“Ho vinto il Festival di Sanremo”: le storie di chi, almeno una volta, ha potuto esclamarlo

“Ho vinto il Festival di Sanremo”: le storie di chi, almeno una volta, ha potuto esclamarlo
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“Ho vinto il Festival di Sanremo”, Dal 13 dicembre è disponibile in libreria e negli store digitali il nuovo libro dello scrittore, autore e discografico Marco Rettani e del giornalista e scrittore Nico Donvito

L’opera è un affresco vivido delle vite di alcuni degli artisti vincitori del Festival di Sanremo e di alcuni giornalisti, critici e addetti ai lavori che hanno vissuto quegli anni. “Ho vinto il Festival di Sanremo” è una raccolta di storie, dove i 30 vincitori del Festival si sono aperti con generosità, permettendo di esplorare le pieghe cruciali delle loro carriere, ognuno in un capitolo dedicato.

Abbiamo intervistato gli autori, che sono andati alla ricerca dei vincitori, delle loro storie e delle loro differenti visioni, raccogliendo testimonianze ed empatizzando con ogni singolo artista.

Benvenuti su The Soundcheck, tanti anni di esperienza sanremese, moltissime e variegate storie di vincitori ascoltate e raccontate: cosa riesce ancora a stupirvi?

Il riscontro generale che si ha quando si parla di Sanremo, che tu l’abbia vinto o guardato da casa, il Festival fa parte del nostro DNA e dei nostri ricordi. È un argomento che unisce e divide tutti, alla fine c’è molto più di una gara di canzoni, bensì lo specchio del nostro Paese. Da quel palco sono passate proposte memorabili e incredibili cialtronate, l’alto e il basso, questo il segreto di un format semplice che si rinnova e che non resta troppo fedele a se stesso. 

Negli ultimi anni c’è stata una sorta di rivoluzione che ha trasformato Sanremo in una manifestazione pop, con un forte appeal anche sui giovanissimi. Come lo spiegate?

Si è tornati al boom degli anni Sessanta, quando il Festival catalizzata l’attenzione del pubblico. Se oggi Sanremo è tornato ad essere l’evento che tutti amiamo, il merito è stato di Amadeus e delle positive amministrazioni che lo hanno preceduto. In particolare, gli ultimi anni hanno dato vita ad un vero e proprio (diciamo pure necessario) ricambio generazionale che ha favorito l’avvicinamento dei giovanissimi. In passato abbiamo assistito a qualche edizione anacronistica e un po’ fuori dal tempo, oggi il Festival parla un linguaggio contemporaneo, capace di aggregare generazioni diverse.

A quale delle trenta storie raccontate nel libro siete più legati e per quale motivo.  

Difficile sceglierne una sola, questo grazie alla partecipazione attiva di tutti i protagonisti, che hanno reso unico questo libro. Il segreto è stato quello di incentrare il racconto sul vissuto, rendendo la narrazione emotiva e, di conseguenza, variegata. Ogni capitolo racconta l’artista e la persona, cosa è successo prima e dopo quella vittoria, con un focus particolare sul durante. Siamo soddisfatti del materiale umano che ci siamo ritrovati a maneggiare con cura, tutte storie che ci hanno toccato e lasciato comunque qualcosa.


Avete raccontato le emozioni dei vincitori ma, avendone l’occasione, a chi degli “sconfitti” dedichereste un capitolo?

Ci sono grandi artisti che Sanremo non lo hanno mai vinto, eppure fanno parte della storia di questa rassegna, pensiamo a Mia Martini, Lucio Dalla, Milva, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Mango, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Mina, Patty Pravo, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Zucchero e molti altri. Un solo capitolo sarebbe impossibile, ma non li consideriamo certo “sconfitti”, alla fine i loro nomi sono scolpiti nel cuore del pubblico, questo conta almeno quanto l’incisione sull’albo d’oro del Festival, se non di più.


Avete il compito di raccontare il Festival a qualcuno che non lo conosce: tre canzoni secondo voi iconiche e rappresentative.

Le prime tre che ci vengono in mente sono: “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini e “Fai rumore” di Diodato: canzoni che hanno scandito epoche e momenti diversi del Festival. Di proposte iconiche, in realtà, ce ne sono a bizzeffe. Il segreto del Festival è semplice, proporre inediti dal vivo e lasciare che per tre, quattro, cinque sere facciano breccia nel cuore del pubblico. A volte un brano necessita anche di un tempo maggiore, ma c’è sempre almeno un interlocutore che lo apprezza. Il bello del Festival è che è una rassegna democratica che si basa sul gusto popolare, al di là della vittoria, a rimanere nel tempo sono le canzoni che il pubblico sceglie di accogliere nella propria vita.


Il cast di Sanremo 2024 è salito finalmente sul palco dell’Ariston. Se doveste scommettere e immaginare oggi un podio, quali artisti indichereste?

Ogni anno Amadeus, che ci onora in questo libro della sua prefazione, è stato in grado di alzare ulteriormente l’asticella, fino ad arrivare a comporre un cast senza precedenti, ricco di nomi che solo pochi anni fa non si sarebbero messi in gioco. Di nomi importanti ce ne sono tanti, forse troppi, ma questo fa bene al Festival. Alla fine, ciò che abbiamo appreso dalla realizzazione di questo volume è che la vittoria è solo un passaggio e che la carriera di un’artista è composta da tanto altro. Questo senza voler sminuire un primato, ma ci sono tante declinazioni dietro una vittoria. Oggi si può vincere Sanremo anche senza arrivare a tutti i costi primi.

a cura di
Arianna Spennacchio

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