bella Baxter, che è inizio e fine di tutto, racchiudendo in se stessa il mistero più grande di tutti: quello della vita umana. 

“Povere creature!”, un’opera di formazione 

“È l’obiettivo di tutti fare progressi, crescere.”

Bella Baxter, “Povere creature!”, 2024 

La pellicola, dunque, si presenta innanzitutto come un’opera di formazione, incentrata sulla (ri)nascita, sulla crescita e sullo sviluppo personale di una donna troppo avanti per l’epoca storica in cui vive. 
Un film estremamente moderno, che parla di libertà e della continua scoperta di se stessi. 

Bella cambia e muta continuamente, dotata di un’indole profondamente all’avanguardia. Anticonformista in tutto, esprime il suo vitale senso di libertà con ogni fibra di sé: in quel suo grottesco modo di comportarsi, di muoversi e di parlare, passando da espressioni estremamente volgari ad un linguaggio più preciso e scientifico. Ma anche attraverso danze sfrenate e uno stravagante modo vestirsi – con corte minigonne e variopinte camicie a sbuffo -, così distanti dal virtuoso gusto vittoriano dell’epoca! 

E, soprattutto, mediante quel suo incontaminato modo d’amare e di pensare, che la libera dalle catene del buoncostume imposte dalla società. 
Inizialmente selvaggia ed indomabile, sfoga la sua natura violenta ed aggressiva su chi le sta vicino, rappresentando tutto ciò che una giovane donna dell’alta società non può permettersi di essere. 

Le sue emozioni sono forti, vissute con passione e senza freni, in piena e totale libertà. Completamente priva di qualsiasi senso di pudore o di vergogna, Bella sperimenta ogni cosa con vitalità ed energia.
Tutto è nuovo ed avvincente per lei, una meravigliosa prima volta. Un dolcetto gustato in città, una canzone ascoltata nel centro di Lisbona.
La prima avventura, il primo sesso, la prima sbronza. 
Per la giovane la città rappresenta, dunque, un’infanzia felice, con tutte le gioie e le prime scoperte che porta con sé.

Al contrario di Alessandria dove, dopo essersi avvicinata al pensiero critico, la donna assiste per la prima volta alla cattiveria e alla crudeltà umana. O Parigi, luogo in cui non tarderà a scoprire sulla propria pelle la povertà e la miseria

La creatura del dottor Godwin è un’avventuriera, uno spirito libero per il quale la propria autonomia rappresenta una necessità primaria. Ma è anche una persona affamata di conoscenza, alla continua ricerca di nuove sfide ed interessata a spingersi oltre i propri limiti, allargando le proprie vedute ed ampliando il proprio pensiero sul mondo che la circonda. 

Lanciandosi in qualsiasi tipo di esperienza, bella o brutta che sia, e ricercando in esse il significato della vita. 

La libertà sessuale 

Un altro aspetto molto interessante affrontato da Povere creature! è la libertà sessuale, di cui la protagonista si fa portavoce. 

Bella, infatti, è una donna caratterizzata da forti appetiti sessuali, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Ama il sesso e, con i suoi comportamenti, sdogana continuamente la castità di una figura femminile perennemente sottomessa ai desideri carnali degli uomini, offrendoci una nuova concezione di sessualità slegata da ogni tabù, dove la donna chiede, sperimenta, si diverte e ama in piena e totale libertà, senza privarsi di nulla e senza dover render conto a nessuno. 

Durante il suo viaggio, entrerà in contatto con diversi tipi di uomini, estremamente diversi gli uni dagli altri, anche nel loro modo di amarla. 
La donna sperimenterà, infatti, l’amore paterno e protettivo di Godwin (Willem Dafoe), che si affeziona a lei tanto da considerarla come una figlia. Ma anche quello dolce ed incondizionato del fidanzato Max (Ramy Youssef), quello geloso ed ossessivo di Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) e quello possessivo e tirannico dell’ex marito Alfie Blessington (Christopher Abbott). 

Il film mostra, dunque, al suo pubblico l’estrema varietà di forme e dimensioni che l’amore può assumere, sia questo rivolto ad altri o nei confronti di se stessi. 

Tratta, inoltre, alcune tematiche ancora tabù per la nostra società, come quella dell’autoerotismo femminile o della prostituzione che, nella sua brutalità, permette a Bella di imparare nuove cose su se stessa e sul mondo che la circonda. 

Tra morte e rinascita 

La pellicola affronta, inoltre, il grande mistero della Vita, racchiuso nella figura della stessa protagonista. 

Che altri non è che una creatura mostruosa, un esperimento da laboratorio del dottor Godwin Baxter. Qualcosa che in natura non dovrebbe esistere. 
La sua esistenza si colloca a metà tra la vita e la morte, diventando di fatto partecipe di entrambe. 

E se inizialmente lo spettatore è portato a condividere la stessa repulsione di Bella riguardo l’atto decisamente immorale e poco ortodosso compiuto da Godwin, successivamente abbraccerà la visione del dottore, che arriverà ad amare la sua creazione come un vero e proprio padre. 

E che la giovane sceglierà di perdonare, perché troppo innamorata della vita. 

Ovviamente questa storia riprende quella di Frankenstein, ma c’è una grossa differenza tra le due: in quella di Mary Shelley il mostro creato provoca nel dottore repulsione, mentre nel mio caso Godwin quasi si innamora della sua creatura.
Sta offrendo ad essa una seconda chance e, così facendo, la sta dando anche a se stesso. Il mio personaggio crede realmente nella scienza, nella quale individua un altro modo per poter ottenere una seconda vita.

