Vintage: fascino, moda o riciclo?

Vintage: fascino, moda o riciclo?
Condividi su

Il vintage da tempo sembra esser divenuto prepotentemente presente sui social, tanto che da Tik Tok sino a Youtube passando per Instagram, non è difficile imbattersi in qualche contenuto dove la parola Thrift la fa da padrona.

Thrift e Charity Shop VS Mercato

Che siano dei negozi dell’usato, sempre più presenti in molte città, o che sia una app stra pubblicizzata in televisione (e non solo!) pare che un occhio di riguardo lo si stia puntando proprio sul dare nuova vita ai capi. Come? Vendendoli o donandoli in cambio di buoni da usare nei negozi, vendendoli a privati tramite app o andando a qualche fiera del vintage.

Sempre più spesso sto incappando nei video di ragazze che di buona lena si svegliano presto per andare al mercato e spulciare tra le bancarelle dedicate all’usato alla ricerca del capo con cui: o monetizzare o sfoggiare in quanto unico e solo in un periodo storico dove, con il fast fashion la moda pare essere divenuta omologata per la massa.

Non so quanto la moda del periodo, parliamoci chiaro le views piacciono a tutti, e questi contenuti ne portano veramente molte, sia effettivamente una moda, ma resta comunque importante la crescita esponenziale dei creator che ne parlano o che mostrano haul (svuota sacchetti n.d.a) di quello che sono riusciti a trovare nei mercatini.

Falsi o capi veramente vintage?

La differenza sostanziale tra negozio vintage e mercatino è sicuramente il costo dei capi, perché se è vero che ci sono mercati dell’usato in cui i costi sono medio alti, di solito in grandi centri cittadini, ce ne sono altri, meno battuti dove con una spesa minima ti puoi portare a casa un outfit completo e anche di marca.

Ma giustamente al mercato le spese del venditore non sono importanti come quelle che comporta avere un negozio. Inoltre c’è anche da dire che non sempre quel che si trova sulle bancarelle sia effettivamente originale. Si può incappare in copie ben fatte dei brand più blasonati, ma restano, per l’appunto delle copie.

Un altro punto a favore dei vari negozi dell’usato è anche quello di igienizzare i prodotti prima di metterli in vendita, cosa che non necessariamente accade al mercato, quindi tenendo conto questi punti i prezzi maggiorati sono giustificati. Ma personalmente penso che sia un prezzo onesto per un capo che, se è durato per 20/30 anni può durare altrettanti.

Vintage durevole Vs Fast fashion

Chi è incappato nel vintage sa che un qualunque prodotto di venti, trenta o anche quarant’anni fa ha materiali e produzione completamente differente da quella impiegata con il fast fashion. Se ad oggi il poliestere sembra esser divenuto il nuovo tessuto più venduto al Mondo va contro il cotone, la lana e tutti i materiali naturali presenti nei capi vintage.

Non è difficile incappare in cappotti di lana, vera lana, ma voi l’avete mai avuto un maglione di lana? Se è pura lana può pungere, ma come tiene calda la lana in inverno, non potrà mai fare in egual misura il poliestere, così come il cotone al 100% in estate come il lino aiuta a non sudare a differenza di acrilico e materiali chimici ma economici

Sta tutta lì, per me la differenza sostanziale, se tralascio l’avere qualcosa di unico, che è relativamente bello, la cosa più importante resta proprio la composizione dei materiali. La genuinità di capi che, come dicevo prima: ti durano per anni.

Prima esperienza personale: il mercato

Ammetto di essermi svegliata presto una mattina per andare al mercato rionale alla ricerca di qualche pezzo vintage, ma con la mia solita fortuna non ho trovato nemmeno una mezza bancarella destinata al vintage e all’usato, tanto che poi frustata sono entrata su Vinted e li ho preso una borsa vintage.

Acquisti sentimentali

Nulla di costoso, né di un marchio blasonato la mia scelta, una scelta fatta più per un fattore sentimentale: quella borsa è uguale a una che avevo e usavo da ragazzina. Quando l’ho vista ho semplicemente premuto acquista, spinta dall’impulso emotivo e sentimentale.

La userò in estate sicuramente, anche solo per portare il cane a spasso, ma quella gioia di riavere un pezzo della mia storia a me ha reso felice. È bastato un clic per attivare la serotonina e rendermi felice.

Questo mi ha indotto a fare ulteriori ricerche sul vintage tanto da incappare in un festival: il Vinokilo, pochi clic e ho prenotato il ticket gratuito ma necessario per accedere all’evento. Causa Covid gli ingressi, come sappiamo, sono contingentati un po’ ovunque.

Vinokilo: seconda esperienza in presenza

Vinokilo è un festival del vintage itinerante. Nato in Germania si è a poco a poco espanso in tutta Europa. Alla base dell’evento c’è il bisogno di far sapere alle case di moda del fast fashion quando il riusare i capi vintage possa essere un buon aiuto verso il Pianeta.

Come vi ho già detto in un altro articolo, la moda è uno dei fattori più alto di inquinamento al Mondo, per paradossale che possa apparirvi, questo costante produrre nuovi capi porta, inevitabilmente, a una lentezza nello smaltire gli stessi. Soprattutto perché spesso, cotone e lana, per naturali che sono vengono lavorati con additivi chimici, ciò li porta a diventare semplicemente immondizia indifferenziata. Non più riciclabile.

Quindi su questa base il creatore e tutti gli affiliati di Vinokilo nel Mondo, perseguono il bisogno di urlare un bello STOP alla produzione massiva. Ci sono capi nuovi o in ottime condizioni che, puntualmente, finiscono per essere buttati o donati, ma che hanno ancora un buon potenziale.

In questo evento non ci sono, infatti, brand legati al Fast Fashion. È possibile portare, se si vuole, i propri abiti da lasciare in cambio di un buono in base al peso degli stessi. Volevo portarne, ne ho un bel po’ anche in vendita su Vinted, ma non ho avuto tempo in questi giorni per fare una selezione ed eventualmente pesare i vestiti lavati e piegati pronti per essere venduti a chi potrebbe dare altra vita.

Il peso è alla base di tutto

Essendo della provincia di Bari, la mia scelta è stata proprio la settimana in cui il Festival è arrivato in città. La location sposa in toto la filosofia del riuso. L’officina degli esordi, ex autosilo trasformato in un laboratorio culturale è veramente il luogo perfetto per ospitare il Vinokilo.

Si accede, come dicevo precedentemente, con ticket prenotato online e green pass. All’ingresso ti danno una shopper bag di tela da poter riempire di capi che decidi di acquistare. Il costo non è economico rispetto i kilo festival londinesi o olandesi, ma penso che, sia equo, considerando anche i brand presenti sulle relle.

La scelta nel vintage può sembrare limitante per le taglie, ed è vero, ma una volta che trovi il capo che ti entra, la soddisfazione è veramente immensa. Un pezzo unico si aggiungerà nel tuo armadio e renderà unico un outfit.

Vintage è anche un sinonimo di sentimentalismo e famiglia
Mia madre che osserva i capi

Ho solo un’ora per gironzolare, mi sono fatta accompagnare da mia madre, voglio sapere da lei, generazione diversa dalla nostra, cosa le pare. Ha gli occhi che vagano e un po’ si emozionano. Si riconosce in alcuni vestiti che osserva. Mi racconta di aver avuto quel vestito a costine o quella camicia in un determinato periodo storico.

Però questo usare capi usati non tanto le garba, paradossale se penso che sono cresciuta usando i vestiti che mi passavano i cugini. Insomma nella mia famiglia andava così: se un capo del cugino o cugina era ancora utilizzabile, passava a quello più piccolo della famiglia, in barba a moda e tendenza.

Io e mia sorella eravamo, per l’appunto le più piccole, quindi probabilmente questo ha influito anche sulle mie scelte stilistiche (ad averle!). Provo vari trench di Burberry’s alcuni sono rovinati, altri decisamente enormi. Ne trovo uno che pare perfetto, forse eccessivamente lungo, ma me lo faccio andare bene. Mi verrebbe anche ad un prezzo ragionevole, peccato che ad un secondo sguardo scorgo uno strappetto non recuperabile neppure portandolo da una sarta. Lo lascio sulla rella dei capi non scelti a malincuore.

Siamo tornate a casa con un ricordo madre figlia, senza acquisti effettivi, ma delle volte ci si deve anche saper accontentare. Nel caso tornerò, ma comunque il mio amore per il vintage di sicuro non avrà fine.

E voi che ci dite? Acquistate vintage?

a cura e foto di
Iolanda Pompilio

Seguici anche su Instagram!

LEGGI ANCHE – Giò Sada – Teatro Forma, Bari – 20 novembre 2021
LEGGI ANCHE – Labelle, da TikTok ai digital store: “nudaxte” è il suo singolo d’esordio, un brano che spoglia il cuore da dolori e sofferenze

Condividi su

Iolanda Pompilio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *