“Supersaurio”: per chi ha odiato il proprio lavoro (almeno una volta)

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La primavera porta con sé tante novità letterarie e nonostante mi sia ripromessa quest’anno di comprare meno (ma chi ci crede mai?) sono alquanto frequenti i casi in cui proprio non riesco a trattenermi. Di certo non potevo farlo davanti a una copertina rosa e azzurro pastello, con un adorabile dinosauro blu mantello giallo, ma soprattutto davanti alla fascetta Per chi ha pensato almeno una volta: odio il mio lavoro”.

Pur tralasciando l’abito che molto spesso non fa il monaco – soprattutto negli ultimi tempi – Supersaurio di Meryem El Mehdati, uscito per Blackie Edizioni il 14 marzo, è stato all’altezza delle aspettative, in particolare quelle di una millenial che ha visto e vissuto molto di quello che racconta la protagonista (alterego dell’autrice, classe 1992).

Vivere in paradiso (o forse no)

La storia è ambientata a Gran Canaria, setting che può farci pensare inizialmente “beh, almeno c’è il mare e 25 gradi tutto l’anno”. Caratteristiche che passano decisamente in secondo piano se devi farti 3 ore di mezzi ogni giorno come nella peggior metropoli (ma con il bus che passa una volta all’ora) e devi assistere a spettacoli di sbronze e disordini da parte dei turisti. L’isola in cui si cerca il sole tutto l’anno è in realtà una sorta di grande provincia, dove Meryem è cresciuta fra svariate problematiche sociali.

Meryem è inoltre figlia di genitori marocchini, e nonostante sia arrivata a Gran Canaria a un mese di età e il Marocco lo abbia vissuto solo come vacanza, le sue origini sembrano uno stigma difficile da scollarsi, ogni occasione buona per travisare il nome o per metterla a disagio.

La vita difficile dello stagista

Come tanti della sua generazione Meryem ha potuto studiare, uscire dal suo paese, fare svariati master e iperspecializzarsi, per poi tornare e non trovare altro che uno stage con rimborso spese presso una grande catena di supermercati, Supersaurio. Che, nonostante la simpatia del logo dinosauresco, è un luogo tutt’altro che idilliaco. La condizione di stagista addetta alle fotocopie e poco altro le viene fatta pesare in particolare da Yolanda, una superiore che fa di tutto per renderla ancora più invisibile e non essenziale al meccanismo della grande azienda.

La motivazione a entrare in un ambiente del genere è poca, i momenti in cui urlare e sfogare la tristezza di una condizione purtroppo molto comune sono molti. Meryem cerca di sfuggire alla tristezza scrivendo divertenti fanfiction sui personaggi che hanno fatto l’infanzia dei millenials (Harry Potter, Twilight, Veronica Mars…). O anche swippando su Tinder e uscendo con tizi spesso parecchio opinabili.

Salvarsi con l’ironia

Tutto questo potrebbe essere la ricetta per un dramma, ma diventa una storia esilarante in cui immergersi totalmente. L’arma più forte di Meryem è l’ironia, tagliente e mai banale, quel tipo di ironia che non ti mostra nell’immediato il lato positivo delle cose, ma ti ci porta strada facendo. Supersaurio tocca una quantità di temi con cui noi nati negli anni ’90 abbiamo a che fare – o abbiamo avuto a che fare di recente – ogni giorno: lo sfruttamento sui luoghi di lavoro, la discriminazione per sesso, provenienza, giovane età, il fatto di dover dimostrare sempre di essere di più, e ottenere sempre meno rispetto alle generazioni passate.

E’ un tuffo in un presente poco roseo, con una leggerezza che non è superficialità, ma il monito a ricordarsi anche di sorridere e a provare a non accollarsi sempre i problemi del mondo. In fondo, se sei uno stagista, non stai andando a salvare vite (cit.). E spesso, ce ne dimentichiamo (leggi: il mondo fa in modo che ce ne dimentichiamo).

a cura di
Martina Gennari


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