Intervista con Elisa True Crime: “la consapevolezza e l’informazione sono potere”

Intervista con Elisa True Crime: “la consapevolezza e l’informazione sono potere”
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Elisa True Crime è diventata ormai su YouTube la regina indiscussa del crimine. Qualsiasi storia di cronaca nera passa per il suo canale e viene raccontata a migliaia di spettatori che ogni settimana attendono con ansia un suo nuovo video.

Lo scorso inverno avevamo accennato al successo di Elisa, un successo raggiunto meritatamente grazie alla sua passione, alla sua arte dello storytelling e soprattutto grazie alla sensibilità che caratterizza i suoi racconti (qui per leggere l’articolo su Elisa True Crime e Netflix).

Noi di The Soundcheck abbiamo avuto l’immenso piacere di conoscerla personalmente e di intervistarla.

L’intervista
Vorrei iniziare chiedendoti qual è il processo di ricerca dietro ai tuoi video, dove reperisci le informazioni e in particolar modo mi interessava sapere come ti muovevi quando abitavi in Cina?

In Cina mi muovevo con un VPN qualsiasi cosa facessi, perché è tutto bloccato, censurato o bannato. Non puoi aprire Google, YouTube, Facebook e per poter accedere a ogni piattaforma o sito bisogna per forza utilizzare un vpn. Vivendo lì era normale averne uno perché non puoi nemmeno usare Whatsapp.

Anche in Europa ci sono un sacco di siti di notizie principalmente americane, a cui non puoi accedere se risiedi in Europa e quindi ormai mi sono abituata a usare un vpn settato per ogni paese, soprattutto perché le informazioni dall’inglese all’italiano vengono perse o travisate. 

Data l’enorme quantità di informazioni, immagino sia necessaria un’accurata organizzazione, soprattutto nella selezione delle notizie. In questo senso come procedi? 

Ho una ragazza che mi aiuta con la ricerca, più che altro con l’organizzazione in se affinché io non mi perda nulla. È lei che mi segnala le informazioni più attendibili e quelle meno attendibili. Poi anche io stessa faccio le mie ricerche, ma sicuramente il suo aiuto mi facilita il lavoro.

Da quando mi sono iscritta al tuo canale, la prima playlist che mi è saltata all’occhio è stata quella sui casi paranormali. Io personalmente sono sempre stata affascinata da questo mondo e mi chiedevo tu cosa ne pensi. Ci credi? 

Mi fa molto piacere parlare di queste cose, tant’è che tempo fa avevo fatto anche un video sull’altro mio canale riguardo la mia esperienza nella casa di Shangai, perché sono successe delle cose molto strane: luci che si accendevano di notte, sveglie che si attivavano da sole, sentivamo perfino grattare alla porta e altri rumori strani.

Mi ricordo benissimo una volta in cui, alle 4 di notte, ho trovato il computer chiuso per terra e acceso con un video attivato e la persona del video che aveva iniziato a parlare. Tutto è durato per un mesetto più o meno e poi è finito di colpo. A quel punto persino Edo che è molto scettico ha dovuto ricredersi.

Quindi per rispondere alla domanda, sì, io personalmente ci credo, posso dire di mantenere la mente aperta sotto questo aspetto. Poi ovvio non credo a tutto, in particolare a ciò che viene raccontato nei film perché poi romanzano molto. Sono quindi convinta che certe cose accadano, ma penso che la realtà sia molto più semplice e molto meno cinematografica

Guarda la playlist sul canale di Elisa True Crime su YouTube!
In base a cosa scegli le storie da raccontare? So che molti casi sono richiesti dal pubblico stesso, ma mi interessava sapere a te in primis cosa ti spinge a raccontare una storia piuttosto che un’altra?  

Certo, tanti casi mi vengono richiesti dalle persone che seguono il mio canale, ma sicuramente ci sono dei casi che sento più miei per determinati motivi. Vado molto a sensazione, non ho delle regole precise. Casomai se mi imbatto in una storia di grande ingiustizia o di cui non si è parlato molto, ovviamente mi scatta subito quella cosa che mi fa dire “voglio raccontarla, voglio che la gente sappia”.

