Dopo un’estate fitta di date, Naska chiude il Freak Summer Show al Vidia di Cesena con un Final Party completamente sold out
Naska ha passato l’estate 2025 in tour con il Freak Summer Show: dal Caserta Summer Festival al Rugby Sound di Legnano fino al Beat Festival di Empoli. E come ultima tappa, si torna in Romagna: Diego Naska chiude al Vidia di Cesena, un Final Party andato sold out già a inizio ottobre, a pochi giorni dall’evento.
Nel mezzo, un 2025 davvero pieno: oltre ai live, il debutto al cinema con “Tutta colpa del rock” di Andrea Jublin, uscito nelle sale il 28 agosto. Nel cast ci sono Lillo, Maurizio Lastrico ed Elio; Naska interpreta K-Bone, un detenuto ex trapper che finisce a suonare in una band “improbabile”. Per il film incide anche “Nato nel posto sbagliato”, pubblicato il 18 luglio.
Insomma: tra palco e set, non si è quasi mai fermato
Un’ultima tappa dolce amara
Arriviamo al Vidia e la prima cosa che noto è la quantità di persone. Ingresso pieno, bar intasato, platea già molto compatta prima dell’inizio. Per me che cerco sempre la transenna, non riuscire a prendermi la prima fila è una piccola sofferenza… ma va bene così. Alla fine è bello vedere un pubblico vario: coppie, gruppi di amici, chi Naska lo segue da un po’ e chi ci arriva adesso. Non è il solito ammasso di adolescenti in fase ormonale in prima fila.
Lo show parte puntuale. Le luci calano, Diego sale sul palco con il solo Paolo alla batteria. Si capisce subito che sarà un set ridotto. La mancanza del resto della band si sente lungo tutto il live: certe canzoni, solo voce + batteria, non rendono giustizia alle chitarre e ai bassi che su disco accendono i ritornelli e danno sostanza alle canzoni.
Scelta stilistica dell’ultimo tour? O semplice esigenza pratica/di budget? Non lo so. So solo che, per me, sentire le basi sotto canzoni che conosco bene lascia un po’ di amaro in bocca.
Detto questo, il concerto scorre. Ci divertiamo anche senza pogare (mannaggia), perché Naska sul palco ci sa fare: corre, ride, scherza, tiene i tempi, chiama i cori. Qualche stonatura capita e qualche ingresso non precisissimo pure, ma il genere lo permette e il clima della sala assorbe tutto. La cosa che fa davvero la differenza è il pubblico: presente e carichissimo, come se ogni canzone fosse l’ultima.
Mi guardo attorno e vedo persone che cantano a squarciagola, che saltano e ballano persino sui pochi centimetri di scalini rimasti liberi. Le prime file reggono bene l’urto, nelle retrovie ogni momento è buono per fare iniziare un pogo. L’interazione è continua: si scherza, si ride insieme a Diego durante tutto il concerto.
Ad un certo punto succede la scena che ricorderò di più: un ragazzo prova a salire sul palco, la security lo intercetta e lo fa scendere subito. Naska se ne accorge, ferma un attimo tutto, scende dal palco e va a riprenderlo. Lo riporta su, gli lascia un pezzo di microfono e attaccano “Punkabbestia”. La sala esplode: cantano insieme, poi il tuffo sul pubblico per l’iconico giro di surfing.
Sul piano dei tempi, si resta attorno alle due ore di musica, senza veri cali. La scaletta alterna i pezzi dell’ultimo album, “The Freak Show”, ai singoli degli album precedenti e qualche chicca dei primissimi tempi.
Forse è il momento di una pausa?
Nel complesso è stato un concerto piacevole. Non ha però raggiunto l’asticella dei live che ho visto in passato, complice un assetto ridotto che, su certi brani, ha tolto un po’ di qualità. Detto questo, la serata l’ho portata a casa con un sorriso.
Ora spero di rivedere Naska con un nuovo album e nuove date, magari dopo un periodo in cui tirare il fiato. Per tornare con idee fresche e il tempo giusto per curare i dettagli: senza dare l’impressione di dover per forza cavalcare l’onda, ma puntando a far crescere la qualità.
Quando succederà, saremo di nuovo volentieri di nuovo lì sotto.
a cura di
Martina Giovanardi
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