Cosa dobbiamo attenderci dal ritorno delle Sardine?

Cosa dobbiamo attenderci dal ritorno delle Sardine?
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Il Popolo Delle Sardine è stato uno dei momenti di aggregazione politica spontanea più sorprendente degli ultimi anni. Non ci dilunghiamo su dettagli riguardanti la loro nascita, avendone già parlato dettagliatamente a suo tempo. Le Sardine hanno vissuto una genesi che rimanda ad un preciso momento storico. Inevitabili i collegamenti all’inizio degli Anni Zero di questo secolo; un periodo nel quale i Girotondini riuscirono a radunare trasversali segmenti di popolazione in opposizione a Silvio Berlusconi che era al governo del Paese.

Quasi vent’anni di differenza, ma radici simili

Questa volta il “nemico” non è però identificabile in uno specifico soggetto politico, ma in un modo di fare che ha avvelenato la discussione pubblica. Chi guarda al dito vede in Matteo Salvini il soggetto da abbattere per le Sardine; chi invece guarda alla luna puntata dall’indice, il nemico è quella politica che ha messo da parte il dibattito e il confronto, sdoganando monologhi senza contraddittorio e falsità.

Con il risultato di esasperare una cosa che ormai si stava già covando da anni: la politica che si identifica non più nelle idee ma nella persona carismatica, o presunta tale. Cult Of Personality, citando una canzone dei Living Colour. Un mood che riporta il trattare la cosa pubblica dritta alle ombre dei totalitarismi degli anni Trenta del Novecento; una cosa che in pochi vorrebbero rivedere ma che è una solida e subdola realtà nella stessa Europa. Citofonare ad Orban e al polacco PiS per maggiori dettagli.

Su una cosa però le Sardine si differenziano dai Girotondini. Mentre i secondi non riuscirono a raggiungere alcun traguardo nell’immediato (lo fecero in prospettiva, con il non-trionfo del centro sinistra alle politiche del 2006), i primi hanno portato a casa in pochi mesi un importante risultato. Quello di dare un contributo alla sconfitta alle Regionali dell’Emilia Romagna di una quasi sicura di vincere Lucia Borgonzoni contro il presidente uscente Stefano Bonaccini. Il tutto a colpi di piazze gremite, non solo in quella regione ma in tutto il territorio nazionale, e un innalzamento del dibattito politico come non si vedeva da tempo. Sia chiaro, Bonaccini è ancora presidente non esclusivamente grazie a loro; dalla sua, oltre ad un operato inattaccabile nel precedente mandato, anche una riuscita comunicazione sui vari canali mediatici, soprattutto i social.

Le Sardine come partito politico?

Un successo che sembrava presagire alla nascita di un nuovo soggetto politico, indiscrezione rispedita al mittente sin dalle prime battute. In aggiunta ad alcuni comportamenti che si sono rivelati autentiche gaffe mediatiche (l’incontro coi Benetton nel pieno della bufera Atlantia, non una grande scelta di timing), l’impressione era quella di vedere un fenomeno nato con dirompenza sgonfiarsi con altrettanta velocità. Questo anche grazie al Covid-19 che ha indirettamente tagliato le gambe ad un collettivo che ha fatto della partecipazione fisica, e non digitale, un punto di forza.

Questo fino a ieri quando, con un post su Facebook, le Sardine hanno annunciato il loro ritorno.

“Le sardine ci sono e non vedono l’ora di riprendersi il proprio habitat naturale, fatto di persone in carne e ossa, relazioni, creatività e cura. Fuori, nonostante tutto, è primavera..

6000 Sardine, Facebook

Un messaggio che non lascia spazio a fraintendimenti: siamo pronti a tornare. E il come-back avverrà con un manifesto di undici punti che saranno illustrati nei prossimi giorni e sui quali aleggia il più stretto riserbo. Un annuncio che arriva mentre, nelle stanze dei bottoni, i governatori uscenti per buona parte pronti ad un secondo mandato litigano con il governo centrale per votare a luglio e non a settembre/ottobre. Per non creare problemi per il ritorno a scuola, la versione di facciata; per monetizzare l’emergenza Covid-19, pensano i più maliziosi.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal ritorno delle Sardine quindi? 

Una cosa è molto probabile: non vi saranno nell’immediato candidature sotto il loro simbolo politico. Con tempi stretti e progetti già avviati (come ad esempio la piattaforma Il Veneto Che Vogliamo) si creerebbero solamente delle inutili sovrapposizioni, con conseguente dispersione di voti che andrebbero, paradossalmente, a favorire quel nemico che la narrazione delle Sardine vorrebbe sconfiggere. Più probabile una sorta di indirizzo politico, appoggiando regione per regione, caso per caso, il candidato che si riconosce nelle cause del loro manifesto.

Inoltre ad oggi l’unica esperienza di successo è arrivata in una regione dove era presente una base di scontento per il candidato del centrodestra molto rilevante. E inoltre, diciamola tutta, il 43,6% ottenuto dalla Borgonzoni rimane un risultato pazzesco, per i più svariati motivi. È sui libri di storia l’impatto nullo sulle altre elezioni regionali, con l’esempio eclatante dell’Umbria passata di mano per la prima volta dalla nascita delle amministrazioni regionali.

Il rischio di essere divorati da sé stessi

Il rischio è che la piattaforma Sardine possa essere divorata da sé stessa, dall’ambizione di essere una forza rivoluzionaria e dall’innocente arroganza di voler impostare un’agenda politica basata sul dialogo nell’epoca dei meme, dei monologhi televisivi e delle trasmissioni politiche che assumono sempre più i connotati di trash entertainment che altro. Se si guarda alla bolla nella quale vive chi si riconosce nel manifesto delle Sardine si pensa di essere di fronte ad un qualcosa di rivoluzionario.

La realtà però è ben altro: è Mario Giordano che semina discordia in prime time, un giornalismo che è diventato il PR del politico forte di turno, non facendo informazione ma diffondendo di fatto dei comunicati stampa senza inserire alcun contenuto critico o basilare fact checking. E un dibattito che appena arrivano aiuti europei cerca di spostare l’attenzione sullo sbarco dei migranti. Perché a certe persone non interessa risolvere i problemi del paese, ma aumentare il consenso personale. Inevitabile, nell’epoca del riconoscimento sociale a colpi di like e cuoricini.

Non si mette in discussione il valore e il contributo delle Sardine nel dibattito pubblico contemporaneo. Anzi, la loro nascita ha sicuramente contribuito a deviare la traiettoria di una barca ormai destinata alla deriva. Ma pensare che loro ci possano salvare tutto è da miopi e stolti: il paese reale è un’altra cosa e bisogna rassegnarsi al fatto che il mondo non era bello prima, e con quanto successo in questi ultimi mesi non è per nulla migliorato. Anzi.

a cura di
Nicola Lucchetta

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