Boccanegra, il risultato di una lunga osservazione

Boccanegra, il risultato di una lunga osservazione
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Può la luce influenzare la sensibilità delle persone? Questo è il quesito e filo conduttore dell’intero album firmato Boccanegra

Uscito il 25 Febbraio 2022, Boccanegra è il risultato di un lavoro di osservazione durato più di un anno e mezzo. L’artista genovese si concentra sulla luce, artificiale o naturale che sia; in tutti i brani essa interviene nelle azioni dei personaggi e nelle loro relazioni.

Il concept si sviluppa nell’arco di una giornata: ogni brano ne rappresenta un momento particolare e ciascuno di essi è un tableau indipendente sul piano narrativo. Immagini reali o virtuali riempiono i pezzi: Hopper è un gioco di inquadrature legate al giorno che nasce, ne La luce è spenta le visioni del protagonista sono proiezioni del suo stato d’animo febbrile, Per un’amica descrive l’attimo brevissimo in cui la giornata inizia a volgere al tramonto.

L’atmosfera descritta è insieme il luogo e il motivo di sentimenti, suggestioni e azioni che attraversano i personaggi; li porta a interagire tra di loro, nella meraviglia di un meccanismo più grande in cui si ritrovano protagonisti.

Focus track dell’album è Landau, brano in cui viene evocata una successione di immagini apparentemente scollate l’una dall’altra. Queste visioni risvegliate dalla voce narrante sono un mezzo che trasporta l’ascoltatore in una dimensione misteriosa e lontana, l’ambiente remoto della nostra mente in cui le immagini sorgono sotto la spinta irrazionale della fantasia.

Ma cosa c’è dietro tutto questo lavoro? Facciamo un paio di domande all’artista!

Sappiamo che hai iniziato a fare i tuoi primi passi nel mondo dello spettacolo; quando è avvenuto il salto dal mondo del teatro a quello della musica? E in quale misura secondo te il mondo teatrale ha influito le tue creazioni?

Non so se c’è stato un vero e proprio salto dato che il mondo teatrale appartiene solo al periodo della mia formazione. In generale, ho fatto teatro fino all’ultimo anno di liceo, dopodiché mi sono diviso tra musica e fisica. Quello che mi è rimasto della recitazione forse è la passione per la narrazione, il tentativo di portare un ascoltatore all’interno dell’intreccio. Questo è un elemento presente in quasi tutti i brani del disco.

Sei un cantautore affermato a livello nazionale, possiamo sapere se ci sono cantautori a cui ti sei ispirato?

Questa è grossa! Non è per nulla vero, ho avuto solo la fortuna di suonare un po’ in giro per l’Italia. Ci sono tanti cantautori che mi sono piaciuti fin da piccolo, da De André a Paolo Conte, da Guccini agli chansonnier francesi, per i quali ho iniziato recentemente a sviluppare un certo interesse. Brel e soprattutto Gainsbourg erano avanti in qualche maniera, sperimentavano delle sonorità e delle forme comunicative perfettamente compatibili con un certo modo di concepire la musica oggi.

Dietro ogni tua canzone che compone il tuo ultimo album c’è molto lavoro da parte anche di altri artisti, come sono nate queste collaborazioni?

Il lavoro di produzione di Boccanegra è nato da un incontro felice con Nicola Sannino e Filippo Cuomo del Tabasco studio di Sori, che una volta ascoltati i pezzi hanno deciso di produrlo. Hanno capito le mie esigenze espressive e hanno arricchito il lavoro portando dentro al lavoro Luca Guercio dei Meganoidi e Mr. TBone, già Bluebeaters e Africa Unite. È stato tutto poco calcolato.

In Boccanegra la luce è elemento costituente dell’atmosfera che vivono i tuoi personaggi, da dove è nata questa idea?

I pezzi dell’album sono figli di uno stato d’animo: ne venivo da un momento emotivamente difficile e mi sono gettato nello studio della fisica. Per un lungo periodo ho deciso di mettere da parte me stesso, esercitandomi a proiettare la mia attenzione su elementi del quotidiano, dettagli, sfumature del paesaggio e ordinari quadretti che spesso trascuriamo nel corso della giornata. Mi sono reso conto della loro ricchezza e della quiete che mi trasmettevano: quindi ho provato a tradurli in canzoni.

Tra il 1892 e il 1894 Monet dipingeva la cattedrale di Rouen, per studiare la relazione tra luce e colori; possiamo interpretare il tuo album come un nuovo “studio” sonoro? Come descriveresti in pochissime parole la relazione tra luce e uomo?

Spesso trascinati dai sentimenti e oberati dalle cose che dobbiamo fare è come ci illudessimo che tutto ciò che ci circonda non avesse un peso sul nostro stato d’animo, andando avanti con il paraocchi. Nell’album c’è un meccanismo di inversione: metto da parte me stesso, a favore di un’osservazione impressionista e senza aspettative del paesaggio che ci sta intorno. L’obiettivo è mettere in evidenza la forte influenza della luce e dell’atmosfera sui nostri pensieri e sulla nostra serenità.

Hai già in mente quale potrebbe essere il filo conduttore del tuo prossimo album?

Non lo so in questo momento! Comincio adesso ad avere qualche idea… in ogni caso c’è ancora tanto lavoro da fare prima, come la tournée estiva in cui porteremo Boccanegra in giro e la ricerca di etichetta per i prossimi lavori.

a cura di
Teodora Sava

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Teodora Sava

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