“Pochi ma vuoti” è l’album d’esordio dei Plaza Sempione

“Pochi ma vuoti” è l’album d’esordio dei Plaza Sempione
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Pochi Ma Vuoti è l’album d’esordio dei Plaza Sempione, giovanissima garage band nata nel cuore del quartiere romano di Monte Sacro, testimoni di una Roma dove ci si dimena e si urla come nella più dimenticata delle province.

“Pochi Ma Vuoti è un disco che parla di poche cose che una volta messe insieme compongono un essere umano, è il nostro specchio, senza filtri e onesto, che ci guarda dritto in faccia e ci dice semplicemente che dalle nostre paure, incertezze, e fallimenti siamo nati noi e alla fine bene o male riusciamo a fare quello che fanno tutti. O forse no”.

Si tratta di un album caratterizzato da strumentali a tratti aggressive e psichedeliche, accompagnate da chitarre ritmiche d’ambiente che creano all’occorrenza un’onda di reverberi, chitarre soliste che accompagnano la melodia del brano con delay e atmosfere che ricordano il Brasile dei Boogarins, basso un po’ anni ‘90 con sonorità grunge e talvolta funky. Le batterie  sono rigorosamente vere, complesse, mentre le linee vocali danno spesso precedenza al suono e all’effetto, con armonizzazioni e controcanti.

Ecco l’intervista, buona lettura!
Ciao ragazzi, benvenuti su The Soundcheck! Raccontatemi un po’ la vostra storia

Ciao siamo un gruppo che si è formato nel 2016, stiamo in fissa con la musica e giusto quello potevamo fare.  

Che significato ha il vostro nome?

Il nostro nome è un misto tra la piazza in cui siamo cresciuti e la nostra passione per la musica psichedelica brasiliana. 

Provenite dal quartiere romano Monte Sacro: quanto della vostra città portate nella vostra musica?

Portiamo concetti e storie di vita personali nate e maturate qui a Montesacro, di conseguenza tutto e niente.

Il rock è davvero morto o c’è ancora speranza per le chitarre in un paese come l’Italia?

Se lo sapessimo adesso saremmo ricchi magari, a noi piacciono tanto quindi in ogni caso morte o non se le scuole di musica ancora campano c’è speranza, magari in una generazione futura. 

Il 6 marzo è uscito “Pochi ma vuoti”, il vostro album d’esordio: mi raccontate qualcosa? 

È un disco nato da tanto tempo per noi è una grande valvola di sfogo, speriamo possa esserlo anche per chi lo ascolta, ci piace dire che è un disco\emozione. 

Quali sono gli altri progetti per il 2020?

Concerti, cercare di girare lo stivale, e poi si torna a scrivere.

Visto che ci chiamiamo The Soundcheck, vi chiedo: che cosa non deve mancare al soundcheck di un vostro concerto? Avete riti scaramantici?

Ci basta un buon fonico possibilmente due casse di birra, riti no, nessuno, ci concentriamo al massimo. 

Fateci un saluto!

Ciao ragazzi di The Soundcheck, è stato un piacere. Restate anche voi a casa, noi lo stiamo facendo. 

a cura di
Giovanna Vittoria Ghiglione

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Giovanna Vittoria Ghiglione

Giovanna, classe 1992, è un’instancabile penna incallita. Per lei, le cose importanti passano tra inchiostro e carta: tutto il resto è noia. Impulsiva come Malgioglio davanti a un negozio di pashmine floreali, ha sempre trovato nella scrittura il rimedio più efficace contro gli errori della vita: scrivere significa pensare e pensare – purtroppo – non è da tutti. La musica ha sempre giocato un ruolo primario nella sua vita e scriverne è diventato presto un obiettivo da raggiungere. E se è vero che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, a lei non piace proprio tutto: è passata, negli anni, da grandi classici della scena Pop dell’adolescenza, al Rock degli anni ‘90, fino all’Hip Hop – che sin da bambina ha amato grazie alla danza. Autentica sostenitrice della morte dell’Indie, oggi non ha un genere preferito nonostante le statistiche di Spotify evidenzino una grande tendenza Pop.

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