Sono aperta a richieste, ma ascolto anche molto il mio istinto, ad esempio c’è un caso in particolare che mi hanno richiesto ed è un caso molto cruento e difficile. Ricordo di aver letto il libro a riguardo e ricordo bene di essermi quasi sentita male, ecco in questi casi ascolto me stessa e rispondo di no, perché è talmente forte che non riesco a parlarne. 

Ultimamente mi è capitato di vedere su Tik Tok un pezzetto di un film tratto dal caso Fritzl e ricordando di aver visto il video e ascoltato la reale storia, mi sono chiesta se fosse il caso di vederlo o meno. Non sapevo se in quanto spettatrice, il film avrebbe soddisfatto la mia curiosità o mi avrebbe solamente turbata e così mi sono chiesta se anche a te succedeva la stessa cosa. Cioè, riesci a guardare questi film con tranquillità o preferisci evitare e buttarti su altro? 

Dipende, vario molto su questo, nel senso che dipende da come sono io e se sono al limite della stanchezza con il lavoro e tutto. Io non mi stancherei mai di guardare questo genere di cose. Quando vedo un film o una serie di questo tipo però, preferisco storie che non siano biografiche, come ad esempio la serie su Dahmer, perché per quanto siano fedeli alla storia originale vengono sempre in qualche modo romanzate e in quel caso preferisco guardare direttamente il documentario.

Questo ovviamente non esclude il mio amore per i thriller e per gli horror in generale. Alcuni dei miei film preferiti sono di questo genere, però quando sono proprio al limite devo ascoltarmi e andare completamente su altro. E non parlo nemmeno di commedie romantiche perché anche quelle alla fine mi pesano e inizio a piangere dall’inizio alla fine, così ripiego su qualcosa di completamente diverso come i cartoni animati.

Ecco, sulla serie Dahmer appena nominata, io ricordo che quando uscì, il pubblico la prese come esempio per far scaturire una polemica che accusava l’industria cinematografica di lucrare sulle disgrazie altrui. Come hai detto anche tu i prodotti cinematografici hanno giustamente la caratteristica di romanzare molto queste storie e credo che sia un’arma a doppio taglio: spesso vengono intese dal pubblico con un significato completamente diverso da quanto la serie intende comunicare, ma io credo che nel caso specifico di Dahmer, la serie mirava piuttosto a denunciare e a diffondere consapevolezza. Qual è la tua opinione a riguardo?

Sono d’accordo con te, poi chiaramente è ovvio che l’industria cinematografica produce questi film da sempre e magari è vero che qualcuno ci lucra sopra e funziona proprio perché siamo sempre stati incuriositi dal lato oscuro dell’essere umano e questo è innegabile.

Per quanto riguarda Dahmer poi, sicuramente si è verificata una situazione particolare che ha generato una sorta di confusione tra i più giovani, portandoli ad associare Evan Peters a Dahmer e a esaltare la sua figura su Tik Tok.

Questo è un fenomeno che purtroppo accade da sempre e non solo con i prodotti di finzione, ma anche e soprattutto con serial killer reali che dal momento in cui diventano un po’ più conosciuti, iniziano ad essere idolatrati in qualche strano modo.

Ma ritornando al discorso iniziale, io penso sinceramente che la serie non abbia glorificato in alcun modo Dahmer come serial killer e concordo con te sul fatto che questi prodotti possono e devono rappresentare una denuncia.

Io stessa nel mio piccolo con i miei video cerco sempre di essere il più sensibile possibile. Sono convinta che la cosa più importante sia proprio il modo in cui viene raccontata una storia.

Parlando di Netflix invece, cosa hai provato quando hai ricevuto l’offerta di lavoro da loro?

Ho urlato letteralmente. Mi hanno contatta su Instagram perché – pensa la mia intelligenza – avevo scritto male la mia mail ovunque. Loro provavano a mandarmi mail ma non riuscivano a contattarmi e quando l’hanno fatto su Instagram per fortuna in quel momento ce l’avevo aperto e ho letto il messaggio: Netflix Italia ti ha scritto: “guarda stiamo provando a contattarti da un po’ ma non ci riusciamo”. Sono stata felicissima anche perché loro sono super carini, sono orgogliosa e felicissima di collaborare con loro. 

