Strage di Ustica: 42 anni e non sentirli – Prima parte

Strage di Ustica: 42 anni e non sentirli – Prima parte
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“Noi non ci siamo mossi, eh” dice il Capitano Domenico Gatti all’operatore del Centro di Controllo di Ciampino. Sono da poco passate le ore 20.24: c’è già un ospite indesiderato, un “passeggero clandestino” dalle parti del DC9 dell’Itavia, I-TIGI, volo IH870? Poco dopo sparirà dai radar…per sempre.

Le prime immagini della Strage di Ustica, l’incidente aereo che ha tolto la vita a 81 persone, e ha segnato le loro famiglie per gli anni a venire, sono di quelle che bucano schermo e stomaco e si trasformano in angoscia e lacrime. E con il passar del tempo, 42 anni, in confusione. Sgomento. Rabbia…prima sottile, poi cupa e sorda.

Ho sempre amato il volo, ho sempre guardato al cielo, con naso e cuore all’insù: quelle immagini sono entrate a far parte del mio passato. E sono rimaste mio malgrado lì, testimoni discreti e riservati di domande inascoltate e di un dolore altrui che posso solo lontanamente immaginare. Che merita rispetto, risposte. E rabbia, lo dico ancora. La più consapevole possibile.

È il TG2 della notte di quel Venerdì 27 Giugno 1980. L’India Hotel 870 (IH870 tradotto nel linguaggio “internazionale” usato nella navigazione nei cieli) era atteso alle 21.13 a Palermo-Punta Raisi e non ha dato più notizie da un tempo che ha ormai superato, e di molto, la sua autonomia in volo. Triste coincidenza per chi si trova agli arrivi: l’aereo era già previsto in ritardo di oltre un’ora e mezza. Per i familiari un’attesa che si trasforma in agonia e poi in tragedia. Per l’Italia un fulmine ad inizio estate in un anno comunque già difficile.
Estate 2022: un’estate “particolare”

Le temperature più calde da almeno vent’anni. Una guerra che sai che viene combattuta lontano, ma vicino, e che toglie ancora il fiato. Un momento economico davvero delicato. Lavoro, tanto. Unico “svago”, unica isola felice, qualche libro letto, assaporato e divorato, che mi ha riempito il cuore e tolto qualche ora di sonno. Che comunque non avrei fatto, dato il caldo.

Intanto, dove mi giro, mi “parlano” di Ilary e Francesco. E poi è arrivato Agosto, e quel giorno 2. Del 1980. Ho amici a Bologna, quella città mi affascina ed incuriosisce, ricordo quando ho visto la stazione dove scoppiò la bomba, con gli squarci nelle pareti mantenuti a futura memoria. E quell’orologio ancora oggi fermo alle ore 10.25.

E allora ho iniziato a ripercorrere, nella mente, una serie di eventi “storici”. Tanto per dirne qualcuno, le Torri gemelle, 11.09.2001. La strage di Natale 1984, del Rapido 904, su cui, per caso, avrebbero dovuto esserci due mie amici. 11 Luglio 1982, il campionato del mondo spagnolo di 40 anni fa. Bologna, appunto. E poi Ustica…

Era un caldo Venerdì, era un’altra Estate…

Sono passati addirittura 42 anni. Qualcosa già sapevo, qualcosa ricordo ancora. Giusto qualche mese fa ho guardato l’ultimo “Atlantide” di Andrea Purgatori, caricato su YouTube a Dicembre 2021. E allora mi metto a cercare materiale video su Internet, e poi a selezionare qualcosa da leggere. Un libro, impressioni e riflessioni, se possibile qualche documento più o meno ufficiale. E inizio a leggere.

E poi mi capita sotto agli occhi una vox populi, una serie di domande fatte per strada, fuori dalla Facoltà di Lettere e Filosofia della mia città, Roma, otto anni fa, nel 2014, a studenti che di quella “storia” sanno poco e niente. Per uno Ustica è un’espressione, un modo di dire, forse dialettale.

Si apre, con quella semplice domanda, fatta agli studenti fuori dai cancelli della facoltà, su Ustica, il docufilm realizzato dall’Agenzia di stampa Dire, caricato su YouTube a Luglio del 2014. Otto anni fa. A 34 anni dalla strage. E c’è l’intervista ad Andrea Purgatori che, oltre ad aspetti nuovi e che sarebbero emersi via via nel tempo, accenna ad un documento ufficiale di fonte Nato che avrebbe analizzato ed individuato, più o meno tutti, una quindicina di velivoli, non civili ma militari, che si trovavano nei cieli del Mediterraneo in quella notte, lontana e maledetta.
Quell’approccio a studiare fatti accaduti…

Rifletto su una cosa che ha sicuramente condizionato, e in positivo, la mia “carriera” formativa, sin dalla scuola. L’esperienza di studio e di approfondimento che viene fatta, ed è una risorsa preziosa ed impagabile, in seguito ad un incidente aereo. Si studiano gli elementi, si provano a ricostruire le cause del disastro, o della sciagura sventata per miracolo. Con un solo preciso scopo: fare in modo che non accada più.

È l’applicazione in chiave moderna, tecnologica, ma anche economica, del c.d. metodo scientifico. Va effettuata nella trasparenza più assoluta e con il rigore più ampio possibile. Per lasciare a tutta la comunità, scientifica e non, un nuovo sapere, una nuova preziosa e impagabile conoscenza.

…E quella fastidiosa pulce nell’orecchio.

