Indiana Jones: la retrocensione di una saga immortale 

Indiana Jones: la retrocensione di una saga immortale 
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In attesa del quinto capitolo, sbarca finalmente su Disney+ la saga completa sul più famoso archeologo di tutti i tempi! 

28 giugno 2023: è questa la data di uscita del quinto film di Indiana Jones che, dopo essere stato presentato a Cannes lo scorso mese, sarà finalmente disponibile in Italia! 

Indiana Jones e il Quadrante del Destino vedrà Harrison Ford vestire, ancora una volta, i panni di Indy, nonostante si vociferi che con questo film il nostro eroe potrebbe finalmente appendere il suo cappello al chiodo, e passare il testimone a qualcun altro! 

La regia di questo ultimo capitolo, inoltre, non ha visto la partecipazione di Steven Spielberg, il quale ha tuttavia promosso il lavoro svolto da James Mangold.
“Pensavo di essere l’unico in grado di saperlo fare” ha confessato esterrefatto Spielberg a fine proiezione. 

Indiana Jones: uno sguardo sulla leggenda 

Il nostro eroe farà, dunque, ancora una volta ritorno sul grande schermo. 

È questa la notizia apparsa online qualche mese fa, con la quale veniva confermata anche nel quinto film la presenza dell’archeologo più famoso di tutti i tempi! 

Indiana Jones. Indy. Junior. Jonesy.
Un eroe incomparabile che, con la sua frusta e il suo cappello, risulta inconfondibile anche agli occhi di chi, dei suoi film, non ne ha mai visto nemmeno uno! Un personaggio iconico, entrato a far parte a pieno titolo della storia del cinema

Il suo nome “Indiana” trae spunto da quello del cane di George Lucas, che aveva già ispirato un altro suo personaggio molto amato in Guerre Stellari: Chewbacca

In Indiana Jones e l’ultima crociata viene rivelato questo particolare, rendendolo parte integrante della sceneggiatura stessa del film. Si scopre, infatti, che il vero nome di Indy è Henry Jones Jr e che questo suo nome d’arte deriva da quello portato dal cane dell’archeologo di cui Jones ha “bellissimi ricordi”. 

Per quanto riguarda il cognome, quello inizialmente proposto da Lucas fu Smith, scartato immediatamente a favore di Jones da Spielberg, che trovava il primo tremendamente inadatto. 

Affascinante, rude, colto, appassionato e molto amato da tutti – soprattutto dalle donne! Il professor Jones si ispira ad una serie di personaggi storici realmente esistiti, come l’archeologo americano Hiram Bingham, colui a cui è attribuita la scoperta di Machu Picchu. O anche Percy Harrison Fawcett e Sir Leonard Woolley. 

Per quanto riguarda, invece, i personaggi di fantasia, Lucas ha tratto spunto da alcuni protagonisti delle serie d’avventura anni ‘30, come Zorro e Robinson Crusoe

La nascita della saga 

Per quanto riguarda il soggetto, tutti i primi quattro capitoli della serie cinematografica sono stati ideati da George Lucas e prodotti dalla Lucasfilm, acquistata dalla Disney nell’ottobre del 2012. 

L’idea del progetto venne al produttore diversi anni prima, ai tempi della realizzazione di Star Wars. Prima dell’uscita del suo capolavoro, Lucas si recò, infatti, alle Hawaii con Steven Spielberg, per sfuggire alle pressioni e all’attesa che si portava appresso. 

E fu proprio qui che, alla rivelazione del regista di voler dirigere un film su James Bond, Lucas gli rivelò la sua idea per un nuovo soggetto: I predatori dell’arca perduta

La scelta di Harrison Ford 

Oggigiorno nessuno di noi riuscirebbe ad immaginarsi un Indiana Jones diverso da quello messa in scena magistralmente da Harrison Ford. Tuttavia, al momento del casting, l’attore fu inizialmente scartato a favore di Tom Selleck, che alla fine dovette però rifiutare a causa del contratto firmato per la serie Magnum P.I.

Alla scelta di Ford si oppose inizialmente proprio lo stesso Lucas che, avendo già lavorato con lui in American Graffiti e Star Wars, non voleva instaurare una partnership consolidata con l’attore (come spesso accade in questo ambiente). 

Inoltre, il personaggio di Indy gli ricordava molto quello di Han Solo e temeva che il pubblico potesse far confusione tra i due. 

