“Se solo fossi un orso” : un difficile percorso di formazione

“Se solo fossi un orso” : un difficile percorso di formazione
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Il lungometraggio mongolo “Se solo fossi un orso” del regista Zoljargal Purevdash è un realistico dramma adolescenziale

Trama

Se solo fossi un orso” è la storia di un ragazzo quindicenne Ulzii e la sua famiglia. Nei due anni trascorsi dal trasferimento dalla campagna alla città, il padre è morto e la madre ha problemi di alcolismo.
Ulzii ha una dote innata per la fisica e sotto la guida del suo nuovo insegnante inizia ad avanzare nei turni di un concorso nazionale che potrebbe portare a una borsa di studio in una prestigiosa scuola superiore.
Non riuscendo a trovare un lavoro ben retribuito, la madre decide di tornare nelle regioni rurali con il figlio più giovane; invece, Ulzii sceglie di rimanere con gli altri due fratelli. Questi ultimi tre cercano di superare il rigido inverno mongolo, con tutte le difficoltà che ne conseguono (da qui anche la spiegazione del titolo).

Una difficile adolescenza

Si tratta di una coproduzione mongolo-francese, in particolare si può definire come un nuovo dramma adolescenziale ambientato nel quartiere delle Yurte, una delle zone più povere di Ulaanbataar ( la capitale della Mongolia.).
“Se solo fossi un orso” ( Il cui titolo originale è “If only I could Hybernate“) evidenzia un forte divario rurale-urbano, ma anche una tragica struttura socioeconomica: la ricchezza ed i comfort di alcuni distretti della metropoli offrono un impattante divario con i quartieri di Yurte che non hanno né acqua corrente né sistemi di riscaldamento.
La narrazione è lineare, rispecchia in modo impeccabile la difficile vita all’interno del quartiere, dove i problemi nascono da una primaria necessità di sopravvivere. Ulzii è costretto a diventare un punto di riferimento maturo per i suoi fratelli, che hanno visto troppo presto l’abbandono della madre e la morte del padre.
In questo frangente non c’è spazio per i classici drammi adolescenziali, quando i bisogni primari principali sono il riscaldarsi e nutrirsi; in tale sceneggiatura non sono presenti ovvie scelte di evoluzione formativa, piuttosto è amplificata la veridicità esistenziale.
La storia si concentra quindi sul valore del sacrificio con un prospettiva positiva sulla capacità di affrontarlo e uscire da situazioni complesse.

Stile e Conclusioni

La colonna sonora fonde un mix efficace di hip hop, beatbox e canto di gola mongolo come una metafora tra i vari spostamenti rurali ed urbani. Gli strumenti etnici a corda costituiscono il sottofondo della vita a Yuerte, mescolandosi incalzantemente con il beatbox nelle ambientazioni cittadine.
Con la fotografia si riesce a creare un contrasto tra l’oscurità della periferia e l’illuminazione dell’edificio scolastico; inoltre si predilige una ripresa più semplice che rispecchia il realismo della storia.
Vi è una forte costante in cui primeggia il desiderio del protagonista, un’ambizione più forte della realtà che lo circonda e che intende affrontare con tutto se stesso per superare il valore della sopravvivenza.
In fondo Ulzii vorrebbe raggiungere quello a cui ognuno di noi aspira: la promessa di una vita dignitosa, che vada oltre il congelamento in una dimensione opprimente.

a cura di
Fortunato Neve

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Fortunato Neve

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