“All About Lily Chou-Chou”: il multiforme progetto artistico di Iwai Shunji
Shunji Iwai è un’artista eclettico nel panorama culturale del Giappone contemporaneo, capace di spaziare abilmente tra diversi media quali il cinema, la musica e la letteratura.
Genesi di un’opera seminale
“All About Lily Chou-Chou” o in giapponese “Lily Chou-Chou no subete” è un progetto artistico di Shunji Iwai diffuso inizialmente sotto forma di “romanzo online” per poi divenire a seguito, precisamente nel 2001, un film oggi considerato come una pietra miliare del cinema giapponese contemporaneo.
Ma chi si cela dietro questa misteriosa Lily Chou-Chou presente già nel titolo dell’opera? Si tratta di una persona realmente esistita o è il frutto creativo di un’artista geniale come Shunji? Sul finire dello scorso millennio lwai Shunji si trovava a Hong Kong per motivi di lavoro, ma riuscì comunque ad assistere al concerto di una delle cantanti più popolari di quegli anni: la star del canto-pop – un genere musicale nato proprio a Hong Kong durante gli anni 70′ – Faye Wong, nota anche per aver interpretato il ruolo di protagonista nel celebre film “Chungking express” di Wong Kar Wai.
Questo concerto e l’opportunità di sentire e vedere un’icona musicale come Faye Wong ha portato l’artista a immedesimarsi negli occhi dei teenager di cui tenterà di parlare in questo suo progetto.
Per questo motivo cercherà di ricreare una figura che rappresenti un’idolo per la gioventù giapponese, come lo è stata Faye Wong per i giovani abitanti di Hong Kong. E’ quindi dalla sua mente creativa che nasce Lily Chou-Chou e che sarà la protagonista di questo suo grande progetto artistico.
Per un progetto multimediale: il romanzo
L’idea di Shunji Iwai era però ben più complessa della sola stesura di un romanzo classico. Infatti, il progetto iniziale consisteva nella scrittura di un “romanzo online” che si sarebbe formato attraverso i messaggi degli utenti sulla BBS – una sorta di forum – chiamata Lilyholic fondata dallo stesso autore.
Ciò che ha fatto è stato assumere diverse identità fittizie in rete come fan e tramite i suoi diversi account scrivere messaggi che servissero da base per i temi della conversazione riguardante questa misteriosa figura e a cui i diversi utenti avrebbero potuto rispondere.
Man mano che la BBS si caricava di messaggi, Iwai sviluppò delle “prove” che comprovassero l’esistenza di Lily Chou-Chou, registrando per tale motivo delle canzoni inedite attraverso una band formata appositamente per l’occasione sotto lo pseudonimo di “Lily Chou-Chou”.
Questa sua idea sperimentale ha indotto alla creazione di un fandom che non nasce spontanea rispetto a una figura artistica reale, in questo caso una cantante, ma Shunji Iwai compie un procedimento inverso: fa in modo che il fandom nasca in maniera forzata e artificialmente, inducendo gli utenti a credere nell’esistenza di questa figura tramite la diffusione di tali canzoni come prova tangibile dell’esistenza di Lily Chou-Chou.
È così che nasce il suo progetto più impegnativo e complesso, la creazione di un film sperimentale che vede la combinazione di testi e messaggi reali ripresi dal suo romanzo online e dal forum Lilyholic, nonché una trama fittizia che ha come protagonisti dei giovani adolescenti alle prese con le prime difficoltà della vita.
Per un progetto multimediale: il film
La pellicola segue la quotidianità di due adolescenti, il giovane e ingenuo Yuichi e il misterioso Shusuke, accomunati dalla loro devozione verso Lily Chou-Chou e dal fatto che entrambi possiedono due account in una piattaforma online interamente dedicata alla cantante: il primo utilizza “Philia” come nickname, il secondo “Blue cat”.
Il film racconta perciò le vicende e i rapporti umani adolescenziali che si instaurano tra i giovani ragazzi che animano questa pellicola, concentrandosi soprattutto nel mostrare le irrequietezze e le difficoltà quotidiane sperimentate da una classe generazionale – gli adolescenti – spessa abbandonata e trascurata dalla figura genitoriale e in maniera più ampia dalla società giapponese.
