Ultima Generazione: l’intervista a Tommaso, attivista e operaio agricolo

Ultima Generazione: l’intervista a Tommaso, attivista e operaio agricolo
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Gli attivisti di Ultima Generazione chiedono al governo italiano un impegno concreto nel contrasto al collasso ecoclimatico. Il movimento esiste dal 2021 e da allora si impegna in una campagna di protesta nonviolenta. Le azioni degli attivisti non passano mai inosservate: imbrattano monumenti, palazzi istituzionali, opere d’arte, bloccano strade e autostrade per denunciare l’ignavia del governo e la gravità della crisi ambientale.

Tommaso ha 30 anni, è di Perugia ed è un attivista di Ultima Generazione da circa un anno. È un operaio agricolo e si occupa di piante d’ulivo. Si sta specializzando come potatore.

È un bel lavoro, mi rende molto soddisfatto. Se qui ci sono gli ulivi, è perché qui, per migliaia di anni, il clima era quello. Sempre per quegli ulivi, qualcuno ha deciso di abitare qui, di piantarli e di coltivarli. Ma cosa succede quando, durante il periodo della fioritura, fa tanto caldo e c’è poca acqua? I fiori vengono via e le olive non si formano.
Allora cosa succede quando strappi via quegli ulivi alla gente? Alla gente che di quegli ulivi vive. È una reale questione economica, è quello che realmente stiamo perdendo, ma non è solamente una questione economica.

Tommaso ha militato per due anni in Extinction Rebellion, poi ha abbracciato le cause di Ultima Generazione. Ha partecipato a diverse azioni di protesta. Quelle azioni gli sono costante il foglio di via obbligatorio da Roma, provvedimento che dispone l’allontanamento dal Comune in cui si trova, quindi il rimpatrio al Comune di residenza.

Ho il foglio di via da Roma. Per questo, nei momenti in cui sono in città, serve un po’ più di attenzione, perché se mi fermano è violazione del provvedimento: vai in commissariato per un certo numero di ore, poi arriva la notifica della violazione. Questo può succedere, e a volte succede. Va messo in conto. È una rottura di scatole nel momento in cui si fa attività politica: non è semplice non avere l’agibilità in una città. C’è gente che ha il foglio di via da quattro o cinque città italiane, perché lì ha fatto azioni.

Quando è stato stato emesso il provvedimento?

Il mio foglio di via l’ho rinnovato quando ho partecipato alle azioni di blocco di questo ciclo. Ho preso un anno di allontanamento coatto dalla città di Roma.

Cos’è e per cosa si batte Ultima Generazione?

Ultima Generazione è un movimento di resistenza civile. Chiediamo che il governo italiano tagli sensibilmente i sussidi che ogni anno il nostro Stato dà alle industrie del fossile. Al 2021 sono quasi 43 miliardi, tra diretti e indiretti. Esiste un grande catalogo che non viene aggiornato da un po’, e sarebbe bello venisse aggiornato per avere ben chiaro come, dove, quanti soldi stiamo spendendo. Chiediamo di partire da lì per iniziare davvero a disinvestire nel fossile che ci sta uccidendo, letteralmente. Lo vediamo: basta aprire un giornale e c’è la conta dei morti di questa settimana.

Come decide di protestare Ultima Generazione?

La nostra scelta è stata quella della disubbidienza civile. Pratichiamo azioni di disubbidienza civile all’interno di una campagna di resistenza. Davanti alla situazione che si profila, la necessità è quella di portare delle proteste che non siano ignorabili, che non possano essere dismesse a parole, cerchiamo di creare in ogni maniera, sempre non violenta, un disagio non ignorabile. Agiamo col volto scoperto, il documento in mano, facciamo resistenza non violenta, passiva: ci sdraiamo a terra e lasciamo che ci portino dove gli pare. Le persone che scendono in strada, che fanno le azioni nei musei, si prendono tutti i rischi che ne conseguono, sapendo bene che non agire rappresenta il rischio più grosso.

Vi definiscono eco-vandali, vi mandano a processo, criminalizzano le vostre azioni. Vi aspettavate la risposta dura delle istituzioni italiane? Qual è la vostra reazione?

