“Zero” la rinascita di Francesco Dal Poz

“Zero” la rinascita di Francesco Dal Poz
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Lo scorso 17 ottobre è uscito “Zero” il primo album dell’artista, in contemporanea con l’arrivo in radio del singolo “Estate Spaziale”, terzo estratto dal disco

Francesco Dal Poz, classe ’95, è un cantautore polistrumentista di Treviso, con tre dischi già pubblicati alle spalle, un paio di libri e molti concerti. Inizia a studiare pianoforte fin da piccolissimo, già all’età di 9 anni scrive le sue prime canzoni, subito appoggiato dal padre anch’egli musicista. A soli 10 anni uno dei suoi brani viene scelto come colonna sonora di una produzione video contro lo sfruttamento minorile in collaborazione con l’Unicef.

Mentre nella prima adolescenza affronta l’esperienza in studio con la registrazione di alcuni pezzi, studio che poi non abbandonerà più arrivando a soli 26 anni ad essere un artista che vanta una carriera considerevole; durante la quale ha condiviso il palco con artisti di rilievo come Zero Assoluto, Iva Zanicchi, Ronnie Jones, Damien McFly e molti altri.

Questo lavoro rappresenta per l’autore una sorta di ripartenza, da zero per l’appunto. I 12 brani contenuti nell’album vedono la partecipazione di altri tre musicisti, tra cui Reinaldo Anastacio, cantautore e compositore brasiliano presente in “Rio”.

Nel 2021 l’uscita di “Zero” veniva procrastinata a causa della situazione emergenziale generale, ora che finalmente il disco è venuto alla luce, cogliamo l’occasione per saperne di più direttamente da Francesco Dal Poz stesso!

“Zero” esordisce accompagnato da un podcast dal titolo “Pozcast”, di cui sono state realizzate dodici puntate, disponibili su YouTube, tutte con un tema in comune con una canzone tratta dal disco e con la partecipazione speciale di vari ospiti, come nasce quest’idea?

Quando è nata l’idea del Pozcast, l’album “Zero” era pronto da diversi mesi, ma aspettavo che la situazione generale migliorasse per poterlo pubblicare; è in quel periodo di fermo forzato che ho sentito la necessità di approfondire i temi dei 12 brani dell’album e ho pensato che invitare degli ospiti in un podcast per parlarne, sarebbe stata una bella e grande esperienza, oltre che formativa e, in effetti, così è stato.

Alcuni brani di questo tuo album “Zero”, come “Cerco Casa”, “Bonsai” e in primis il singolo “Estate spaziale”, odorano di fanciullezza, di prime esperienze, di amori che, solo da giovanissimi possono essere così leggeri eppure così intensi, se non mi sbaglio, posso chiederti cosa ti ha spinto a recuperare questi ricordi?

Penso sia stata la consapevolezza che ormai non sono più un ragazzino. Ho 26 anni e sento di essermi lasciato alle spalle tutti quei sentimenti e forti emozioni tipici dell’adolescenza, e mi sento pienamente pronto per iniziare questo nuovo percorso nell’età più adulta.

I ricordi dell’adolescenza restano tra i più significativi. Oggi sono cresciuto e guardo quei momenti come qualcosa di sempre più lontano. È in questo brano che ho voluto raccontarli con la dovuta nostalgia, tenendo comunque bene a mente che sebbene i ricordi siano importanti, “l’adesso è tutto quello che ho”.

(Francesco Dal Poz)

“Estate Spaziale” è il singolo uscito in contemporaneo all’album, com’è ricaduta la scelta su questo singolo e non su altri brani, c’è un motivo in particolare?

“Estate spaziale” è una canzone nostalgica e guarda alle estati passate con quel senso di malinconia misto a gioia; per questo pubblicarla gli ultimi giorni d’estate è risultato quasi naturale.

Sui tuoi profili social hai dichiarato che la copertina dell’album comprende un elemento in rimando ad ognuno dei brani, potresti esporla per noi?

Certamente! Federico Ferè ha fatto un lavoro magistrale, andando ad inserire nella copertina 12 elementi che rappresentano i 12 brani dell’album. Vado per ordine, seguendo la tracklist. “Tisana” è rappresentata dalla tazza, “Pancake” dai pancake, “Cerco casa” dalle riviste d’arredo, “Vivere d’istanti” è rappresentato dal computer, “Banale” dal famoso quadro di Francesco Hayez, “Un sorriso alla volta” dai biglietti d’aereo, “Rio” dalla cartina geografica appesa al muro, “Novantanove” da un rossetto, “Estate spaziale” dalle chiavi del motorino, “Adesso è qui” da un ciuccio, “Bonsai” da un bonsai e “Non ho più nulla” da uno specchio in basso a destra.

Copertina “Zero”
Di recente ti è stato conferito dalla città di Treviso, un importante premio per il tuo impegno sociale il “Premio Bontà”, cosa ti ha portato ad avvicinarti a temi come quello dell’anoressia o dei senza tetto?

Mi è sempre difficile capire perché la vita mi abbia portato a vivere certe esperienze o comunque a venire a contatto con chi le ha vissute. La musica è stata una sorta di veicolo che mi ha portato a conoscere tante persone tanto diverse tra loro, con esperienze, appunto, fortissime. Sicuramente posso ritenermi grato per questo.

Nel disco collabori con altri artisti; “Zero” pur nel suo impegno sociale rimane un disco indie-pop, c’è spazio anche per allegria, positività e molta voglia di rinascere, vivere, forse anche in modo un po’ spensierato, tutto questo si percepisce nel brano “Rio”, queste sonorità latine riaccendono la scaletta dell’album, da dove nasce la voglia di collaborare con il compositore brasiliano Reinaldo Anastacio?

Reinaldo l’ho conosciuto in circostanze davvero particolari; infatti, era venuto in Italia per scoprire le sue origini e vedere Treviso, città da cui sono partiti i suoi avi. Ci siamo incontrati e abbiamo fatto musica insieme quasi fin da subito. È stato lui il primo ad invitarmi nel suo ultimo album ed è stato un onore essere stato parte di un lavoro così alto a livello artistico. Quando poi è nata “Rio”, gli ho scritto subito ed è stato un grande piacere collaborare anche in questa occasione. Credo che lui, come gli altri ospiti presenti del disco, abbiano dato un valore aggiunto ai brani e mi hanno regalato tanto sia a livello artistico che umano.

a cura di
Francesca Calzà

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Francesca Calzà

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