Per questo motivo una delle modalità attraverso cui evadere dalla realtà sociale, profondamente lacerata da manifestazioni di potere e di violenza, è attraverso la musica. Iwai Shunji con questo progetto artistico multiforme riesce a condensare in maniera egregia il significato catartico che la musica può assumere, soprattutto nei confronti di quelle persone che si trovano in una fase della propria vita caratterizzata da maggiore vulnerabilità.
Lo stile narrativo e lo stile filmico
Narrativamente parlando il film non segue un ordine cronologico lineare. L’autore infatti preferisce una narrazione più frammentata e discontinua, segmentata da schermi neri dove vengono proiettate i messaggi e i post del sito online, dove i confini temporali sono sfumati: la narrazione inizia a metà della storia per poi ritornare con flashback ripetuti per poi ritornare nuovamente al presente.
In aggiunta, il regista ci presenta una narrazione elittica resa visivamente attraverso numerosi jump cuts, ovvero dei tagli durante il montaggio in cui viene omessa la parte centrale di una scena lasciando solo la parte iniziale e finale. Dunque viene lasciato volontariamente un certo gap temporale tra i fatti, portando con ciò un certo grado di ambiguità e di interpretazione riguardo le vicende che accadono.
Le scene che trovo particolarmente evocative sono quelle in cui il protagonista emerge in mezzo a un vasto campo di grano, avvolto dal verde con una saturazione intensa e immerso nelle melodie travolgenti di Lily Chou-Chou.
Queste lunghe sequenze catturano l’essenza del suo lirismo e la combinazione della vastità del paesaggio e della profondità della musica crea un’atmosfera di trasporto e contemplazione. Queste scene diventano così un momento di connessione profonda tra il protagonista, lo spettatore e la potenza dell’arte in tutte le sue forme.
Per quanto riguarda lo stile filmico Iwai Shunji è un regista che cerca spesso nei suoi film di sperimentare tecniche nuove e innovative. Già nel ‘96 con la sua opera “Swallowtail Butterfly” proponeva uno stile visivo piuttosto insolito dovuto all’utilizzo della camera a mano e quindi tramite riprese interamente girate prive di un supporto stabile.
In “All about Lily Chou-Chou” invece troviamo l’utilizzo di un dispositivo tecnologico nuovo per una produzione cinematografica giapponese, cioè una videocamera Sony che riprende secondo una tecnologia definita 24p (in un secondo vengono catturati 24 fotogrammi).
Il lirismo di Shunji Iwai
Lo stile estetico di Shunji Iwai abbraccia perfettamente le tonalità liriche che vengono espresse durante il film. La sua penna, il suo occhio da regista e la sua visione riescono a descrivere in maniera poetica, mai brutale o artefatta, le angoscie percepite dalla nuova generazione giapponese sul finire degli anni ‘90.
Questi sono anni caratterizzati da un profondo disagio nel sistema dei valori e nei rapporti inter-generazizonali, acuiti soprattutto da una grave crisi economica dovuta allo scoppio della bolla economica che negli anni precedenti aveva portato all’emergere del Giappone come una nazione economicamente forte e di rilievo sul piano internazionale.
Attraverso la sua creatività, l’autore dimostra una maestria nel trattare temi complessi come il bullismo in età scolastica e il conflitto intergenerazionale tra giovani e adulti. Ciò che lo contraddistingue è il suo abile utilizzo della musica, che assume un ruolo fondamentale nella narrazione anziché restare relegata allo sfondo.
Questo approccio conferisce un tocco di lirismo e profondità ai suoi lavori cinematografici, creando un’esperienza coinvolgente e multisensoriale per gli spettatori. È proprio questa capacità di integrare la musica in modo organico nella trama e nei personaggi che trovo particolarmente interessante e caratteristico della sua cinematografia.
a cura di
Skipper Fonzy Amgao e Simone Endo