End of A Century: ce ne parlano Raffaele e Alessandro
Dal 2017 occupiamo il nostro posticino online.
E da quella data ho iniziato a leggere sempre più attentamente le webzine e qualsiasi tipo di magazine ci fosse online.
La qualità del lavoro in molti casi è davvero alta ed avendo collaborato con molte di queste durante il mio lavoro di Ufficio Stampa ho notato anche una grande professionalità.
Per questo motivo abbiamo deciso di dare a questi magazine un giusto spazio sulle nostre pagine, per raccontarsi e farci sentire ancora più partecipi di questo meraviglioso mondo che è la musica.
Oggi abbiamo incontrato Raffaele Rossi e Alessandro Gennari che ci hanno aperto le porte del bellissimo End of A Century.
Buona lettura!
Quando avete fondato End of a Century e da che idea è nata?
End of a Century è nato nel 2013, prima su piattaforma free e poi dal 2017 con un proprio dominio e un sito strutturato. Il nome è ispirato a una canzone dei Blur, “End of a Century” appunto – per la mia grande passione verso il Britpop e in particolare per Damon Albarn e Graham Coxon. L’idea iniziale era quella di far arrivare le nuove sonorità di USA e UK al pubblico italiano (rimane ancora oggi il focus di EOAC), come fanno webzine più settoriali come Indie For Bunnies oppure Indie-Rock.it. Poi ho deciso di ampliare il target trattando anche musica italiana e altri generi come metal, elettronica e rock in generale (ma anche rap e trap) riuscendo così a coinvolgere alcuni amici appassionati di musica.
In quanti siete nello Staff e da quale realtà provenite? Nel senso, qual è il vostro lavoro?
Nello staff ci sono io, Raffaele, che sono editore e redattore: gestisco le mail, i rapporti con il pubblico e con i promoter, curo i social, gli articoli e mi dedico alla musica live. Decido tutto ciò che va sopra End of a Century. Dopo aver lavorato tra uffici stampa e altre situazioni extra musicali, ho intrapreso per passione questo percorso che ormai è diventato il mio lavoro stabile. Alessandro dirige Pianeta Scherma e lavora in ambito giornalistico sportivo; Michele è un appassionato di musica italiana e lavora stabilmente in redazioni sportive; Edoardo commenta la Superbike su Sky e adora la musica pesante; Gianluca è doppiatore e bartender, grande esperto di sonorità oltreoceano; Renato è l’unico vero giornalista tra noi, milanista e di stanza ad Amsterdam per lavoro. Eccoci!
Quali sono le cose che EOAC ti ha “regalato” in termini di soddisfazione e gratificazione? Puoi raccontarmi qualche evento o qualche grande opportunità che vi è stata proposta o qualche realtà alla quale avete partecipato?
Parliamo di un evento fresco, quest’anno siamo finiti nel backstage del Concertone del Primo Maggio a Roma, il più grande evento gratuito d’Europa. Emozione tanta ma ancor di più la curiosità. Ci siamo mischiati così ai professionisti, quelli veri. Sempre quest’anno siamo media partner di due importanti festival, uno del nord e uno del sud Italia: il Sexto ‘Nplugged a Sesto Al Reghena, in Friuli (con un cast internazionale: Billy Corgan, Sharon Van Etten, Michael Kiwanuka e Ex:Re) e il Mish Mash in Sicilia con un cast completamente italiano (Nada, Pinguini Tattici Nucleari, Eugenio In Via Di Gioia, Nitro). Direi non male dai. La gratificazione arriva ogni giorno che un ufficio stampa o un promoter ci nota, ci ringrazia e ci dà fiducia con un accredito, vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro ma la strada da percorrere è sempre lunghissima!
Da quando siete “su piazza” ci sono degli aneddoti divertenti che vi sono successi? Se è si quali?
Un aneddoto divertente ricorrente rimane sempre quello di fare lo spelling del nome del sito ogni qual volta siamo a conferenze o presenziamo a concerti – End of a Century non è proprio un nome facilmente orecchiabile come Rolling Stone o Rockol. Molte volte arrivano messaggi privati sui social tipo “fate suonare questo brano a questo artista” e questa cosa ci fa sorridere e ci ricordiamo che alla fine questo lavoro si fa per il pubblico molte volte lasciato spaesato dai silenzi dei promoter.
Ci sono invece stati momenti un pochino bui durante questa attività?
Ci sono sempre momenti bui, dei periodi in cui sembra che nulla vada bene tra visite, pubblico e richieste non accettate. Poi passano e si risale pian piano. È anche il brivido di questo lavoro, fatto costantemente di alti e bassi. Poi ti ricordi che stai facendo tutto questo unicamente per la musica e vai avanti.
Com’è il rapporto con i tuoi colleghi giornalisti, con le webzine e le testate?
Tranquillo e di stima, leggo tantissime webzine perché mi piacciono i vari approfondimenti che ognuno dei giornalisti e appassionati riesce a dare a uno specifico argomento. Penso che in ogni ambito, in particolare in quello musicale, ci sia sempre da imparare. Non è facile lavorare nella musica e ogni giorno bisogna andare a cercarsi la notizia, è un mondo molto molto settoriale, un po’ stantio e va aiutato come meglio si riesce.
Che cosa ti auguri per il futuro?
Mi auguro che End of a Century diventi un punto di riferimento per chiunque si avvicini per la prima volta alla musica. Spero possa crescere ogni giorno di più e negli anni diventare un colosso senza mai perdere il brio e la voglia di far conoscere nuove sonorità al pubblico. Mi auguro nuove partnership per gli anni a venire per concerti e festival e che il nostro lavoro venga sempre più riconosciuto e valorizzato nella enorme giungla del web.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
foto di
Silvia Consiglio