“I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà”: la recensione in anteprima

“I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà”: la recensione in anteprima
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A volte un film non è una semplice pellicola, specialmente quando il tema trattato è di assoluta attualità e di una delicatezza tale da risultare difficile a parlarne. In questo quadro si inseriscono tutte quelle opere che parlano di guerre che, seppur scoppiate anni addietro, sono ancora in atto con nuovi capitoli che non prevedono una vicina conclusione. “I bambini di Gaza” affronta – senza mai parlarne frontalmente – lo scontro tra israeliani e palestinesi con una semplicità tale da poter essere colta solo dagli occhi di un bambino. Facendo riflettere lo spettatore anche dopo giorni di distanza, così com’è successo a chi ve ne sta per parlare.

Quando si pensa ad un territorio martoriato dalla guerra, subito lo sguardo si rivolge alla Palestina. In questo contesto viene inserito I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà, film in uscita nelle sale italiane oggi 28 marzo 2024, dopo essere stato originariamente pensato e girato per essere lanciato a fine settembre 2023, quando l’ennesima guerra ne ha posticipato l’uscita.

Prodotto da Jean Vigo Italia e Eagle Pictures con Rai Cinema, il film è stato girato in Tunisia a settembre del 2022, dopo una serie di difficoltà riscontrate della produzione nell’ottenere i visti d’ingresso per i giovani attori, selezionati in un casting tra Palestina e Cisgiordania.

Il regista Loris Lai si è liberamente ispirato al libro Sulle onde della libertà di Nicoletta Bortolotti, ed entrambi riescono a far riflettere il pubblico sulla tragedia dei conflitti, che può portare ad un messaggio di pace ed uguaglianza se vista oltre l’odio delle persone. Perché l’odio non è il principio di tutto, ma solo la conseguenza della guerra.

“Poco dopo il completamento della lavorazione si è verificato l’attacco di Hamas del 7 ottobre con le sue tragiche conseguenze, purtroppo ancora in corso. Questi fatti imprevedibili hanno fatto si che i temi trattati nel film diventassero ancora più delicati e la speranza di pace ancora più importante.”

Loris Lai

 Oltre la guerra

Anno 2003. Siamo nel pieno della Seconda intifada, il 43% della popolazione di Gaza ha meno di 14 anni.

Mahmud ne ha 11 e la sua vita è come quella di tanti altri: casa, giochi con gli amici e la necessità di aiutare la mamma, nonostante sullo sfondo della sua vita ci sia però la guerra.
La sua grande passione è il surf, e quella striscia di sabbia poco lontana da casa è da lui vista come un punto di speranza e di fuga da quello che gli capita intorno.

Un giorno Mahmud nota un ragazzino nuovo su una tavola ed, incuriosito, lo insegue, scoprendolo essere un israeliano di nome Alon. Sin da subito l’odio del ragazzo nei confronti dell’altro è feroce, ma col passare del tempo, grazie ad una passione comune e al maestro di surf, il rapporto tra i due si intensifica, costruendosi pian piano con lo scorrere dei giorni.

E ci fa capire che in fondo siamo tutti uguali e che la guerra è solo una delle vie possibili.

Padre: “Esistono solo due possibilità di futuro: che a morire siamo noi o che a morire siano loro!”

Alon: “Non Esiste una terza opzione che possa portare la pace?”

DIscorso tra Alon e suo papà

Il film si snoda in un lungo percorso, durante il quale i bambini giocano alle guerra per le strade, vedono morire amici ed esplodere palazzi.

La guerra è sempre lì presente, ma volutamente non si fa vedere. I bambini di Gaza narra di un percorso fatto di accettazione e fratellanza, andando oltre l’odio e cercando la pace grazie al mare e al surf.

“Questa è casa mia, Gaza. Sulla terra mi sembra di essere in prigione, ma in acqua non ci sono più confini.”

Mahmud

90 minuti, una sola riflessione

La pellicola riesce pienamente nel suo intento, incollando lo spettatore alla sedia e facendolo entrare sempre più nella storia attraverso l’immedesimazione nei personaggi e la riflessione su tematiche da cui spesso si cerca di fuggire, anche solo cambiando canale alle TV appena accesa.

La scelta di utilizzare lingue diverse per i vari personaggi – inserendo l’italiano solo per i colloqui tra i due protagonisti ed il maestro di surf straniero – evocano ancora di più quel senso di lontananza tra popoli che potrebbero essere uniti grazie a quello che tutti noi abbiamo in comune.

I sogni che il protagonista fa rivelano la speranza nascosta nel suo cuore. Una speranza fatta di evasione, ma anche della consapevolezza che lui da li non può e non vuole scappare, poiché significherebbe aver fallito.

Un messaggio di pace che ha commosso anche Papa Francesco che, potendo vedere la pellicola in anteprima assoluta, ha dedicato al commento posto a fine film parole decisamente forti.

“Il film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l’amicizia sociale e la pace.”

Papa Francesco

Messaggio e tecnica

Se il messaggio del film è diretto, esplosivo, e di grande impatto, la tecnica del regista risulta altrettanto di livello. Da una parte, infatti, una fotografia perfettamente centrata, una color dura che trasmette appieno l’idea della tragedia, ma al tempo stesso della speranza. Dall’altra, i pochi effetti speciali sono usati con sapienza e non risultano eccessivi o sbagliati.

Menzione a parte per la colonna sonora grazie alle musiche del Premio Oscar Nicola Piovani, che riesce nell’arduo compito di stemperare un tema tanto pesante con arie decisamente leggere, ma che comunque riescono a conferire il giusto merito alla pellicola.

In definitiva I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà è un film consigliato ad un’ampia platea di spettatori sia per il tema trattato (mai come adesso di così grande attualità), sia per il messaggio che cerca di dare. Una pellicola quasi didattica, che porterà tutti coloro che lo guarderanno ad interrogarsi su tematiche pesanti. Stimolando l’elaborazione di un pensiero critico che non terminerà con i titoli di coda, ma fungerà da tema di dibattito per i giorni a venire e non solo. Chi scrive lo sa bene, e sta ancora ragionando sui vari aspetti del film e sul suo messaggio.

Buona Visione!

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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