Spera in meglio, ma preparati al peggio. Da una parte preoccupa, dall’altra fa ridere che sia necessario ricorrere all’associazione a delinquere per mettere a tacere gli ecologisti. Stanno provando a darci associazione a delinquere per la vernice, per la gente seduta in strada che dice “Per favore, qualcuno faccia qualcosa”. Questo non fa che renderli ancor più ridicoli. Come il tentativo di sorveglianza speciale a Ficicchia (Simone Ficicchia, noto attivista di Ultima Generazione ndr). Cos’ha fatto, se non creare un momento di grande attenzione e solidarietà intorno a quel tribunale? È stata una giornata bella, importante.
Così come il processo ai ragazzi e alle ragazze che hanno imbrattato il Senato, che è stato due settimane fa. È stato bello, partecipato da un sacco di voci, che per fortuna si sono alzate. Ne avremo ancora un altro il 24 maggio, una data importante per i ragazzi che si sono incollati alla statua di Laocoonte nei Musei Vaticani. Tra l’altro, l’udienza si terrà all’anniversario della pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’.

Le conseguenze delle vostre azioni di protesta sono pesanti. Quanto compromette le vostre vite individuali l’attivismo per il movimento?

Non è più solo attivismo. Comincia ad essere qualcos’altro, qualcosa di cui forse non conosciamo ancora il nome, non abbiamo le parole per descrivere. Per quello che è possibile, cerchiamo di affrontarlo con un’ottica di servizio, che è l’attitudine reale dello sforzo non violento: cercare di essere il tramite di un sussulto di dignità collettivo e lasciarsi attraversare dalla potenza di tutto questo. Come organizzazione abbiamo dei processi di cura interni al movimento. Abbiamo chi si occupa di far sì che ci siano costantemente dei debriefing, anche psicologici.

Le istituzioni si dimostrano ostili e talvolta rispondono in maniera violenta. I video di alcuni trascinamenti sono difficili da guardare. Qual è il clima durante gli interventi della polizia?

Nel momento in cui ti siedi in mezzo al Raccordo Anulare, ti aspetti di ricevere una risposta dura. Il pensiero del poliziotto che arriva è “Stai bloccando il maledettissimo Raccordo Anulare. Levati di lì, ora”. Non è mai piacevole essere spostati di peso, ma nessuno ha mai subito danni permanenti, per fortuna. All’interno della situazione che si crea, se si presentano situazioni di violenza, questa è contenuta. Di nuovo: non è bello, preferiremmo non fosse così, ma pensare che possa non succedere è un po’ naïf.

Non solo istituzioni ostili, ma anche dissenso popolare. Durante certe azioni si sente forte lo scontento degli automobilisti o il rimprovero di alcuni passanti. Siete ancora malvisti ai più o il movimento è in una nuova fase di consenso?

Ciò che accade, dopo un anno e mezzo, è che ad ogni blocco, ormai, almeno una o due persone, ci dicono “Avete ragione”. Capita ormai che, ad ogni blocco, una o due persone ci dicano “Siete dei rompicoglioni, però fate bene!”. A noi, però, non interessa piacere. Sappiamo di essere dei rompicoglioni.

L’alluvione di questi giorni in Emilia-Romagna ha stimolato riflessioni come quelle di Enrico Mentana, che in un post vi ha dedicato queste parole: “Dai ragazzi (di Ultima Generazione ndr) che siete ancora in tempo, meno tangenziali occupate, meno monumenti imbrattati, meno comparsate tv e più sana, ma faticosa, militanza”. Come rispondete a Mentana?

Chiedono di spalare il fango a quelli che, da un anno e mezzo, implorano che qualcuno faccia qualcosa. Quello che chiediamo da tempo è “Qualcuno faccia qualcosa”. Quel fango è stato causato proprio da chi non ha fatto niente e continua a dire a noi cosa dovremmo fare: un livello di ipocrisia altissimo. Comunque, chi poteva, in zona, si è attivato.

a cura di
Federica Valzani

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