È vero, la sensazione che si ha è che si tratti di qualcosa di sicuramente non ortodosso e poco etico, ma Godwin, al contrario, la vede come una cosa positiva, generosa ed entusiasmante.

Willem Dafoe

Regia e fotografia 

Oltre all’emozionante vicenda trasposta sullo schermo e all’incredibile prova attoriale fornita da Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe, il film si distingue anche per l’indimenticabile fotografia di Robbie Ryan e per la regia di Yorgos Lanthimos. 

Il quale si avvale in numerose inquadrature dell’utilizzo del grandangolo – suo tratto distintivo -, che dilata spazi, forme e dimensioni mostrandoci la scena nella sua interezza, deformandola ed enfatizzandone la componente grottesca. Sono presenti anche molti primi piani, che spostano l’attenzione sulle emozioni riversate negli sguardi e nei gesti dei protagonisti. 

Per quanto riguarda la fotografia, Robbie Ryan ha ammesso di aver preso spunto dal Dracula di Bram Stoker del 1992, diretto da Francis Ford Coppola. Da quest’ultimo ha infatti fatto sue alcune tecniche “d’altri tempi”, che hanno reso Povere creature! “molto palesemente artificioso, sotto certi aspetti”. 

Il film è stato girato interamente su pellicola, utilizzando per circa il 30% di esso una Ektachrome da 35mm (la stessa impiegata in Euphoria). 

“È un materiale stupendo. È molto colorato, c’è molto contrasto.”

Robbie Ryan

Per quanto riguarda il discorso sulle tonalità del film, Povere creature! sfrutta il netto contrasto creato dall’utilizzo del bianco e nero – presente nella parte iniziale del film, dove Bella si affaccia alla vita ed incomincia a fare le prime esperienze -, e delle immagini a colori, saturate e brillanti, quando la giovane inizia la sua avventura nel mondo esterno. 

“Povere Creature!” è stato girato interamente su pellicola, con le prime scene in bianco e nero in modo che quando Bella inizia il suo viaggio, il suo mondo diventi colorato.”

Robbie Ryan

Dal giallo sgargiante della vivace Lisbona si passa, dunque, alle tonalità più cupe della traversata in nave e a quelle arse e smorte della visita ad Alessandria, quando la protagonista acquisisce una visione più disillusa della vita, facendo esperienza della povertà e della crudeltà umana. Fino ad arrivare ai toni più neutri del suo soggiorno a Parigi, dove si troverà in una situazione di grave precarietà, da lei vissuta con quel forte senso di praticità razionale che la contraddistingue. 

L’importanza dei costumi 

Anche i costumi indossati da Bella riflettono i suoi cambiamenti interiori: un percorso che Holly Waddington racconta egregiamente con ago e filo, attraverso le sue creazioni. Le quali assumono un vero e proprio ruolo all’interno della narrazione. 

“I vestiti sono una tavolozza di colori, frutto di riflessioni profonde ispirate a quello che (Bella) sta affrontando.” 

Yorgos Lanthimos

Spogliatasi dalle vesti fanciullesche della casa paterna, la giovane rivoluziona se stessa e il suo mondo, adottando uno stile anticonvenzionale che si riflette anche nel suo modo di vestire, caratterizzato da camicette con maniche a sbuffo, stivali e minigonne. 

Passando poi attraverso la scelta di un abbigliamento più formale durante la visita ad Alessandria, fino ad arrivare ad un look più succinto nel periodo di soggiorno nel bordello parigino. Per il quale, tuttavia, la Waddington opta per una palette di colori neutri, rifiutando l’impiego di corsetti, da lei ritenuti simbolo di sottomissione. Le tonalità si fanno rosa carne, enfatizzando una sessualità procace; e l’utilizzo del cappotto di lattice, con cui la protagonista si copre, diviene simbolo di protezione, rievocando l’immagine di un preservativo

“Fondamentalmente volevo che evocasse il colore di un preservativo dell’epoca. Suona disgustoso ma era proprio quello a cui stavo pensando.”

Holly Waddington

Avvicinandosi alla filosofia e al socialismo, Bella capisce infine la sua vera vocazione, iniziando ad indossare capi scuri e seriosi, più appropriati alla scelta che si accinge a compiere. 

La corsa agli Oscar 

Vincitore del “Leone d’oro al miglior film” all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e del Golden Globe 2024 come “miglior film commedia o musicale”, Povere creature! si candida, dunque, come uno tra i possibili futuri protagonisti della notte degli Oscar 2024, in programma il prossimo 10 marzo. 

Concorrendo in ben 11 categorie (tra cui ricordiamo le nomination come “miglior film”, “migliore attrice protagonista”, “miglior regia”, “miglior attore non protagonista”, “migliore fotografia”, “miglior montaggio” e “migliore sceneggiatura non originale”), nella corsa agli Oscar la nuova pellicola di Lanthimos si posiziona seconda, subito dopo il tanto celebrato Oppenheimer di Christopher Nolan

E se la vittoria di Robert Downey Jr. sembra già data per certa (a discapito della tormentata interpretazione di un eccezionale Mark Ruffalo), la sfida Gladstone-Stone potrebbe riservarci non poche sorprese! 

Appuntamento, dunque, il prossimo 10 marzo, perché – noi ne siamo sicuri – ne vedremo delle belle.
Che la corsa agli Oscar abbia ufficialmente inizio!

a cura di 
Maria Chiara Conforti 

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – “Povere creature!” – la conferenza stampa con Willem Dafoe
LEGGI ANCHE – The Holdovers (Lezioni di vita) – la nostra recensione
Condividi su

Maria Chiara Conforti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *