Una formazione da sempre tutta al femminile e che da sempre ha scelto le sonorità punk rock e le situazioni dal vivo per il suo “marchio di fabbrica” e la sua identità, non solo musicale.
Nel bel mezzo di un anno eccezionale e ricco di novità, le abbiamo incontrate e intervistate per voi
Bambole di pezza è un nome scelto per la sua assonanza ad una musica il più possibile grezza e quasi sporca, che è del resto uno di quegli elementi impalpabili ma imprescindibili in cui si riconosco gli amanti del loro genere musicale. Una sorta di endorsement discreto, ma chiaro, per tutto quello che non è consumismo e “roba commerciale”. Ma anche un ricordo di infanzia: “tutte abbiamo posseduto una bambola di pezza”.
Nell’anno in cui arriverà nelle sale “Barbie Il Film” diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie nei panni di una “bambola imperfetta” cacciata da Barbieland e Ryan Gosling che interpreta un Ken forse non più solo suo accessorio, ci sarebbe spazio per un confronto che si rivelerebbe davvero interessante.
Confrontandosi con questioni attuali non sempre “di plastica”.
Io sto con le bambole di pezza
Io comunque in proposito ho pochi dubbi: sono dalla loro. Le ho “scoperte” nel 2006, nella puntata di esordio della serie TV RAI “L’ispettore Coliandro” targata Lucarelli-Manetti Bros, ambientata in una Bologna studentesca e multietnica. Ne “Il giorno del lupo”, con Nicole Grimaudo attrice protagonista nella parte di Nikita, le Bambole di pezza erano guest star, non solo musicale, insieme a Neffa, che recita un cameo. E appaiono suonando il brano “Streghe”.
Di nuovo insieme al gruppo Ska-P con il quale hanno fatto un tour nei palazzetti d’Italia all’epoca dell’album d’esordio “Crush me”
Mi hanno subito conquistata, il che è tutto dire, visto che non sono proprio una “metallara”, anche se da piccola mi piacevano i Kiss (ma questa è un’altra storia). Il fatto è che nella scena della serie si capiva, forte e chiaro, che non erano le solite “comparse” scelte per far finta di essere un gruppo.
Una carriera più che ventennale…
Curiosa come ero, e sono tuttora, andai a ricostruire la loro storia. Imbattendomi in una dichiarazione degli esordi sulla ragione per la quale avevano creato le Bambole di pezza:
“La voglia di uscire dal “mucchio” e gridare al mondo la rabbia, la violenza, a chi manca di rispetto…anche per le donne…”.
E poi nell’organizzazione nel 2005 del festival dedicato alle band femminili, chiamato Rockgirls, con uno spazio dedicato ad associazioni che si occupano di disturbi alimentari e violenza sessuale.
…per un gruppo tutto al femminile che si presenta in una rinnovata formazione
Sono rimaste fedeli alla loro voglia di gridare per i motivi giusti e alla loro passione per il suonare dal vivo. Alla scelta di testi affatto banali. E ad una attitudine a sperimentare e ricercare contaminazioni che rende la loro musica sempre fresca e energica.

Nella formazione attuale, le Bambole di pezza sono Cleo (Martina Ungarelli) – Voce, Morgana Blue – chitarra solista, Dani Piccirillo – chitarra ritmica e cori, Xina (Federica Rossi) – batteria e cori e Kaj (Caterina Dolci) – basso e cori. Un anno eccezionale il 2022 appena concluso. Facciamocelo raccontare da loro.
Care “Bambole” il 2022 ci ha regalato delle belle novità dal vostro punk rock tutto al femminile che riesce a catalizzare l’attenzione su testi mai banali e sonorità vibranti ed incisive. Dal 1° maggio a Milano, insieme ai Rezophonic, ad un nuovo singolo davvero interessante, alla cover di un’icona come Raffaella Carrà, per arrivare al brano “Non sei sola” con Jo Squillo, con la quale condividete l’attenzione al tema della violenza sulle donne e delle discriminazioni di genere. Vogliamo partire proprio dal suo video? Colore bianco protagonista, sguardi dritti, sinceri e sicuri, e poi le urla liberatorie e una luce negli occhi che non passa inosservata. Ci volete parlare di questo progetto che sono certa farà discutere (e speriamo parlare e riflettere) ben oltre la data “indicativa” del 25 novembre?
Esatto hai colto nel segno, l’intento è proprio quello di continuare a parlare di queste tematiche anche al di fuori delle date di celebrazione canoniche.
È un tema a cui teniamo molto, c’è ancora troppa violenza in giro e le vittime spesso non ricevono il sostegno adeguato. Abbiamo cercato di affrontare questo tema con anche una certa leggerezza che ci contraddistinguere, ma senza perdere di vista la serietà dell’argomento. Sia nel testo, sia anche nel video
Siamo molto contente della collaborazione tra donne che si è creata, la regista Dalilù è stata davvero brava ad aiutarci ad esprimere al meglio questo concetto.
E anche la collaborazione con Jo Squillo è stata entusiasmante, lei è sempre in prima linea su queste tematiche.
“Rumore” è un brano indissolubilmente legato a Raffaella Carrà, grande artista scomparsa il 5 luglio del 2021, un pezzo dalle sonorità molto lontane dalle vostre. Ne avete fatto una versione insieme moderna e coinvolgente ma sempre nella scia del vostro solco musicale. Come è nata l’intuizione per un’azzardo…così ben riuscito?
È un pezzo che ci piaceva molto, forse uno tra i suoi un po’ meno conosciuti. Ci divertivamo parecchio a suonarlo live e a un certo punto ci siamo chieste ‘perché non registrarla?’
Tra l’altro, sempre nel tema femminile, anche la Carrà è una grande icona.
Leggendo il testo della canzone e avendo colto, almeno credo, l’intenzione che c’è dietro, ritengo il titolo “Favole” assolutamente azzeccato. Ho trovato, inoltre, davvero intrigante che quanto cantate possa rappresentare quello che potrebbero dire, in una situazione simile (storia d’amore o anche semplice rapporto complicato) donne di età anche molto diverse. Vi va di parlarci di questo nuovo singolo, uscito a giugno di quest’anno, un singolo che entra subito in testa?
Hehe sì quel ritornello ti rimane attaccato addosso, quando è uscito alla cantante tutte non potevamo fare a meno di canticchiarlo 😉
E poi è proprio un bello sfogo, crediamo che in questo periodo storico la frase ‘mi hai rotto il cazzo’ sia una sensazione un po’ comune, tra Covid, guerra, rincari
Ed ora permettetemi una irriverente “domanda scomoda”: ha attirato la mia attenzione la frase della strofa di “Favole” che recita “Mi sento fuori posto se mi tocchi e fingo come l’autotune che usano quelli con cui esci”. Che rapporto avete con i generi attuali in cui il “correttore automatico musicale” è diventato praticamente immancabile?
Eh appunto il dissing non poteva mancare… Noi suoniamo tutto dal vivo e la cantante non ha bisogno di correzioni. È un po’ un peccato che sia diventato di moda questo ‘escamotage’ che toglie un po’ di purezza alla musica suonata dal vivo.
Che poi in generale speriamo che sia in atto un ritorno alle sonorità più rock, veritiere e suonate, i Måneskin hanno riaperto le piste, vediamo un po’ cosa succederà ora.
Ultima domanda, forse scontata, ma non ne posso proprio fare a meno. Ci potete accennare a che cosa possiamo aspettarci dalle Bambole di pezza per il 2023 e dove sarà possibile venirvi a vedere?
Di sicuro non smetteremo di suonare in giro
Abbiamo un bel po’ di concerti fino a marzo, poi qualche mese di pausa per registrare nuovi brani e si riprenderà in estate coi festival, che tra l’altro ci divertono sempre molto, è bello suonare all’aperto
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Non ci resta che fissare le date sul calendario
Proprio così, perché vederle dal vivo è pura energia. Quella sulla quale le Bambole di pezza hanno sempre voluto puntare. Dai loro esordi fino ad oggi.
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