Avete girato nei loro studios, com’è stato?

Sì, quel format l’abbiamo girato sul set che avevano messo su apposta ed era molto professionale con un sacco di telecamere e mi sono sentita stranamente tranquilla e a casa. Di solito mi agito molto, ma poi mi sono detta che sono fatta così e mi faccio vedere per come sono, chi se ne frega. Non posso mai sbagliare se sono me stessa.

Spesso hai paura di non essere all’altezza delle aspettative, ma le aspettative altrui non sono reali e soprattutto non sono una tua responsabilità, non puoi controllarle. 

Un altro argomento che mi affascina particolarmente e di cui ho visto parecchi documentari e video a riguardo, sono le vite dei personaggi famosi e le loro storie. Parlando di te, c’è qualcuno con cui ti senti particolarmente connessa o di cui ricordi il momento esatto in cui i notiziari hanno dato la notizia della morte? Cosa hai pensato?

Io mi ricordo benissimo di Lady Diana e mi ricordo che ero sconvolta, tutti lo eravamo. Quando ho fatto il video su di lei, non ero a conoscenza di molte cose e viene quasi naturale pensare che ci sia dell’altro dietro. Poi ovvio, intorno alla sua morte ci sono un sacco di misteri e teorie del complotto che si potrebbe andare avanti una vita a parlarne, ma ecco la sua morte me la ricordo in modo vivido

Invece forse una persona che ho particolarmente sentito è Brittany Murphy, perché non conoscevo bene la sua storia. Ero convinta fosse stata la muffa a ucciderla e invece assolutamente no e di tutta la parte della sua relazione tossica con quest’uomo manipolatore ne ero totalmente all’oscuro.

La sua storia mi ha toccato particolarmente. Lei mi ha fatto una grandissima tenerezza e l’ho proprio sentita perché mi ha sorpreso e perché tante cose non le conoscevo.

Mi ha ingenuamente stupito rendermi conto che in realtà noi vediamo solo quello che vogliono farci vedere, solo l’immagine che passa attraverso lo schermo della tv. Pensiamo che abbiano tutto e che siano super felici e poi quando vai a vedere i retroscena ti rendi conto che non è affatto così. 

Guarda la storia di Brittany Murphy sul canale di Elisa True Crime su YouTube!
A questo punto vorrei tornare un attimo indietro e collegarmi a una domanda che ti ho fatto all’inizio riguardo ai tuoi video. Hai detto che scegli le storie da raccontare in base al tuo istinto, soprattutto se ti imbatti in storie di grande ingiustizia ti scatta il desiderio di raccontarle. Ti va di parlarci della storia dietro al tuo ultimo video?

Certo, l’ultimo video che ho fatto è la storia del piccolo Federico. È una storia italiana che ci tocca tutti ed è una grandissima ingiustizia che purtroppo rimane sconosciuta al grande pubblico. Io stessa non l’avevo mai sentita prima di aprire il canale e mi sono chiesta come sia possibile che nel nostro paese succedano storie simili e nessuno ne parli, dovrebbero parlarne tutti i giorni. 

Volevo raccontarla fin da quando ho aperto il canale, ma all’inizio non mi sentivo pronta, quindi ho aspettato e alla fine sono riuscita a contattare la mamma. Il fatto che queste storie arrivino a tante persone è importante, sopratutto se sei come lei, una mamma di una vittima che non ha ricevuto giustizia e vuole che la gente sappia.

Parlare e far conoscere queste storie è un ottimo strumento ed è questo il mio scopo principale, ecco anche perché adesso preferisco fare video in collaborazione con le famiglie e raccontare storie che possano essere utili in qualche modo. 

Qui la storia di Federico Barakat sul canale di Elisa True Crime su YouTube
Per quanto riguarda invece i casi di violenza o di abusi, nei tuoi video cerchi sempre di sottolineare i punti chiave di una relazione tossica, di qualsiasi natura essa sia. Ecco, ti è mai capitato che qualcuno ti abbia ringraziato per averlo aiutato in questo senso?

