“Fuga in Normandia”: il viaggio interiore di Bernie Jordan

“Fuga in Normandia”: il viaggio interiore di Bernie Jordan
Condividi su

Un racconto di vita comune ricco di significato, messo in scena da due magistrali Michael Caine e Glenda Jackson. Felici del “tutto qua”, della quotidianità e del tempo ancora concesso, sullo sfondo del post Sbarco in Normandia.

In uscita oggi, giovedì 20 giugno, Fuga in Normandia ha come protagonisti Bernie Jordan (M. Caine) e la moglie Rene (G. Jackson), che ci restituiscono l’immagine sognante di una coppia impegnata nell’amore che, solidificatasi nelle avversità, ha vissuto in nome della bellezza della vita.

“Fuga in Normandia”

Il film racconta la storia vera del novantenne Bernie, un tempo arruolato in tempo di guerra nella Royal Navy che, durante il 70esimo anniversario dello sbarco in Normandia del 1944, programma – o meglio improvvisa – una vera e propria fuga dalla casa di riposo con l’appoggio dell’adorata moglie Rene per partecipare alla commemorazione dei compagni caduti in occasione del D-Day.

La guerra

Uno scheletro ben solido di intenzioni valorose, una commemorazione dove soldati tutti d’un pezzo espongono con onore e orgoglio le medaglie e i ricordi di una guerra che hanno vinto e che li ha resi più fragili.

Tutte ragioni onorevoli per far sì che un veterano come Bernie partecipi. Se non fosse che i media si soffermano sulle ragioni sbagliate che spingono il loro “Great Escaper” ad affrontare questo viaggio: all’interno di questo involucro si sviluppa infatti una storia diversa, più introspettiva, più umana, dell’uomo e non del soldato. È per questo che Bernie si infuria per l’attenzione mediatica che la sua grande fuga: lui non è un eroe orgoglioso della guerra, ma un uomo fiero della vita. E allora partecipa all’evento del suo D-Day, trovando la tomba del suo amico Douglas per restituirgli il suo oggetto più prezioso. Una scatolina che racchiude la vita che sognava per sé e che la guerra gli ha portato via.

Bernie prova senso di colpa, perché è stato lui ad assicurare all’amico che ce l’avrebbe fatta. Che sarebbe tornato a casa.

Un rimorso che esterna a Rene una volta tornato a casa, capace di porre le basi per smascherare la guerra e vederla per ciò che è: una questione di fatalità. Rene gli spiega che Douglas è stato sfortunato, a differenza sua. Ed è di questo che si tratta: la guerra è una spietata roulette russa che miete soltanto vittime.
Pochi riescono a tornare a casa.

L’Amicizia

Durante la traversata del canale della Manica, Bernie fa la conoscenza di un soldato della Royal Air Force, Arthur (John Standing), che lo invita a passare la giornata con lui. Sotto la sua corazza intravediamo un uomo che si rifugia nell’alcol per non affrontare il trauma di aver perso il fratello su spiagge di Sword, a causa di uno degli innumerevoli bombardamenti di cui probabilmente è stato l’artefice.

I due amici viaggiano insieme su strade parallele, incontrando le maschere e la profondità celata dietro di esse di altri soldati come loro. In particolare di un gruppo di uomini tedeschi – esseri umani, più che soldati – appartenenti a una fazione, che sono accumunati a Bernie e ad Arthur per la stessa identica tragedia. E che desiderano ricordare a loro volta e a loro modo i compagni caduti.

Quando la guerra finisce non esistono più alleati e nemici, solo persone. Ma durante?

La vita e di l’amore

Il film è una celebrazione del valore della vita racchiusa nelle piccole azioni quotidiane, in contrapposizione con la grande guerra che ha negato l’esistenza a moltissimi.

Il regista ricrea i fatti accaduti e li lascia lì, a scorrere da soli, mentre Bernie vive una sua guerra personale, fronteggiando luci ed ombre, rimorsi e sensi di colpa per vite che ha toccato con mano e che ha visto ridursi a niente. “Che spreco!”, è l’esclamazione più significativa dell’intera pellicola.

Fuga in Normandia è un esaltazione della vita che deve necessariamente essere vissuta, ed è proprio la vita che Bernie e Rene scelgono ogni giorno. Il regista Oliver Parker la costruisce, inserendola in inquadrature estremamente ordinarie. La mano di Bernie mentre sale le scale della casa di riposo per raggiungere Rene. Lei che si trucca per entrambi, rinnovando l’impegno nell’amore che si sono promessi anni e anni prima. Il loro magico rituale d’amore della luce del mattino, ma anche il costante confronto con una vita diversa, ma non meno significativa della loro: quella dei giovani, che frequentano i loro stessi luoghi e che si concedono birre e corse.

“Se mai partirai per un altro viaggio io verrò con te”.
Rene rivolge dolcemente queste parole all’amore della sua vita, che ha aspettato per anni durante il periodo di guerra combattendo indirettamente, senza armi e senza sosta, contro se stessa.

Il cast

L’anticonvenzionale Glenda Jackson è morta a 87 anni nel giugno 2023, prima di vedere la sua ultima opera sul grande schermo. L’ultima, accanto a un’altra leggenda britannica, Michael Caine, un meraviglioso attore che ha annunciato il ritiro dalle scene. I due si conoscevano da tempo. Dai tempi di “Una romantica donna inglese”, film che hanno interpretato insieme quasi 50 anni fa.

La loro arte è immortale, come questa meravigliosa, amabile e commovente storia, nelle sale da oggi, giovedì 20 giugno. Un’opera che ci ricorda il valore di ogni momento e, soprattutto, che la felicità è una scelta da rinnovare giorno per giorno.

a cura di
Michela Besacchi

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – “Bad Boys: Ride or Die” – la recensione in anteprima
LEGGI ANCHE – Atlas: uno sguardo a un futuro possibile
Condividi su

Michela Besacchi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *