MCU – Musica che è Uscita – Novembre 2022

Dieci album usciti a novembre che potrebbero essere un ottimo (o un pessimo) palliativo prima di essere bombardati con tonnellate di Michael Bublè, Wham e Mariah Carrey.
Ne è uscita di roba lo scorso mese. Molta, talmente tanta, che per fortuna su The Soundcheck abbiamo sadomasochisti che si sono accollati più di un album pur di coprire il più possibile le uscite. E poi ci sono io, qui, con Musica Che è Uscita (e che sempre più avrei dovuto chiamare Musica Che Uscì, giusto per dare un inutile tocco vetusto, ndr), che cerco di indicarvi ulteriore musica meritevole di attenzione o meritevole di una schivata degna della medaglia d’oro di scherma. Let’s go (cit. Super Mario)
MGMT – 11-11-11

Cominciamo con la sorpresa delle sorprese: non sono registrazioni nuove. Sono datate di oltre 11 anni. È, per farla breve, l’esibizione/performance al Guggenheim International gala al Guggenheim Museum di New York dell’11 novembre 2011. Tutto ciò che ne consegue è un bootleg di qualità eccellente atto a far un po’ cassa, forse come anticipazione del vero ritorno della band. Quando, chissà. Voto: 7, bel compitino da esposizione
The Smashing Pumpkins – ATUM: A Rock Opera in Three Acts (Act I)

Ne ho già parlato brevemente sui social di TSCK, ma riporterò in forma scritta qui: peggio di Cyr a nome di The Smashing Pumpkins non si poteva fare. Tuttavia, quei pochi brani con chitarroni chiaramente ruffiani per far star buona la vecchia guardia funzionano per i primi 12 secondi, gli episodi di elettronica sono molto migliori al suo predecessore, ma continua la sensazione di inconsistenza. Da quando il 90% della formazione originale si è riunita, Billy Corgan ha perso smalto. Voto: 5, paradosso vivente
Vasco Rossi – Vasco Live Roma Circo Massimo

Partiamo dal presupposto che gli ultimi album di inediti non sono buoni, svesto i panni del “sempre contro” e ammetto: in sede live Vasco Rossi modifica un po’ i classici, li attualizza, si fida e si affida a Pastrano per arrangiamenti che rinvigoriscano i pezzi più amati (“Ti prendo e ti porto via” con i fiati perde di tamarragine, ma è un pregio). L’unico serio difetto, che sfocia tuttavia nel gusto personale, è il mixaggio che porta la voce di Vasco sopra ogni cosa: in alcuni momenti sembra quasi isolata dal contesto. Consiglio di recuperare il cofanetto video, più godurioso. Voto: 7,5, ma tanto so già che mi attirerò le ire di molti
Oceans – Hell Is Where the Heart Is

Operazione particolare, quella degli Oceans: hanno pubblicato tre EP per poi racchiudere il tutto in questo album, che potremmo definire concept. Operazione rischiosa, ma è dannatamente ispirata. Non per tutti, d’altronde stiamo parlando di musica Metal (non estremo, ma non sono nemmeno gli Iron Maiden o i Metallica). “Home” la più radiofonica, “Skin” uno dei pezzi migliori. Voto: 8-, coraggiosi e completamente ignorati
Cristina d’Avena – 40 – Il sogno continua

Sì, ok, passare dagli Oceans a Cristina D’Avena è un trauma. Ma la Cri Cri nazionale omaggia i suoi 40 anni di carriera e anche Giorgio Vanni con le sigle di Dragon Ball e dei Pokemon in versione babydance. Orietta Berti, Lorella Cuccarini, Malgioglio, Elettra Lamborghini… Duetti assurdi, impensabili. Ma lei è Cristina D’Avena e le dobbiamo un po’ tutto, anche se ora sei in una band Brutal Metal. Voto: _ _ Cristina, fai tu
Drake & 21 Savage – “Her Loss”

Cosa c’è di più lontano dai miei gusti musicali base? Probabilmente l’acid dance del Mozambico fatto con vuvuzela e xilofono, ma a Drake devo riconoscere che (quasi) ogni cosa che tocca, se non diventa oro, è perlomeno interessante. Se quest’album non mi ha stancato o fatto (troppo schifo), significa che una possibilità potete dargliela. Voto: 7, respect
Depeche Mode – Playing the Angel: The 12” Singles

Dave Gahan e soci hanno avuto la delicatezza di non rifilarci un ennesimo cofanetto con i migliori singoli di blablabla. O meglio: abbiamo “Precious”, ma in sei versioni differenti, “A Pain That I’m Used To” in cinque remix completamente diversi l’uno dall’altro, così come “Suffer Well”. Poi abbiamo anche “Free”, “Lilian” e “John The Revelator” in versione single edit. Perché nella creatività serve anche una comfort zone per l’ascoltatore meno preparato. Non per tutti, ma si gode molto. Voto: 7,5 Bravi, questi ragazzi faranno strada (cit. Mike Bongiorno)
Stormzy – This Is what I mean

Chill, un divanetto, luce soffusa e un Buondì intriso di rum. Siete pronti per pigiare “play” e partire per questo viaggio sussurrato, da tapparella abbassata, ascella purificata (chi coglie la cit. vince un premio, ndr) e temperatura costante di gradi 23,5. Il rap di Stormzy è più una cantilena mono-tona, con la particolarità che non stanca. Voto: 8, spremuta d’arancia in bicchiere di cristallo
Spoon – “Lucifer on the Moon”

Ne hanno fatta di strada dal 1994, sempre una piccola luce nei sotterranei dell’alternative rock americano. Il precedente “Lucifer on the Sofa” è stato un piccolo capolavoro, questa volta l’angelo caduto va sulla luna, con arrangiamenti che non fanno storcere il naso, ma il cervello. Poi comprendi e ti piace. Necessita più ascolti e un ottimo impianto stereo o delle ottime cuffie. Ascoltare “Lucifer on the Moon” con gli auricolari da 3 euro del Tiger è da incivili assassini. Voto: 8+, musica di dio
Alexia – My Xmas

Alexia è una delle voci migliori nel panorama italiano. L’ho detto ora, lo dico da sempre. Ma anche lei è caduta nel vortice demoniaco delle compilation di Natale. Dalla sua ha la voglia di mettere un po’ di personalità dove può (“Carols Of The Bells” è molto bella), la dignità di non infarcire i brani di vocalizzi inutili e, di conseguenza, una raffinatezza tutt’altro che scontata rispetto a molti altri suoi colleghi. Facciamoci forza e, se proprio dobbiamo fare paragoni e consigliarvi, ecco il verdetto: molto meglio quessto “My Xmas” (Xmas fa molto primi 2000, ndr) che quella cosa indeforme rilasciata dai Backstreet Boys. Voto: 6, a Natale puoi, ma ocio a non esagerare
a cura di
Andrea Mariano