Sì, mi è capitato spesso di sentirmi dire che grazie ai miei video sono riusciti ad individuare i campanelli di allarme e hanno realizzato di essere all’interno di una relazione tossica. Altri ancora mi hanno detto di aver trovato la forza di tirarsene fuori, che se ci pensi è poi la cosa difficile quando ci sei già dentro, perché il trauma sarebbe troppo grande e questo non ti permette di vedere. E forse è per questo che le vittime non lo vogliono ammettere, perché non vogliono vedere.

In passato anche io sono stata in una relazione tossica, bruttissima e orribile e non avevo le conoscenze. Non ero mai andata in terapia e anche li non avevo quella consapevolezza necessaria per poter rendermene conto. Sono sicura che se avessi avuto una figura di riferimento che può essere chiunque, anche una youtuber, probabilmente avrei aperto gli occhi molto prima.

Poi ovviamente da li a tirarsene fuori ne passa, però già aprire gli occhi ed esserne consapevoli è una grande conquista.

Quindi assolutamente sì, mi è capitato parecchie volte e proprio in questi momenti sono felice perché mi sento di aver aiutato concretamente qualcuno.

Sono contenta che tu abbia nominato la terapia, perché credo che la salute mentale vada curata tanto quanto quella del corpo ed è una cosa che andrebbe normalizzata di più. Tu cosa ne pensi?

Sì, sono d’accordo, per me dovrebbe proprio essere una materia scolastica sai, ad esempio la base della terapia. Cose che tutti dovrebbero imparare su se stessi. A me personalmente ha cambiato la vita ed è importantissimo, proprio per questo io cerco sempre di parlarne sui miei social perché ne sono molto orgogliosa e voglio che si sappia

Per concludere quindi, pensi che parlare di determinati argomenti, dato il tuo seguito, possa rappresentare un aiuto concreto nel sociale? 

Sì secondo me sì. Banalmente la consapevolezza e l’informazione sono potere, sono tutto ciò che serve per cambiare il mondo. Che uno lo voglia o no siamo tutti influenzati dalle cose che vediamo e sentiamo tutto il giorno e le persone che guardano i miei video, lo dico spesso, anche se li guardano come puro intrattenimento o facendo totalmente altro, assimilano in un modo o nell’altro le informazioni e le storie che sentono. 

Poco tempo fa intatti, ho fatto un video su Roberta Repetto in collaborazione con sua sorella Rita. Roberta ad esempio è stata vittima di una setta. Ecco, quella è una manipolazione simile a una relazione tossica, tutte queste dinamiche di svalutazione personale, lovebombing, per poi isolarti… insomma è lo stesso modus operandi.

E io avevo devoluto tutto il ricavato del video alla sorella perché voleva aprire un’associazione che adesso ha istituito e che prende il nome di “pulce nell’orecchio”. Il suo scopo è quello di voler mettere la pulce nell’orecchio appunto a persone in difficoltà e diffondere consapevolezza e informazioni riguardo le dinamiche settarie, come fare a riconoscerle e come fare a capire se un tuo caro è rimasto vittima di una setta. Va a parlare nelle scuole e fa in modo che queste informazioni arrivino a tutti.

E questo è fondamentale perché sua sorella non aveva tali conoscenze e nemmeno lei, per questo non è riuscita a capire che era stata coinvolta in questo gruppo. Dice proprio che ad oggi, informandosi e studiando tutte queste dinamiche, pensa al passato e riconosce tutti i campanelli di allarme che non era riuscita a cogliere.

Quindi è fondamentale. L’informazione e la consapevolezza sono fondamentali. 

Conclusioni

Ci tengo a ringraziare ancora una volta Elisa per questa chiacchierata, è stata di grande ispirazione e mi ha lasciato molto.

Spero lasci qualcosa anche a chiunque legga questo articolo e riesca ad arrivare fino in fondo.

a cura di
Francesca D’Orta

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Francesca D'Orta

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