Luca Fol, fuori oggi il nuovo album omonimo. Recensione

Luca Fol, fuori oggi il nuovo album omonimo. Recensione
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Anticipato dal singolo Diktat, il nuovo disco di Luca Fol prosegue il percorso intrapreso con la pubblicazione di Io sono meno inglese di thè”, il suo precedente album che ha segnato il passaggio alla scrittura in italiano: una dichiarazione di intenti e di identità, a metà tra elettropop e cantautorato

Il cantautore riminese Luca Fol pubblica per la TSCK Records, il suo secondo album, omonimo, disponibile a partire da questo 29 marzo su tutte le piattaforme streaming. Il sound di “Luca Fol” è potente, fatto di sintetizzatori pungenti, chitarre frizzanti e animo synth pop, ma capace di virare ad atmosfere eteree. Il primo brano, Vivi con garbo” è già una sorpresa: con le sue vibrazioni elettroniche e sonorità originali ci fa catapultare subito nell’universo sfaccettato dell’artista.

Si prosegue con “Concetti”, un riff scanzonato che sottolinea in maniera quasi ironica l’incoerenza naturale dell’uomo, un antidoto per nebulizzare le tensioni, e “L’errore”, rappresentazione di una generazione fragile e sensibile, che deve fare i conti con la realtà e che si sente fuori posto.

L’album prosegue attraversando diversi scenari del cantautorato pop, trovando un punto di incontro tra una concezione della musica più divertente e brillante, e un’attitudine più riflessiva su temi come la spiritualità, la solitudine e la sofferenza, ricordando a tratti i Bluvertigo, a tratti Max Gazzè, senza però mai perdere di personalità.

Si spazia tra brani più spensierati ed ironici come “Estinguiamoci” e “Diktat” che condiscono con un filo di cinismo la lettura del mondo contemporaneo, accanto ad altri più orchestrali, sinfonici e armoniosi come Dissolubile.

I testi, i temi e il senso di un artista poliedrico

Ma se il sound colpisce già dal primo ascolto, risulta importante in un secondo momento soffermarsi sui testi e sulle tematiche affrontate: in “Capricorno”, ad esempio, l’artista scrive un manifesto personale ed artistico ma facilmente riconducibile alla sua generazione, alla difficoltà di vivere i trent’anni tra contraddizioni, silenzi, intolleranza e superficialità.

A fare da collante a tutta l’opera è il tema della ricerca di un equilibrio nella propria interiorità, che si affronta seguendo due strade. Vi è quella più leggera e sarcastica, con l’invito ad accettare l’imprevedibilità, ad andare verso ciò che ci attrae e inizialmente intimorisce, e quella più profonda che punta a cercare il distacco dalla frenesia quotidiana, con il silenzio che viene a dare conforto e l’importanza di saper pazientare.

L’album si chiude con la traccia “Pratica spirituale”, un pezzo che condensa in 3:45 minuti la sensibilità dell’artista e il senso della sua ricerca. Qual è poi il significato più intimo del suo percorso? Forse, l’angoscia verso se stessi e nel non dare libero sfogo alla naturalezza dei propri sentimenti, la voglia di mettere da parte l’egocentrismo. Ma anche la frenesia, l’arroganza, per un approccio alla vita più sereno, di sostanza, più attento alle relazioni sane e al benessere interiore.
 

a cura di
Arianna Spennacchio

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Arianna Spennacchio

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