#Parliamone: perché è diventato così difficile esprimere i sentimenti?
La storia di oggi è quella di un ragazzo che scrive a #parliamone per raccontarmi la situazione in cui si trova da un po’ di mesi , una situazione di difficoltà per lui e probabilmente per molti di noi a prescindere dal fatto che ci si possa innamorare della migliore amica o del migliore amico.
Una “situazione di difficoltà”
Parlo di “situazione di difficoltà” perché è questo che ho percepito dalle sue parole, anche se, trattandosi di questioni d’amore dovrebbe essere tutto semplice, invece paradossalmente questa nostra generazione sembra sempre più distante dal quel concetto descritto in tutti i modi possibili all’interno di libri, testi di canzoni e copioni di film.
Siamo la generazione della confusione e questa storia ne è la prova perché potrebbe rispecchiare diverse realtà non solo quella del classico caso: “Mi sono innamorato della mia migliore amica o del mio migliore amico” perché ormai siamo capaci di fare confusione in qualunque caso quando si tratta di relazioni e legami.
La storia di oggi a #parliamone
La storia che leggo inizia con lui che si definisce un “cuore di ghiaccio” e che, dopo la fine di una relazione importante si dedica esclusivamente a storielle di sesso senza impegno e senza provare mai nulla in più per nessuna delle ragazze che incontra.
E fin qui ci sta. Voglio dire… perché non far trionfare quella voglia di libertà e di serie di scuse pronte a portata di mano come: “Ho appena chiuso una storia” tradotto: non ho voglia di impegnarmi.
Libertà
Si definisce libero e sicuro di se stesso con accanto una persona (la sua migliore amica appunto) con la quale condivide qualunque cosa. Mi racconta di questo legame molto forte e di quanto siano uniti sotto diversi aspetti, sia per quanto riguarda le passioni in comune che i modi di pensare, fare e vivere.
Mi racconta che passano la maggior parte del loro tempo insieme, comportandosi a tutti gli effetti come una coppia, tra cene, aperitivi, uscite con gli amici e uscite da soli. In pratica con lei non manca nulla tranne il sesso, il contatto fisico, l’attrazione che ad un certo punto però, sbuca fuori tipo effetto sorpresa.
Qualcosa cambia…
Ad un certo punto quindi qualcosa cambia, sia il suo approccio con le altre ragazze (praticamente inesistenti) sia le sue sensazioni e inizia a pensare che forse tutto quel tempo trascorso insieme e quello star bene in fondo siano chiari segnali di un qualcosa in più di una semplice amicizia.
E così, scendono in campo in men che non si dica anche tutti gli altri sentimenti e le altre sensazioni che in questi casi avanzano prepotentemente: confusione, paura di sbagliare e sbagliarsi, di perdere quella persona, di un rifiuto.
Devo continuare? Ed ecco che scendono prontamente in campo anche i #passidimia (non me ne vogliate).
Spesso rimaniamo fermi a pensare e ripensare, a ragionare, analizzare e passare al setaccio ogni minimo dettaglio e pensiamo “Chissà quale sarà la cosa giusta da fare o da dire… Chissà se mi sto sbagliando o se davvero provo queste cose…” ecc ecc. (potrei continuare all’infinito)
Pochi secondi
A volte bastano davvero pochi secondi, quelli necessari per fare cosa sentiamo e non quello che pensiamo con quella testa che macina sempre troppo a differenza che del cuore che invece se ne sta lì per i fatti suoi e l’unica cosa che fa è quella di farsi sentire. Lancia segnali che non vengono colti e quando per sbaglio riusciamo a coglierli ecco che comunque mettiamo in mezzo il cervello, i ragionamenti e quelle paranoie infinite che lentamente sono in grado di distruggere tutto ciò che sfiorano.
Su una cosa però devo dar ragione al nostro amico perché ad un certo punto scrive:
“Sembra sempre che l’esperienza in amore non serva a un cazzo” e come dargli torto? Ma forse il bello è anche questo.
Non fate finta di niente!
Non serve a niente far finta di niente (scusate il gioco di parole) non serve a niente fingere che non si provi nulla, che sia tutto normale perché quando cambia il modo di guardare quello che abbiamo davanti a noi, quando i nostri occhi cercano e vogliono solo quella persona, sarà inutile provare a chiudere le palpebre e coprirle con le mani.
L’unica cosa che si può fare è rischiare, provare a lasciarsi andare e a lasciare andare le cose per vedere dove porteranno, senza avere nessun rimpianto. Magari ci si schianta contro un palo ma ci si libera da un chiodo piantato in testa oppure ci si schianta insieme da qualche altra parte. Stando zitti non lo sapremo mai, parlando sì.
Dire tutto. Sempre. A prescindere dalle conseguenze.
Il consiglio musicale di #parliamone
“Mi chiedevo se salto nel vuoto, vieni con me?”
a cura di
Claudia Venuti
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