“Bob Marley: One Love” – la recensione in anteprima

“Bob Marley: One Love” – la recensione in anteprima
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Dopo anni di attesa, arriva finalmente al cinema il biopic sull’icona del reggae, Bob Marley. Un film fortemente voluto dalla moglie Rita e dal figlio Ziggie, che ripercorre l’ascesa mondiale del cantante giamaicano e della sua musica.

Era il 2018 quando Paramount Pictures stipulò un accordo con Ziggie Marley e sua mamma Rita per la realizzazione del primo biopic sulla vita di Bob Marley, una pellicola che doveva rappresentare la celebrazione di un messaggio da parte di un uomo che è diventato leggenda.

Prima di assistere all’anteprima avevo una conoscenza molto approssimativa della vita di Bob Marley, ma, incuriosito dal film e dai suoi contenuti, ho iniziato a consultare pagine su pagine per leggerne la storia, rendendomi presto conto di quanto questo artista sia stato importante per il reggae, il rastafarianesimo e per tutta la comunità giamaicana.

I biopic rappresentano sempre un’arma a doppio taglio perché, pur essendo basati su vicende reali, le necessità cinematografiche restituiscono spesso un prodotto per lo più abbozzato ed insufficiente: partendo da questo presupposto, le aspettative non erano quindi delle più alte.

Tuttavia, quando mercoledì 31 gennaio siamo stati invitati a Milano per la proiezione in anteprima di Bob Marley: One Love, ho messo da parte tutte le mie paure ed i miei preconcetti, cercando di godermi appieno ogni singolo istante del film.

Distribuito da Eagle Pictures e prodotto da Paramout Pictures e Tuff Gong Pictures, la pellicola uscirà in tutte le sale italiane giovedì 22 febbraio. E, viste le premesse, Bob Marley: One Love potrebbe risultare per molti un film parecchio interessante e decisamente sorprendente, così com’è stato per me.

Questa recensione non presenterà alcun tipo di spoiler, ma descriverà le sensazioni e le emozioni da me provate nel corso della proiezione.

Un esodo che sa di successo

Mercoledì sera sono quindi entrato in sala con un mix di paura e di aspettative e, scegliendo attentamente il mio posto e fissando lo schermo ancora privo di immagini, ho cercato di scacciare dalla mente i numerosi pensieri scettici che si facevano via via sempre più forti.
Calate le luci, dopo i consueti titoli di testa le prime immagini hanno incominciato a scorrere veloci.

Ed ecco che, in poco tempo, passiamo da uno spensierato Bob Marley (Kingsley Ben-Adir) intento a giocare a calcio con i suoi figli, ad una panoramica del clima di terrore vissuto dalla popolazione jamaicana negli anni ’70.

In breve tempo arriviamo poi all’attentato subito dal cantante nel 1976 (in seguito al quale non ha riportato ferite mortali) ed il seguente concerto Smile Jamaica, dove ha mostrato i segni degli spari sul suo corpo.
Il ritmo della narrazione è frenetico, la storia viaggia spedita: tutto risulta troppo veloce.
La prima impressione, dunque, è che ci sia qualcosa di sbagliato in questo film, poiché un biopic non dovrebbe essere così. Poi, come una trottola, Bob Marley: One Love perde la sua inerzia e la pellicola si trasforma.

Fino a quel momento quello a cui assistiamo non è altri che la quarta di copertina di un qualsiasi libro, l’idea di quello che succederà nel resto del film. Dopo l’attentato, Bob Marley (Kingsley Ben-Adir) si trasferisce a Londra, perché è il messaggero che porterà la pace con la sua musica, facendo del reggae la sua Parola.

“Come posso portare la pace se dentro di me non c’è la pace?”

Bob Marley

Da questo momento in poi la pellicola ripercorre il tour ed il successo mondiale dell’artista grazie all’album Exodus (1977), che divenne disco di platino. Il ritmo si fa più lento ed inquadrato, fornendo così il giusto spazio ai due personaggi principali della storia: il cantante e la moglie Rita (Lashana Lynch), una figura cruciale nella vita di Marley.

“Lei è ricco?”
“Se mi chiede se sono ricco di averi, posso dire di essere ricco di vita.”

Bob Marley, in un’intervista del 1978

Un messaggio di pace

Il film è piaciuto enormemente ai presenti (me compreso), e le remore iniziali sono sparite durante le due ore di proiezione. La regia di Reinaldo Marcus Green risulta sempre efficace e, visto a posteriori, anche quel rapido inizio risulta avere perfettamente senso.

Una prova di gran spessore da parte del regista che, sapientemente supportato dalla famiglia Marley, tira fuori il coniglio dal cilindro, grazie all’utilizzo di una fotografia pressoché perfetta da parte del Premio Oscar Robert Elswit e di una colonna sonora a dir poco magistrale.

Non mi soffermerò molto sul piano puramente tecnico, ma voglio invitare tutti gli spettatori a godersi i tempi perfetti tra musica ed immagini, il cui colore che muta al variare delle emozioni, risultando sempre esatto ed ampiamente coinvolgente anche agli occhi del grande pubblico.

Le interpretazioni di Kingsley Ben-Adir e Lashana Lynch sono toccanti, intense e a tratti struggenti: il grande lavoro di collaborazione tra Rita Marley e suo figlio Ziggie ci consente di esplorare le numerose sfaccettature del Bob Marley uomo. Senza una conoscenza diretta, infatti, il film sarebbe risultato solo la messa in scena dell’idea del regista.

Consigli di un amico

A distanza di qualche giorno riesco ad apprezzare maggiormente la pellicola, tanto da prendere in considerazione l’idea di una seconda visione sul grande schermo. Un evento che mi capita raramente, ma che al tempo stesso mi fa capire quanto un film ben realizzato possa smuovere i sentimenti ed attivare il pensiero critico.

Una pellicola che mi sento di consigliare a tutti, pur essendo un biopic. Lo scopo di Bob Marley: One Love, infatti, non è solo quello di conoscere la storia e la grandezza di un uomo con un sogno, ma la possibilità di entrate in intimità virtuale con colui che si celava dietro questa nomea. E con tutte le paure ed i patimenti che, propri di ciascuno di noi, portano questo mito sullo stesso piano dello spettatore.

Senza ombra di dubbio è questo trait d’union tra lo schermo e lo spettatore che consente la visione filata di queste due ore in un battibaleno, tanto da farci interrogare sul fatto che il film duri effettivamente così tanto. Cosa che l’orologio ribadisce, una volta controllato.

Bob Marley: One Love risulta quindi una pellicola ben congegnata, figlia di anni di duro lavoro. Un film che avrebbe potuto nutrire serie possibilità di candidatura già a questi Oscar, ma che è forse uscito troppo tardi per attirare l’attenzione dell’Academy.
E che, ciononostante, avrà sicuramente un riscontro positivo al botteghino.

Buona Visione.

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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