“L’età della convivenza- Dosei Jidai”: l’opera prima di Kazuo Kamimura

“L’età della convivenza- Dosei Jidai”: l’opera prima di Kazuo Kamimura
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Pubblicato in Giappone tra il 1972 e il 1973 su Weekly Manga Action, e in Italia edito dalla J-Pop, L’età della convivenza è il manga che ha visto diventare famoso Kazuo Kamimura.

Ambientato nel Giappone degli anni ’70 è il racconto, raffinato e poetico, di due giovani, Kyoko e Jiro, che decidono di andare a convivere senza sposarsi. Lei lavora per un’agenzia di pubblicità e lui come illustratore free lance.

Considerata l’epoca in cui si svolge la vicenda, il fatto che i due vadano a convivere al di fuori del matrimonio è da considerarsi un atto di emancipazione rispetto alle norme prestabilite.

Il rapporto tra i due giovani viene, infatti, continuamente minacciato dal giudizio degli altri, soprattutto da quello dei genitori. Ma anche dalla disoccupazione e dalle persone esterne alla coppia che, sapendo che i due non sono sposati, tentano degli approcci ora con uno, ora con l’altro. E, infine, dai loro stessi dubbi rispetto alla loro unione.

Il manga è diviso in tre grandi volumi composti da 27 capitoli e raffigura la vita di questi due giovani alle prese con i problemi della vita di coppia e i loro drammi interiori.

Attraverso le vicissitudini di Kyoko e Jiro il lettore si trova a riflettere sulla contraddittorietà dei sentimenti, della vita, della morte e sulla natura labile dell’amore.

Uno dei temi principali del fumetto è l’incomunicabilità tra i protagonisti: è soprattutto Kyoko a dover sopportare questo peso, mentre Jiro sembra percepirla solamente quando i due si allontanano.

A fare da sfondo alle vicende della coppia ci sono le fredde e affollate strade di Tokyo, che non è la loro città natale. Le persone che la popolano sono una massa indefinita di individui, che si mostrano indifferenti ai loro turbamenti.

In alcuni capitoli vengono narrate le storie parallele di personaggi secondari, ma questi non influenzano in alcun modo la storia di Kyoko e Jiro. Le persone passano, così come le stagioni che si susseguono costantemente e inesorabilmente, senza curarsi di loro.

La coppia vive sospesa nel suo piccolo e fragile mondo, in un precario equilibro tra il desiderio di voler stare assieme e il volersi dividere.

Sparsi qua e là nel fumetto sono presenti delle frasi, haiku, per introdurre il tema del capitolo e come spunto di riflessione per il lettore.

Ulteriori spunti sono presenti in un passaggio, dove viene citata un’opera teatrale, del 1908, di Maurice Maeterlinck. Si tratta della storia incestuosa tra un fratello e una sorella in cerca dell’uccellino azzurro della felicità.

In patria, L’età della convivenza è diventata l’emblema di un’intera generazione che si riconosce nei due protagonisti: i loro dubbi e le paure, il loro riappacificarsi dopo i feroci litigi, la loro infelicità e l’irragionevole voglia di fuggire e di rincorrersi allo stesso tempo.

I disegni ricalcano le tavole di Ukiyo-e, le antiche stampe giapponesi su carta, nate nel periodo Edo. Queste rappresentavano perlopiù cortigiane, lottatori di sumo e famosi attori di teatro.

La struttura del fumetto è volutamente simmetrica, per mostrare i repentini cambiamenti di stato d’animo dei protagonisti e mettere in contrapposizione due elementi (uomo/donna e uomo/natura).

L’opera, infatti, è piena di metafore che richiamano la natura: insetti e fiori sono usati per rappresentare ed enfatizzare i sentimenti dei personaggi, in particolare di Kyoko. Ma i fiori vengono sapientemente usati anche per “coprire” certe parti del corpo, nelle vignette erotiche più esplicite.

L’età della convivenza si presenta tutt’ora come un fumetto attualissimo, sebbene sia stato pubblicato ormai parecchi anni fa. I dubbi e i tormenti dei due protagonisti sono gli stessi che potrebbe vivere una coppia dei giorni nostri.

Il messaggio che vuole trasmettere l’opera di Kamimura è che non basta unirsi in matrimonio o convivere per far funzionare una coppia. Ci sono certi limiti interiori e psicologici che sono fuori dal nostro controllo. Tuttavia, nonostante tutte le sofferenze e le difficoltà che l’amore comporta, esso vale sempre la pena di essere vissuto.

L’amore è sempre pieno di errori. Se c’è bellezza nell’amore, lo si deve agli errori commessi da un uomo e da una donna. Se l’amore finisce sempre tra le lacrime, è perché fin dall’inizio ne è stato la dimora. Il tempo in cui si ama: l’età della convivenza.

Kazuo Kamimura nasce nel 1940 a Yokosuka, nella prefettura di Kanagawa. Da adolescente le sue passioni sono la pittura, il judo, la poesia e la chitarra flamenco.

Laureatosi in design all’Università d’arte, inizia a lavorare presso una celebre agenzia pubblicitaria, la Senkosha. Comincia a pubblicare manga nel 1967, esordendo con un fumetto breve, La degradazione della graziosa Sayuri. Lo stile dell’opera è molto simile a quello dei comics americani e le figure femminili sono ritratte in maniera provocante, caratteristica che diventerà peculiare nell’autore.

A partire dal 1968 inizia a collaborare con Weekly Manga Action e Young Comic, due tra le riviste giapponesi più famose dedicate al gekiga (filone che in Giappone indica quei fumetti che sono indirizzati ad un pubblico adulto).

Inoltre collabora con i più importanti sceneggiatori giapponesi, tra cui Hideo Okazaki, Kazuo Koike e Hisao Maki.

Tra le opere più famose, oltre a Dosei Jidai, segnaliamo Maria, Lady Snowblood (che ha ispirato il famosissimo Kill Bill di Quentin Tarantino), Il fiume Shinano, Una relazione folle, I fiori del male, La pianura del Kanto e Club divorzio.

I temi più cari all’autore sono l’amore, l’erotismo, la vendetta, la figura femminile e l’arte di Katsushika Hokusai.

Kamimura si è spento nel 1986, a soli 45 anni, a causa di un tumore alla laringe.

a cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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