E sono lì che continuo a non dormire per il caldo, a leggere e approfondire. Ma, e non capisco perché, dato che non ha alcun senso logico, man mano che trovo materiale su Ustica che si avvicina ai giorni nostri, le idee, le notizie, le informazioni, si fanno più ingarbugliate, e alcuni aspetti si sono persi per strada. Per sempre?

Internet, la c.d. “rete”… un’invenzione a dir poco meravigliosa e sorprendente. Che ci ha avvicinato in modi inconcepibili in passato, rendendoci (potenziali) spettatori di tutto quello che accade nel mondo. Che ha una memoria tutta sua, tant’è che per cancellare notizie brutte e lesive hanno dovuto introdurre, almeno nell’ordinamento dell’Unione Europea, il c.d. e sacrosanto diritto all’oblio.

Immagine del GDPR, Regolamento UE sulla Protezione dei dati
Foto da agendadigitale.eu, illustra e semplifica i contenuti del Regolamento 2016/679, emanato il 25.05.2018.
Entrato in vigore per tutelare i diritti dei cittadini dell’Unione, nell’ormai lontano 25.05.2019.
Per gli aspetti legati alle telefonate moleste del c.d. telemarketing, potete andare a rivedere https://thesoundcheck.it/2022/08/08/registro-opposizioni-cellulari-novita-2022/
…che diventa un martellare sempre più forte

La rete, in particolare, è “orizzontale” per natura: non subisce né le leggi della gerarchia del sapere, né, almeno fino in fondo, il meccanismo di sottoporre la propria opinione al giudizio della “comunità” di appartenenza. È quello che avviene invece fra gli scienziati, in medicina, in seguito alla pubblicazione su una rivista scientifica: la c.d. revisione paritaria, in inglese peer review, quella valutazione critica che il lavoro o la pubblicazione riceve da parte di specialisti aventi competenze analoghe rispetto a chi ha prodotto l’opera, attribuendone validazione.

Ebbene, checché se ne pensi, ma dopo due anni di Coronavirus sfido in molti a sostenere il contrario, nella nostra mamma rete facciamo quasi tutti una vita un po’ appartata. Ognuno nella sua bolla, che può essere dilatata quanto si vuole, ma che è caratterizzata da quella naturale-innaturale attrazione verso argomenti comuni e comuni pensieri, scaturita da un cancelletto, il sovrano e dispotico hashtag.

E alla fine capisco

Quando ero arrivata a quota “mila cose” lette e guardate, mi è scattata una molla. Inesorabile. L’amico che conosci da sempre e che frequenti spesso, con cui credi di condividere grosso modo le stesse esperienze di fatti visti e vissuti. Che ti gela, pure lui: perché di Ustica ricorda poco e niente, e fa confusione fra cose reali e abbastanza risapute e fatti inventati o dissing da Facebook o TikTok fuori controllo. La molla è parlarne.

Una cosa sulla Strage di Ustica che posso dirvi già da ora è che rappresenti (per citare Tom Hanks in “C’è posta per te”, quando cita a sua volta “Il Padrino”) la summa di tutti gli errori che non andrebbero fatti, nell’affrontare una storia, nel decifrare la verità. Errori e mancanze che per la maggior parte possiamo “studiare” e capire, per non caderci di nuovo. E che possono aiutarci, in una realtà di notizie, true e fake, che ci vengono messe a disposizione.

Proviamo insieme ad intraprendere questo viaggio

La musica, che lo dico a fare proprio a voi, ha spesso quella capacità di sintetizzare ma anche amplificare, come una cassa di quelle potenti, i nostri sentimenti più complessi e per questo forse inespressi. È una canzone del lontano 1992, del cantautore Fabio Concato, ad arrivarmi in pieno stomaco e in piena faccia, e a ricordarmi-riportarmi a tutte quelle strane “storie italiane”, quei pasticciacci brutti che pesano sulla nostra memoria, e, quindi, sul nostro futuro.

Amara da far quasi male, come un vento gelido di inverno in pieno viso, Concato inserisce questa canzone nel 1992 in un album “In viaggio” per il resto dei brani leggero e solare, come era suo solito. Con un testo tra il sarcastico e l’amareggiato e la musica che lo sorregge, il cantautore liberava nell’immaginario collettivo di allora, e fino ai giorni nostri, quel sapore acido della rabbia di un intero paese, che ci trasciniamo ancora.
Siamo liberi di fare tutto…di saltare in aria in mezzo al cielo…liberi anche di non sapere”

Ed è con la strage Ustica, 1982, 42 anni e non sentirli, che ha tutti gli ingredienti della storia, della ricerca quasi investigativa e anche dei misteri, irrisolti o ancora difficili da decifrare, che inauguriamo una nuova sezione dedicata al Crime. A tutti quei fatti, del passato o della cronaca attuale, da analizzare e approfondire. Anche per saper distinguere tra true e fake, o, come si dice in termini aeronautici, friend o foe, amico o nemico.

a cura di
Silvia Morghen Di Domenico

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Silvia Morghen Di Domenico

Nata a Roma, con una Laurea in Economia alle spalle, scelta per una passione profonda che non mi ha ancora abbandonato, e che mi ha regalato una lente complessa ma al tempo stesso dinamica attraverso la quale guardare alle cose. Un amore viscerale e mai tradito per la Musica e per le Parole, pensate scritte e parlate, mi porta a cercare un punto di vista, un angolo di visuale, con i quali raccontare le cose da insider. O meglio, da infiltrata doc.

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