“Tokyo Godfathers”: un film natalizio alternativo

“Tokyo Godfathers”: un film natalizio alternativo
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“Tokyo Godfathers” è una pellicola d’animazione giapponese del celebre regista Satoshi Kon, già conosciuto per la sua opera prima “Perfect Blue”, che narra una storia formata di legami in un’atmosfera sognante e e allo stesso tempo gelida come quella natalizia nel Giappone contemporaneo.

Trama

Siamo a Tokyo, nel cuore pulsante dell’arcipelago giapponese, durante la vigilia di Natale, dove tre persone senza fissa dimora trovano per caso fortuito una bambina abbandonata tra l’immondizia.

I personaggi sono: Gin, un uomo alcolizzato che a causa dei debiti lascia la sua famiglia e decide di vivere per strada; Hana, una donna transessuale ridotta alla povertà dopo aver abbandonato il suo lavoro da drag queen e Miyuki, una giovane ragazza irriverente scappata di casa a causa di un forte litigio con il padre. Gin e Hana incontrano accidentalmente Miyuki e si chiedono: che cosa farne della bambina, ricorrere subito alla polizia o cercare di trovare in autonomia i genitori?

Inizia così, tra peripezie nella metropoli giapponese e viaggi introspettivi nel passato, un racconto fatto da innumerevoli coincidenze che sconfina in maniera egregia e non forzata tra il tragico e il comico, il realismo e il magico.

Retrospettiva dell’autore

Satoshi Kon è stato un regista che si annoverà tra i grandi maestri dell’animazione giapponese. La sua impronta stilistica è legata a un tipo di cinema che cerca di legare in maniera sinergica la linea del reale – tramite le sue opere cariche di denuncia sociale come “Perfect Blue”, la quale narra le zone d’ombra del mondo dello spettacolo, in particolare quello delle idol, nel Giappone contemporaneo – con una linea narrativa e visiva più onirica e fantastica come in “Paprika – Sognando un sogno”.

Film come quelli sopraccitati sono rappresentativi di questo tipo di cinema, in quanto il confine tra il reale e il sogno diventa sempre più sfumato, e sono capaci di scardinare le concezioni di un mondo che ci appare reale, tangibile e concreto ma che invece si trasforma, grazie alla maestria del regista nella scrittura della sceneggiatura e nella costruzione formale e artistico dell’apparato visivo, in un mondo che in realtà è costellato da elementi fantastici, onirici e indefiniti.

Il film nel dettaglio

Se in queste opere la spinta creativa del regista è sicuramente molto marcata e centrale nell’avvicendarsi della narrazione, in “Tokyo Godfathers” la spinta fantastica e onirica è presente ma decisamente più velata.

Il film cerca, con i suoi personaggi dalla forte personalità e da una caratterizzazione nei disegni minuziosa, di descrivere un’avventura alla ricerca di un qualcosa di perduto – i genitori della bambina – che si accosta parallelamente a livello narrativo a una ricerca interiore di sé. I protagonisti, infatti, durante questo lungo viaggio tra le strade innevate e fredde di Tokyo tenteranno di fare i conti con il proprio passato e di trovare la luce calda della felicità.

Diverse tematiche sociali vengono espresse e denunciate all’interno del film: la questione dei debiti finanziari onerosi impossibili da ripagare è centrale e ricorre ampiamente all’interno del film; i difficili rapporti famigliari e la costruzione di famiglie alternative; il tema dell’abbandono, analizzato secondo attraverso diverse sfumature; nonché, infine, il tema della sessualità e della ricerca di una propria emancipazione. 

Aspetti tecnici

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico non c’è nulla da eccepire. Kon è un maestro sia per quanto riguarda l’aspetto narrativo e nella costruzione di una storia che, come nel caso di “Tokyo Godfathers”, riesce a mischiare abilmente un tipo di commedia a tratti scanzonato, sagacemente ironico, con un dramma autentico e realistico, dove alcune parti particolarmente melanconiche riusciranno a toccare i cuori degli spettatori e farli riflettere sui drammi quotidiani che vivono queste soggettività.

Il tutto viene accompagnato da un disegno, un’animazione e una regia eccellenti: le espressioni facciali, in particolare, sono sicuramente enfatizzate ma riescono a convogliare perfettamente le emozioni e i sentimenti che i suoi personaggi cercano di comunicare. Inoltre, gli stessi fondali che vedono protagonista la metropoli innevata risultano autentici e costruiti in maniera minuziosa e diventano anch’essi parte integrante della storia. 

Conclusione

Se non sapete cosa guardare in questo periodo di festività, stanchi delle solite commedie all’italiana o dei film più mainstream a tema, un consiglio è sicuramente quello di entrare nel mondo autentico e onirico di Satoshi Kon con “Tokyo Godfathers” e lasciarvi divertire – nonché riflettere sulla condizione umana – dalle disavventure dei suoi personaggi, a partire da un uomo un po’ rozzo ma con il cuore d’oro come Gin, dalla fantastica Hana che scardina i ruoli della eteronormatività e dalla sua aura profondamente materna e da Miyuki, adolescente apparentemente ribelle e scanzonata ma che ha una profondità d’animo da scoprire.

In conclusione, “Tokyo Godfathers” è una pellicola che ha tutte le caratteristiche per essere considerato un classico dell’animazione giapponese, con una realizzazione ottima sia nel reparto visivo che nella regia, da guardare in particolare durante questo magico periodo dell’anno.

a cura di
Skipper Fonzy Amgao

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Skipper Fonzy Amgao

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