The Sex Lives of College Girls: la teen-comedy della GenZ

The Sex Lives of College Girls: la teen-comedy della GenZ
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Oggi parlerò di una serie tv ancora poco conosciuta in Italia ma che ha riscontrato parecchio successo negli Stati Uniti: The Sex Lives of College Girls, la nuova serie distribuita da HBO Max.

Da sempre le serie tv hanno incentrato la propria narrazione tendenzialmente su due tipologie di protagonisti: adolescenti alle prese con i tipici drammi adolescenziali (Dawson’s Creek, The O.C., One Tree Hill, Gossip Girl, Euphoria ecc.) e adulti già immersi nel mondo del lavoro (Friends, Sex and the City ecc.).

Tenendo conto di questo, ad oggi viene spontaneo associare i primi cuori infranti, la crescita e la scoperta personale legata anche alla propria sessualità ai giovani protagonisti dei teen-drama che si affacciano al mondo adulto, proprio come viene naturale associare una vita lavorativa e sessualmente attiva a veri e propri adulti che vivono in appartamenti newyorkesi.

Eppure, nonostante ci siano numerose rappresentazioni che mettono in scena queste fasi della vita, non si può dire lo stesso della fase intermedia che segue l’adolescenza e precede la vita adulta: gli anni del college.

Certo, parlando in termini di rappresentazioni in cui il pubblico può riconoscersi, si suppone che la scarsa rappresentazione degli anni universitari sia dovuta al fatto che non tutti dopo il diploma scelgono di continuare gli studi. Pertanto l’esperienza che ne consegue non è così universale, come può esserlo invece quella del liceo o quella della vita lavorativa.

E dunque, se l’esperienza universitaria nel senso stretto del termine non riesce a rispecchiare la maggior parte del pubblico, a farlo sono indubbiamente i sentimenti scaturiti da quella fase intermedia. Un periodo che possiamo chiamare di transizione, colmo di paure e incertezze su ciò che si è e su ciò che si diventerà.

In questo senso, The Sex Lives of College Girls riesce a coglierne perfettamente l’essenza.

Di cosa parla

Arrivata alla seconda stagione e appena rinnovata per una terza, la serie ideata da Mindy Kalling (Never Have I Ever) e Justin Noble (Brooklyn 99) segue le vite di quattro ragazze al primo anno di college.

Sullo sfondo di un fittizio Essex College nel Vermont, la narrazione si concentra sulle avventure e disavventure (soprattutto sessuali, come ci suggerisce il titolo) di queste giovani donne non più adolescenti, ma nemmeno del tutto adulte.

Un po’ come Sex Education, la serie attinge da un filrouge comune riguardante il sesso e, attraverso le vicende delle quattro protagoniste, affronta diverse tematiche.

College girls

Abbiamo così Whitney (Alyah Chanelle Scott), una star del calcio che lotta per sfuggire all’influenza della madre (senatrice degli Stati Uniti), adattandosi a un ambiente prevalentemente bianco mentre si destreggia in una relazione abusiva con il proprio allenatore.

Bela (Amrit Kaur), una ragazza indiano-americana (per chi ha visto Never Have I Ever, potrebbe tranquillamente essere la versione universitaria della protagonista della serie) che sogna di diventare una scrittrice comica e che fa di tutto per entrare a far parte della rivista umoristica del college, mentre è in cerca di relazioni libere e senza alcun impegno.

L’entusiasta e ingenua Kimberly (Pauline Chalamet – sì, proprio la sorella di Timothée) proveniente da una piccola cittadina e ammessa grazie a una borsa di studio che a differenza delle sue colleghe, deve superare diversi ostacoli (specialmente di natura economica) per continuare a vivere nel mondo d’élite del college.

E infine, Leighton (Reneé Rapp) una tipica ragazza ricca dell’Upper East Side (mix perfetto tra Blair Waldorf e Regina George – quest’ultima tra l’altro interpretata da Reneé nel musical di Mean Girls a Broadway) che nasconde il proprio orientamento sessuale dietro una facciata da stronza etero menefreghista.

Da sinistra: Bela (Amrit Kaur), Kimberly (Pauline Chalamet), Whitney (Alyah Chanelle Scott) e Leighton (Reneé Rapp)
Prima stagione

Come anticipato, il tema del sesso in questa serie apre riflessioni su tematiche molto più ampie come, ad esempio, l’introduzione attraverso il personaggio di Bela al movimento sex-positive atto a cambiare gli atteggiamenti e le norme culturali intorno alla sessualità, oppure alla denuncia di relazioni abusive e tossiche come quella di Whitney con il proprio allenatore, che approfitta della sua influenza sulla ragazza per plagiarla.

Ma a mio parere, la storyline che spicca maggiormente in questa stagione è quella del personaggio di Leighton e del suo problema con il coming out. Perché problema? Perché si tratta di una lesbica ben consapevole di esserlo ma che sceglie volontariamente di non esporsi al mondo per quella che è (“to be in the closet” – più specificatamente parlando).

La sua particolarità sta proprio nel modo in cui viene trattato l’argomento che appare estremamente realistico: quando Leighton sceglie di fare coming out infatti (spoiler: perché sì prima o poi accade), la scena non è epica e non è accompagnata da una colonna sonora strappalacrime, bensì viene costruita interamente sulla performance recitativa di Reneé Rapp e sulle sue parole.

Un momento di estrema umanità che viene sottolineato dall’interpretazione magistrale dell’attrice, in grado di trasmettere a pieno quelle sensazioni contrastanti che vanno dal sollievo di sentirsi finalmente liberi e se stessi, alla paura di aver raggiunto il punto di non ritorno e di essere visti irrimediabilmente come diversi agli occhi di chi ci circonda.

Tutte queste sensazioni attraversano lo schermo e toccano nel profondo chiunque si riconosca nel personaggio di Leighton. Non è un caso infatti, che proprio Reneé Rapp durante diverse interviste abbia ammesso di aver vissuto la scena come coming out personale.

Seconda Stagione

Dopo aver affrontato diverse tematiche e con l’aggiunta di nuovi personaggi e interessi amorosi, la seconda stagione vede le ragazze più cresciute e più consapevoli di loro stesse: Whitney ha lasciato la relazione con il suo allenatore e adesso cerca di capire in cosa potrebbe eccellere oltre lo sport.

Bela ha aperto una propria rivista per dar voce alle donne e a chiunque voglia scrivere commedie, mentre Kimberly, che nella prima stagione aveva perso la borsa di studio, ora cerca di trovare un modo per continuare a mantenere il proprio tenore di vita al college.

Infine Leighton che, dopo essersi finalmente aperta anche con le altre coinquiline e ricevendo il loro completo appoggio e supporto, vive e sperimenta ogni esperienza alla luce del sole.

Le protagoniste di questa serie insomma, rappresentano a pieno l’immagine di questa generazione: giovani donne che si lanciano a capofitto nella vita, intraprendenti, appassionate e consapevoli di loro stesse.

La comedy della GenZ

In conclusione, si può dire che attraverso il tono e il ritmo veloce e dinamico delle battute insieme allo stile della messa in scena che la caratterizza, The Sex Lives of College Girls ci fa vivere 20 minuti di assoluta spensieratezza per ogni episodio, riportandoci a quei giorni felici in cui il mondo e la realtà erano ancora al di fuori della nostra portata.

Guarda il trailer della prima stagione di The Sex Lives of College Girls su YouTube!

a cura di
Francesca D’Orta

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