Francesco Gabbani – Palazzo Farnese, Piacenza – 21 luglio 2023

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Tutto esaurito per Francesco Gabbani che si è esibito ieri sera al Palazzo Farnese di Piacenza in occasione del “Piacenza Summer Cult”

Francesco Gabbani e il suo “Ci vuole un fiore tour” hanno fatto tappa, ieri sera, nella splendida cornice di Palazzo Farnese a Piacenza. Il concerto è stato l’ultimo evento del Piacenza Summer Cult, per la stagione 2023, ad essere ospitato nel cortile del palazzo.

Lo spettacolo, in concomitanza con l’ultima serata dei venerdì piacentini, ha portato in città un gran numero di persone provenienti dai comuni limitrofi che hanno riempito ogni poltroncina presente nell’ampio cortile.

La prima cosa che si nota entrando, oltre a una distesa infinita di seggioline, è un’enorme margherita che si staglia imponente sul palco.

Vago per il cortile, assaporando la brezza fresca che ci concede una tregua dal caldo, cercando il mio posto a sedere e osservo la platea in cui scorgo personaggi di tutte le età: uno spettro di persone che andava dai 5 ai 70 anni.

“Ci vuole un fiore”

Il tour che porterà Gabbani e la sua band in giro per l’Italia in questa calda estate prende il nome dal suo spettacolo televisivo, andato in onda sulla Rai il 14 e il 21 aprile.

Quando Gabbani sale sul palco, alle 21.00 spaccate, inizia subito la festa anche se apre il concerto con una canzone che mai mi sarei aspettata di sentire…”Ci vuole un fiore“, brano per bambini scritto dall’amatissimo Gianni Rodari e sigla della trasmissione.

Fin dall’inizio appare chiaro come questo sarà un concerto “atipico” diverso da quelli a cui Gabbani ci ha abituati fino ad oggi. Lo spettacolo, infatti, è caratterizzato da momenti cantati e parlati.

Dopo la prima triade di brani, Gabbani si prende un momento e ci spiega il perché della margherita e del nome del suo tour:

tutti noi apparteniamo alla terra e il fiore è l’emblema della nascita. Noi abbiamo scelto una margherita, simbolo di innocenza e verità

Gabbani sul palco ci racconta storie di vita e aneddoti tratti dalla sua infanzia con uno scopo preciso: quello di sensibilizzare il suo pubblico sull’importanza dell’ambiente e del rispetto della natura. E così scopriamo che Renatino, l’amico del babbo con cui andava a funghi, dopo il pranzo al sacco riponeva tutti i rifiuti in un sacco di iuta che poi riportava a casa. “Lo faceva in tempi non sospetti, come gesto di rispetto verso il bosco, la natura, se stesso e gli altri.”

E poi ci ricorda di quanto sia importante non sprecare l’acqua e si raccomanda di prenderci cura dell’ambiente circostante perché NOI siamo gli unici a poterlo fare. Gabbani incanta il pubblico con le sue storie perché parla come se fosse al bar tra gli amici: nonostante l’importanza dei messaggi non è mai pesante e riesce a catturare e far ridere la sua platea.

La nota negativa, però, è l‘acustica. Quando parlava io lo sentivo due volte a causa del forte eco che si propagava da alcune zone del cortile.

Musica maestro!

Ovviamente la serata è stata caratterizzata non solo dalle parole ma anche da tanta musica. Gabbani ha portato sul palco piacentino tutti i suoi più grandi successi, alternando canzoni lente a brani più ritmati.

Il pubblico, costretto su delle piccole sedie per tutta la durata del concerto, faticava a rimanere seduto. Quando è partito l’inno alla pace e all’amore, targato Gabbani, “Peace and Love” gli spettatori hanno iniziato a muoversi, senza però alzarsi. Un tripudio di braccia al cielo e di spalle danzanti. Quando, però, si sono diffuse nell’aria le prime note di “Occidentali’s Karma“, il brano con cui ha vinto Sanremo, rimanere al posto è stato impossibile.

Tutto il pubblico del cortile di Palazzo Farnese ha abbandonato il posto a sedere e ha iniziato a saltare, ballare e cantare. Si, persino la nonnina settantenne ha sfidato l’artrosi per unirsi alle danze!

La platea si è emozionata con “Eternamente Ora” e ha cantato a squarciagola con “È un’altra cosa” mentre Gabbani correva, saltava e ballava sul palco.

Come da tradizione l’artista ha omaggiato alcuni grandi della musica italiana, ieri sera il suo tributo è andato a Lucio Battisti con “Il mio canto libero” e a Fabrizio De André con “Bocca di rosa

Gabbani ama il suo pubblico e vuole sentirlo vicino e quindi mentre canta “Viceversa“, a sorpresa, decide di abbandonare il palco e di scendere in platea per abbracciare e sentire le persone che sono accorse a sentirlo. (Raga, ho quasi abbracciato Gabbani! Fine del momento fan-girl).

Come tutte le cose anche il concerto è destinato a finire e prima di congedarsi, sulle note di “Spaziotempo“, Francesco ricorda al pubblico il messaggio su cui si fonda tutto il suo spettacolo: “Cerchiamo di amare il nostro pianeta come amiamo noi stessi“.

L’artista si ritira, la gente si alza e si avvia verso l’uscita. Alcuni, invece, si accalcano sotto il palco chiamandolo a gran voce…

“Francesco, Francesco, Francesco!”

Gabbani ascolta il richiamo del pubblico e, chitarra alla mano, riprende a suonare. Non esistono più poltroncine, nessuno è più al suo posto.

Le persone ascoltano e cantano i brani in acustico “Il vento”, “L’Immenso e “La Rete” mantenendo comunque un certo ordine.

Ma quando partono le note de “Il sudore ci appiccica” il cortile di Palazzo Farnese si trasforma in una festa. Sotto palco la gente canta a squarciagola, ballando e saltando. Gabbani stringe le mani e da il cinque al pubblico.

Il concerto finisce, questa volta per davvero.

Mi incammino verso la macchina, mentre le parole di Gabbani si sedimentano nel mio animo e rifletto sui piccoli gesti che potrei fare per aiutare il nostro pianeta a guarire.

Ah, Fra l’altro ti volevo dire
No niente

a cura di
Laura Losi

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di Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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