Messina Denaro, arrestato Andrea Bonafede: boss usava sua identità

Messina Denaro, arrestato Andrea Bonafede: boss usava sua identità
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(Adnkronos) – Con l’accusa di associazione mafiosa i carabinieri del Ros hanno arrestato Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che avrebbe prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro. Bonafede è stato arrestato mentre si trovava a casa della sorella.  Secondo gli inquirenti, Andrea Bonafede avrebbe dato al boss la sua carta di identità ma anche la tessera sanitaria per poter fare le cure per il tumore da cui il boss è affetto da anni. Inoltre, ha acquistato, come ammesso dallo stesso, l’appartamento di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza. Il capomafia avrebbe usato anche il suo bancomat. Mentre l’auto del boss, una Giulietta, era intestata alla madre di Bonafede. Intanto è in corso una perquisizione nell’abitazione di Emanuele Bonafede, il cugino di Andrea Bonafede.  
P

erquisiti oggi anche la casa e il magazzino del figlio di Giovanni Luppino, l’autista di Matteo Messina Denaro, arrestato con il boss lunedì mattina alla clinica Maddalena. “Non lo so se io e mio fratello siamo indagati, lo saprò nelle prossime ore”, spiega Vincenzo Luppino parlando con i giornalisti davanti alla sua abitazione a Campobello di Mazara. E alla domanda su cosa pensi dell’arresto del boss dice: “Io sto qua, non mi interesso mai di nessuno. Io credo a mio padre, siamo una famiglia di lavoratori che si spaccano la schiena ogni giorno. Io non ho mai incontrato Matteo Messina Denaro, non lo conosco”, afferma. “Mio padre è in carcere da 7 giorni – denuncia quindi Luppino – ma pur avendo fatto la richiesta al pm, ancora devono fare entrare i vestiti e le medicine”. L’uomo che ha prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro è un uomo “d’onore riservato” del capomafia, scrive nella misura cautelare Alfredo Montalto. “Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un’affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro” scrive Montalto. “Bonafede ha un’estrazione familiare compatibile con il ruolo di partecipe dell’associazione mafiosa (e che, allo stesso tempo, spiega perché Messina Denaro Matteo si sia potuto a lui rivolgere), dal momento che egli è nipote del noto Bonafede Leonardo, già ‘reggente’ proprio della ‘famiglia’ mafiosa di Campobello di Mazara che ha protetto, quanto meno negli ultimi anni, la latitanza dello stesso Messina Denaro Matteo consentendogli di svolgere appieno il ruolo di capo indiscusso della consorteria di Cosa nostra nella provincia di Trapani”. “Messina Denaro ebbe a usare l’identità, che gli è stata fornita da Bonafede, certamente già in occasione del primo intervento chirurgico subito il 13 novembre 2020” scrive nell’ordinanza di custodia cautelare.  “Non è, inoltre, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d’Italia, che pure, come dimostrato dalle innumerevoli indagini di questi anni, finalizzate alla sua cattura, ha potuto sempre disporre di un’attentissima ed ampia cerchia di soggetti che gli hanno consentito di proseguire la sua latitanza e nel contempo le sua attività di direzione dell’associazione mafiosa cosa nostra quanto meno nell’intera provincia di Trapani, si sia a un certo momento affidato a un soggetto occasionalmente incontrato, non affiliato e che non vedeva da moltissimi anni, per coprire la sua identità, soprattutto nel momento in cui aveva necessità di entrare in contatto con strutture pubbliche sanitarie (con conseguente elevato rischio di essere individuato come in effetti è poi avvenuto il 16 gennaio 2023), oltre che per acquistare l’immobile ove per un periodo di almeno sei mesi e fino all’arresto ha poi dimorato”. “L’esperienza dell’arresto di tutti i più importanti latitanti di Cosa nostra peraltro, insegna che i soggetti di vertice di tale organizzazione, per evidenti ragioni di sicurezza personale, tendono a escludere dalla conoscenza del covo ove da latitanti si rifugiano persino la gran parte degli associati mafiosi, limitando, piuttosto, tale conoscenza ad una cerchia più ristretta e più fedele di coassociati”.  “Ha consapevolmente ‘ceduto’ la propria identità a Matteo Messina Denaro e gli ha consentito di preservare il proprio status di latitante e, conseguentemente, di continuare a ricoprire il proprio ruolo direttivo nell’associazione mafiosa” scrive nell’ordinanza. “Condotte di assoluto rilievo strategico per l’attività dell’associazione mafiosa, che non hanno solo consentito ad un suo esponente di vertice di sottrarsi alle ricerche decennali ma, prima ancora, di continuare a svolgere il proprio ruolo di capo”.
  (Adnkronos) – Con l’accusa di associazione mafiosa i carabinieri del Ros hanno arrestato Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che avrebbe prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro. Bonafede è stato arrestato mentre si trovava a casa della sorella.  Secondo gli inquirenti, Andrea Bonafede avrebbe dato al boss la sua carta di identità ma anche la tessera sanitaria per poter fare le cure per il tumore da cui il boss è affetto da anni. Inoltre, ha acquistato, come ammesso dallo stesso, l’appartamento di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza. Il capomafia avrebbe usato anche il suo bancomat. Mentre l’auto del boss, una Giulietta, era intestata alla madre di Bonafede. Intanto è in corso una perquisizione nell’abitazione di Emanuele Bonafede, il cugino di Andrea Bonafede.  
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erquisiti oggi anche la casa e il magazzino del figlio di Giovanni Luppino, l’autista di Matteo Messina Denaro, arrestato con il boss lunedì mattina alla clinica Maddalena. “Non lo so se io e mio fratello siamo indagati, lo saprò nelle prossime ore”, spiega Vincenzo Luppino parlando con i giornalisti davanti alla sua abitazione a Campobello di Mazara. E alla domanda su cosa pensi dell’arresto del boss dice: “Io sto qua, non mi interesso mai di nessuno. Io credo a mio padre, siamo una famiglia di lavoratori che si spaccano la schiena ogni giorno. Io non ho mai incontrato Matteo Messina Denaro, non lo conosco”, afferma. “Mio padre è in carcere da 7 giorni – denuncia quindi Luppino – ma pur avendo fatto la richiesta al pm, ancora devono fare entrare i vestiti e le medicine”. L’uomo che ha prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro è un uomo “d’onore riservato” del capomafia, scrive nella misura cautelare Alfredo Montalto. “Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un’affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro” scrive Montalto. “Bonafede ha un’estrazione familiare compatibile con il ruolo di partecipe dell’associazione mafiosa (e che, allo stesso tempo, spiega perché Messina Denaro Matteo si sia potuto a lui rivolgere), dal momento che egli è nipote del noto Bonafede Leonardo, già ‘reggente’ proprio della ‘famiglia’ mafiosa di Campobello di Mazara che ha protetto, quanto meno negli ultimi anni, la latitanza dello stesso Messina Denaro Matteo consentendogli di svolgere appieno il ruolo di capo indiscusso della consorteria di Cosa nostra nella provincia di Trapani”. “Messina Denaro ebbe a usare l’identità, che gli è stata fornita da Bonafede, certamente già in occasione del primo intervento chirurgico subito il 13 novembre 2020” scrive nell’ordinanza di custodia cautelare.  “Non è, inoltre, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d’Italia, che pure, come dimostrato dalle innumerevoli indagini di questi anni, finalizzate alla sua cattura, ha potuto sempre disporre di un’attentissima ed ampia cerchia di soggetti che gli hanno consentito di proseguire la sua latitanza e nel contempo le sua attività di direzione dell’associazione mafiosa cosa nostra quanto meno nell’intera provincia di Trapani, si sia a un certo momento affidato a un soggetto occasionalmente incontrato, non affiliato e che non vedeva da moltissimi anni, per coprire la sua identità, soprattutto nel momento in cui aveva necessità di entrare in contatto con strutture pubbliche sanitarie (con conseguente elevato rischio di essere individuato come in effetti è poi avvenuto il 16 gennaio 2023), oltre che per acquistare l’immobile ove per un periodo di almeno sei mesi e fino all’arresto ha poi dimorato”. “L’esperienza dell’arresto di tutti i più importanti latitanti di Cosa nostra peraltro, insegna che i soggetti di vertice di tale organizzazione, per evidenti ragioni di sicurezza personale, tendono a escludere dalla conoscenza del covo ove da latitanti si rifugiano persino la gran parte degli associati mafiosi, limitando, piuttosto, tale conoscenza ad una cerchia più ristretta e più fedele di coassociati”.  “Ha consapevolmente ‘ceduto’ la propria identità a Matteo Messina Denaro e gli ha consentito di preservare il proprio status di latitante e, conseguentemente, di continuare a ricoprire il proprio ruolo direttivo nell’associazione mafiosa” scrive nell’ordinanza. “Condotte di assoluto rilievo strategico per l’attività dell’associazione mafiosa, che non hanno solo consentito ad un suo esponente di vertice di sottrarsi alle ricerche decennali ma, prima ancora, di continuare a svolgere il proprio ruolo di capo”.
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