Mubi – 5 horror da non perdere attualmente in cartellone

Mubi – 5 horror da non perdere attualmente in cartellone
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Mubi, la piattaforma streaming per cinefili, offre un ampio catalogo di scelta in cui è facile perdersi. In questo articolo verranno presi in esame cinque film di genere horror che vale la pena guardare.

Come alcuni ricorderanno, in origine Mubi era caratterizzato da un catalogo di soli 30 titoli: ogni giorno ne veniva eliminato uno e aggiunto un altro. Attualmente, però, il catalogo è molto più ampio, in linea con quelli delle altre piattaforme streaming, ragion per cui muoversi al suo interno può essere difficile. 

Con questo articolo mi piacerebbe provare ad aiutare chi, come me, davanti ad una vasta scelta, ha bisogno di una bussola. Da amante del genere, ho quindi deciso di selezionare cinque titoli horror da consigliarvi.

Prima di iniziare, voglio sottolineare che, per rispettare l’anima cinefila della piattaforma, ho scelto film prodotti in paesi diversi e ciascuno avente un approccio differente all’orrore. Va anche detto che la lista non sarà necessariamente in ordine di gradimento. 

Senza ulteriori indugi, direi di cominciare.

Zombie contro Zombie – One cut of the dead

La mia lista si apre con Zombie contro Zombie – One cut of the dead, film giapponese del 2017 con un approccio decisamente fresco al visto e rivisto tema degli zombie. Si tratta di un’opera metanarrativa articolata in tre grandi blocchi, che, per non rovinarvi la sorpresa, ho deciso di non descrivere. 

Quello di cui, invece, posso tranquillamente parlare è il tono. Siccome so bene che il genere horror non è necessariamente apprezzato da tutti, ho preferito iniziare con un film dalla vena apertamente comica. L’elemento horror è presente, soprattutto nella prima parte, ma non è mai protagonista. Nel frattempo, le aspettative dello spettatore vengono continuamente ribaltate, tanto che, arrivati alla fine, si prova una soddisfazione profonda. 

Consiglierei Zombie contro Zombie – One cut of the dead tanto agli amanti dell’horror quanto a quelli della commedia. Un film molto intelligente che sa giocare con i preconcetti legati ai B-movies dell’orrore. 

“Halley”

Il secondo titolo che vorrei proporvi è Halley, film messicano del 2012 che, anche in questo caso, si approccia al tema degli zombie in modo innovativo. Se però Zombie contro Zombie – One cut of the dead proponeva toni comici, Halley va nella direzione opposta.

Il regista Sebastian Hofmann presenta un mondo grigio e asettico in cui l’alienazione appare inevitabile. Questa è la condizione in cui vive il protagonista: un uomo talmente distaccato dal resto della società da poter essere considerato un morto vivente, uno zombie. Il decadimento corporeo diventa, quindi, una metafora tangibile di processi emotivi più profondi e complessi.

Halley nella sua semplicità è un film difficile da digerire. A questo va aggiunto l’utilizzo di immagini forti e violente che, sicuramente, possono risultare disturbanti. Dalla commedia horror passiamo quindi ad un body-horror dalle tinte drammatiche e di critica sociale. A mio parere, pur non essendo per tutti, rimane un film interessante nel modo in cui cerca di veicolare determinati concetti. 

“Sick of myself”

La prossima proposta può tranquillamente restare nella sottocategoria body-horror. Sick of myself, film norvegese del 2022, è una commedia nera che, attraverso la deformazione del corpo umano, esplora il tema del narcisismo

La protagonista di Sick of myself, per soddisfare le proprie tendenze narcisistiche, attraversa una trasformazione totalmente volontaria, con un crescendo di immagini disturbanti. Per quanto il film non sia necessariamente un horror in senso stretto, alcuni suoi tratti gli permettono di rientrare nella categoria. L’elemento satirico è forse il più preponderante, tuttavia non posso negare che, assieme ad Halley, questo sia il film che mi ha scossa di più. 

Sick of myself  ti entra dentro, costringendoti a riflettere sulla natura umana. Come nel caso di Halley, alcune immagini usate potrebbero essere fastidiose per gli spettatori, ragion per cui bisogna essere preparati. Detto questo, rimane un titolo molto particolare che, a mio parere, merita di essere visto. 

“The Wicker Man”

Con la prossima proposta si torna indietro nel tempo, al Regno Unito nel 1973. The Wicker Man è probabilmente il film più conosciuto di questa lista, se non altro per il suo remake del 2006 con Nicolas Cage. La versione originale rimane però più iconica, con un finale abbastanza inaspettato.

Il film, ambientato in una piccola isola che segue un proprio culto preoccupante, affronta il tema della fede. Il protagonista è un uomo profondamente cristiano che si trova a scontrarsi con un gruppo di persone pagane. Entrambe le parti credono di essere totalmente nella ragione, mettendo in luce le complessità del rapporto tra religioni differenti. 

Con The Wicker Man ci allontaniamo dal body-horror che ha caratterizzato le due proposte precedenti, entrando invece nel campo dell’horror psicologico. Il film, che può essere tranquillamente considerato l’antenato di Midsommar, non fa uso di immagini particolarmente violente o disturbanti. L’orrore è infatti nascosto e, di conseguenza, le implicazioni di ciò che viene mostrato diventano fondamentali

“Reazione a catena”

Per concludere la lista, ho deciso di spostarmi in Italia. Nel 1971 Mario Bava, considerato assieme a Dario Argento uno dei registi horror italiani più importanti, presentava infatti Reazione a catena. Con questa proposta cambiamo ancora sottocategoria, perché si tratta di uno slasher, cioè un horror in cui l’antagonista è un maniaco che insegue un gruppo di persone. 

In realtà, si potrebbe proprio dire che questo film abbia fatto da precursore ai grandi slasher hollywoodiani degli anni ‘80 (in particolare a Venerdì 13, la cui ambientazione è piuttosto simile). Visto in quest’ottica, Reazione a catena, che risulta comunque scorrevole e godibile, acquisisce un valore aggiunto. Per gusto personale, gli slasher non sono la mia categoria preferita, tuttavia escludere questo titolo dalla lista sarebbe stato profondamente sbagliato.

Alcuni degli omicidi presentati sono piuttosto violenti e, considerando l’anno di realizzazione dell’opera, sorprendono per la loro credibilità. Anche solo per questa ragione, Reazione a catena meriterebbe una visione. Aggiungendo poi la sua dimensione pionieristica, il film diventa ancora più rilevante. 

In conclusione

Ciascuno di questi film presenta delle caratteristiche interessanti che ne giustificano la visione. Personalmente, li ho apprezzati tutti e cinque per ragioni differenti e, quindi, mi sento di consigliarli. Ovviamente, il catalogo di Mubi nasconde altre perle che vale la pena scoprire.

a cura di
Claudia Camarda

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