Beastie Boys Story è un documentario imperdibile sul trio statunitense

Beastie Boys Story è un documentario imperdibile sul trio statunitense
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C’è un preciso momento nel quale capisci che i Beastie Boys non sono solo una band che ha venduto milioni di copie ma, soprattutto, una famiglia di fatto. Ed è quando la voce di Ad Rock si commuove per parlare nel finale di Adam Yauch, morto nel 2012 per un tumore. Un amico fraterno ma anche l’anima creativa che ha spesso dato impulsi artistici importanti al collettivo.

MCA non era solo uno dei tre membri dei Beastie Boys, ma ne era il bassista, uno degli MC e di fatto la forza trainante. Niente di nuovo per chi conosce la storia dei newyorkesi, ma in Beastie Boys Story la sua presenza è imponente anche se non è fisica; una figura che, nelle due ore di film, ha parlato tramite video e foto d’epoca, con tanto materiale poco conosciuto anche ai fan più intransigenti.

Beastie Boys Story è il riassunto di tre serate al Kings Theatre di Brooklyn, conclusione di un tour che li ha visti portare in teatro la biografia uscita nel 2018. Un ruolo fondamentale nella riuscita dello spettacolo è quello di Spike Jonze, qui nel ruolo di regista e voce esterna che entra nelle discussioni di Ad Rock e Mike D. Spike Jonze, ora regista affermato, ha costruito il successo come videomaker anche con il lavoro con i Beastie Boys; la collaborazione è avvenuta in un anno, il 1994, nel quale fu l’autore anche dell’epocale Buddy Holly dei Weezer.

Chi si aspetta un elogio degli anni passati, si trova di fronte ad un The Rise And Fall Of Beastie Boys, citando David Bowie. Beastie Boys Story racconta gli anni dell’esordio nel quale si sono visti catapultare dagli scantinati di New York ai tour con Madonna e Run DMC; una parentesi della quale vengono raccontati numerosi aneddoti, dai comportamenti scabrosi sul palco, destinati alle teen fan della popstar di origini italiane, a quell’MCA che si trova da bassista a condividere, per puro caso, il palco con gli Aerosmith per una riedizione di Walk This Way.

La fase del clamoroso successo di Licence To Ill, il primo enorme successo hip hop nato quando i Beastie Boys erano di fatto l’unico collettivo del genere non di colore (molti anni prima di Vanilla Ice ed Eminem), viene descritta nel minimo dettaglio. Il loro nome divenne virale anche grazie alla scelta di mutualizzare l’attitudine del wrestling nelle interviste con MTV; di fatto, parte del loro primo successo fu costruito a tavolino grazie ad un’intuizione del primo produttore Rick Rubin. 

Meccanismo della gimmick che di fatto fagocitò le loro personalità, facendo diventare dei giovani ragazzi dei misogini dediti all’alcol e agli eccessi più estremi. Una svolta che ha anche caratterizzato il tour promozionale e che li ha visti rompere con il passato; dolorosa fu la fine dell’amicizia e collaborazione con la batterista Kate Schellenbach, ormai di troppo nel nuovo progetto Beastie Boys e con la quale si riconcilieranno solo negli anni successivi, e pochi anni dopo con la stessa Def Jam e Rick Rubin.

Una caduta alla quale è seguita una lunga risalita, iniziata con Paul’s Boutique uscito nel 1989. Considerato inizialmente un flop commerciale, nel tempo diventò una delle più importanti opere hip hop di sempre, influenzata anche dagli allora emergenti Dust Brothers. Album che li portò ad un passo dalla bancarotta, anche a causa di un tour promozionale mai partito e a sbagliate scelte strategiche, e che ha di fatto dato l’input a tutta la fase creativa successiva.

Qui i Beastie Boys diventano gli artigiani di sé stessi. Aiutati da un manager, che è ancora il loro punto di riferimento, da Check Your Head in avanti saranno i produttori di ogni opera. Si costruirono a Los Angeles uno studio personale, con tanto di half pipe e piccolo campo da basket, dal quale uscirà l’album della svolta; un mixtape di vari generi, e primo album che li vede lavorare con Money Mark, con Check Your Head riprende anche la loro attività live. Diventano gli autori dei loro stessi video, con l’alter ego cinematografico di Adam Yauch (il cineasta svizzero Nathaniel Hörnblowér), e anche delle foto promozionali. Da questo momento i Beastie Boys rispolverano dal loro passato hardcore punk quell’attitudine DIY che sarà fondamentale per la svolta della loro carriera.

Ma è con i successivi Ill Communication e Hello Nasty, da loro stessi considerato come l’opera più completa, che i Beastie Boys diventano come li conosciamo: una band solida, che non si pone alcun limite di genere e che non si fa alcun problema a rompere con lo scomodo passato. Come avviene ad esempio con Sure Shot, nel quale una parte del testo nasce come spontanea scusa per il loro passato sessista ed omofobo, o con la conversione al buddismo di MCA che, negli anni successivi, porterà al suo attivismo per la liberazione del Tibet con sit in di protesta e concerti benefici. 

Beastie Boys Story racchiude numerosi aneddoti che svelano dettagli più o meno noti della storia del gruppo; spassoso ad esempio il ricordo dell’invasione di palco di MCA agli MTV VMA del 1994. Sabotage ricopre un ruolo importante nel documentario, con il racconto della nascita del giro di basso portante e dello storico video promozionale. Due ore nelle quali il sarcasmo, qui supportato anche dal ruolo di terzo incomodo di Spike Jonze, si smorza con l’introduzione di qualche momento più riflessivo; toccante il momento nel quale viene letto, con tono grave, il testo della canzone Girls.

Il documentario, disponibile su Apple+ dal 24 aprile, mette in luce numerosi retroscena sulla storia dei Beastie Boys. E, oltre a mettere sul tavolo l’avanguardia artistica di tre teenager scalmanati, ci mostra la loro evoluzione artistica e umana. Facendoci capire, infine, quanto ci manchino da quel 4 maggio 2012 che sancì di fatto il loro scioglimento.

A cura di
Nicola Lucchetta

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