La terza Hollywood 

Per quanto riguarda il contesto storico-culturale in cui si colloca, possiamo opportunamente parlare di questa saga come perfetta espressione di quel periodo definito dagli studiosi come “terza Hollywood”. Un’età caratterizzata dal rilancio del genere della favola e del genere fantasy, a discapito di quel cinema più impegnato e visionario espresso dalla “New Hollywood”. 

Una parte della critica considera proprio Lucas e Spielberg come i principali (nonché più validi, dal punto di vista qualitativo) responsabili di questo fenomeno, che ha portato all’asservimento dell’autore ad un genere più commerciale e al cinema concepito non più come arte ma come mero prodotto di consumo, a cui il pubblico si approccia in maniera più disimpegnata. 

Lo spettatore riesce così ad evadere dalla realtà, rifugiandosi in una bolla, distaccandosi da tutto il resto. 

Film come Star Wars ed Indiana Jones portano il pubblico ad isolarsi dalla propria quotidianità, esaltando quella parte infantile ancora presente in noi e segnando un ritorno all’infanzia. 

Il cinema d’intrattenimento nel XXI secolo 

Quest’ultimo aspetto, visto dalla critica come un elemento estremamente negativo, è – a mio avviso – da leggere oggigiorno più positivamente rispetto a quanto fatto quarant’anni fa. 

Nonostante la presenza massiccia di blockbuster di puro intrattenimento e totalmente fini a se stessi, sopravvivono e si distinguono da essi numerosi prodotti autoriali, realizzati con una visione e uno scopo ben diverso: quello di produrre arte

Il mercato cinematografico attuale, dunque, riesce a soddisfare qualsiasi tipo di pubblico: dal cinefilo più accanito, allo spettatore medio che desidera spegnere il cervello per le successive due ore. 

Inoltre, dopo il periodo del Covid, la presenza di grandi blockbuster in grado di riportare il pubblico in sala rappresenta una delle soluzioni più efficaci per sconfinare l’eventualità della più grande delle catastrofi per questo settore: la morte del Cinema stesso. 

Ritorno all’infanzia

Come evidenziato dalla critica, è tuttavia indubbio che una saga cinematografica come quella di Indiana Jones faccia leva, anche a distanza di anni, su quella parte fanciullesca della nostra anima che sopravvive in ognuno di noi.

Io ne sono l’esempio. 

Datemi Indiana Jones e l’ultima crociata (così come film come Ritorno al Futuro, Space Jam e qualsiasi prodotto Disney) e ad acciambellarsi sul divano di casa non sarà la giornalista 28enne autrice di questo articolo, ma quell’innocente bambina di nove anni che ancora mi porto appresso. 

Certi film hanno questo potere. Giocano con i nostri sentimenti, con le nostre emozioni. Il nastro si riavvolge, e si torna indietro nel tempo

Al ricordo di quei giorni spensierati, a tutti quegli istanti, memoria di una vita passata – a quel periodo meraviglioso e dorato che è l’infanzia.  

Perché quando sei bambino è tutto più semplice. Ti ritrovi a a guardare con occhi spalancati per due ore intere le avventure di Indiana Jones, per poi correre dai tuoi amici, inventando nuovi giochi e fantasticando assieme a loro sulle mille avventure ancora da vivere. 

Un giorno ti ritrovi a dissotterrare un tesoro in giardino, quello dopo a scoprire il regno perduto di Atlantide, o ad imbarcarti con una ciurma di pirati, salpando verso l’ignoto. Verso terre inesplorate. 

Ecco, questa saga ha il potere di rievocare in me tutto questo. I mille giochi, le infinite avventure, gli scherzi e le risate. Le sue immagini mi trasmettono gioia, stupore, accompagnate spesso da un velo di nostalgia. 

Le avventure di Indy rimangono per me, dunque, frutto di un cinema diverso, che le nuove generazioni faticherebbero a comprendere. 

La regia di Spielberg 

Un marchio di fabbrica di questa saga è sicuramente la regia del maestro del Cinema per eccellenza. Vincitore di tre premi Oscar e di quattro Golden Globes, ecco a voi Steven Spielberg! 

Nonostante in questa saga prevalgano lunghe scene action, le inquadrature sono studiate e non risultano mai banali. Le riprese effettuate dal basso verso l’alto contribuiscono ad accentuare la monumentalità della narrazione e dei suoi personaggi. La cinepresa si sofferma sui volti dei nostri eroi, scrutandoli apertamente e registrando i loro pensieri e le loro emozioni. Descrivendo con minuzia una gestualità sempre presente, propria dei personaggi di Spielberg. 

Il quale indugia per alcuni istanti su Marion, e sulle sue mani intente a tirare fuori, lentamente, il medaglione da sotto la camicia. Attraverso il bagliore di una candela accesa. 

Le avventure di Indy – la nostra classifica dei film della saga dal peggiore al migliore 
4. Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

Nonostante la me tredicenne abbia gioito e non poco durante la prima visione in sala, riguardandolo ora – a distanza di anni e con maggior occhio critico – mi accorgo dei numerosi difetti che contribuiscono a rendere questo film il peggiore della saga. Non c’è da stupirsi: lo stesso Spielberg non era convinto dal progetto, decisamente contrario a riportare in scena il personaggio di Indiana Jones, a cui aveva detto addio guardandolo allontanarsi a cavallo, nel tramonto del deserto. 

Uno dei difetti più evidenti è la caoticità della sceneggiatura, complicata e confusa nel suo intero svolgimento. La Guerra Fredda, Nazca, il mistero dei teschi di cristallo… e chi più ne ha più ne metta! Anche i personaggi secondari qui introdotti risultano piuttosto piatti e insipidi, nonostante la magnifica interpretazione di Cate Blanchett e, ovviamente, di Harrison Ford! 

Si salvano le numerose scene d’azione, gli effetti speciali e i tanti omaggi che il film reca ai capitoli precedenti. 

3. Indiana Jones e il tempio maledetto

Dopo aver rivisto recentemente il secondo capitolo della saga, mi sono accorta di averlo sempre un po’ snobbato. E di non ricordarlo affatto! Il suo punto debole risiede, forse, proprio in questo?
Nella sua scarsa memorabilità?

Pur non rientrando tra i migliori film della saga, infatti, la pellicola presenta uno sviluppo narrativo ragionato. I personaggi sono coerenti a loro stessi, semplici ma efficacemente caratterizzati. 

La componente grottesca, tuttavia, risulta qui presente in maniera eccessiva, rispetto agli altri capitoli della saga. A tal punto che si potrebbe azzardare a definire questo film un “quasi horror”. 

Il banchetto a base di insetti e di bulbi oculari nel palazzo, i rituali ancestrali a divinità demoniache e la consumazione del sangue come rito di asservimento, sono tutti elementi estremamente dark che hanno portato a numerose polemiche al momento dell’uscita del film. Tanto che venne istituito da parte del Motion Picture Association of America, sotto suggerimento dello Spielberg , un nuovo divieto intermedio, che consentisse la visione ad una fetta più grande di pubblico: il PG-13

2. I predatori dell’arca perduta

È il primo capitolo della saga. L’inizio della leggenda di Indiana Jones. È il film d’azione per eccellenza: la semplicità di una trama incalzante e dei suoi personaggi, rendono la sua visione piacevole e scorrevole. Indiana Jones è caratterizzato in modo breve ma incisivo da tanti piccoli dettagli descritti dalle azioni che l’archeologo compie.

Scopriamo così la sua paura per i serpenti, la sua passione per le belle donne, ed il suo amore ineguagliabile per i reperti dell’antichità. Passione che lo accomuna al suo grande rivale, Belloch, il quale rivela al pubblico una grande e significativa verità, all’interno della quale risiede il senso più profondo dell’Eternità. “Noi siamo solo di passaggio nella Storia. Questa (l’Arca) è la storia.

Lo spettatore si volge entusiasta verso lo schermo, non distraendosi neppure per un secondo. Rapito dalle continue fughe, lotte e sparatorie che rendono questo film una pietra miliare del cinema d’intrattenimento.

1. Indiana Jones e l’ultima crociata

Da sempre e in assoluto il mio preferito. Partendo dal cast stellare, dove ritroviamo River Phoenix nei panni di un giovanissimo piccolo Jones; ma anche Sean Connery, il leggendario James Bond tanto ammirato da Spielberg. Egli interpreta il padre di Indiana e, nonostante i due attori abbiano solo 12 anni di differenza, solo Bond poteva “essere il padre di Indy”.

Con questo capitolo c’è il ritorno ad una trama più lineare e meno spettacolare, dove prevalgono l’avventura e numerose rivelazioni scioccanti, con cui la storia ci sorprende. Le ultime tre (o per meglio dire quattro) prove, sono poi la chicca finale.

Un ostacolo che il nostro eroe deve superare e che dimostra, ancora una volta, chi sia Indiana Jones.

E quale leggenda immortale la sua figura rappresenti! 


a cura di
Maria Chiara Conforti

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