“How to have sex”: prime scoperte adolescenziali fra onnipotenza e fragilità

“How to have sex”: prime scoperte adolescenziali fra onnipotenza e fragilità
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In uscita oggi 1° febbraio “How to have sex”, l’esordio alla regia di Molly Manning Walker, premiato al Festival di Cannes 2023 e agli European Film Awards.

Malia, ore tre del mattino.
Un aereo annuncia l’arrivo sul suolo cretese, fra le urla di gioia e di eccitazione dei giovani passeggeri. 

Tra questi, Tara, Skye ed Em, che, per festeggiare la fine degli esami, sono pronte per quattro giorni all’insegna del divertimento e della sfrenatezza. Per quella che – ne sono certe – sarà “la migliore vacanza del mondo”.
La più bella estate della loro vita.

Ubriacandosi, gridando a squarciagola e facendo follie. Passando da una discoteca all’altra, ballando come pazze fino all’alba e celebrando la loro amicizia, prima di prendere strade diverse e gettarsi nella vita adulta. 

“How to Have Sex”

Fin qui il classico viaggio di maturità, in cui le tre adolescenti combattono costantemente una battaglia il cui premio è il sesso. Soprattutto Tara che, ancora vergine, è la più esuberante – ma anche la più timida e fragile – del gruppo. 

Tara in “How to have sex”

Tra vestiti appariscenti e sguardi intensi, curiosità e seduzione, How to have sex ci rende partecipi dello stato di eccitazione ormonale in cui si trova la protagonista, continuamente in cerca di nuove esperienze, sessuali e non.
Non c’è tempo per pensare, bisogna solo cogliere l’occasione propizia prima che sfugga via.

Ben presto, però, in quel mondo in cui tutto è amplificato e l’unica legge è la perdita del controllo, qualcosa sembra vacillare e Tara sarà inevitabilmente costretta a fare i conti con la realtà, riappropriandosi drammaticamente di se stessa. 

Il tema della verginità, tra vergogna e insicurezza

La sua situazione in cui la ragazza si trova sembra farla sentire costantemente in imbarazzo. Perché in una società in cui le adolescenti vergini sono soggette a una pressione continua, anche una semplice frase può far arrossire. Skye, gelosa dell’amica, cerca spesso – in modo sottile, ma ugualmente maligno – di sminuirla agli occhi dei ragazzi appena conosciuti.
Facendole provare vergogna per la sua verginità. Facendola sentire inadatta ed insicura. 

Tara, dal canto suo, resta vittima dell’immagine che vorrebbe dare di se stessa, prima che del giudizio degli altri. Nonostante si senta attratta dalla simpatia e dalla bonarietà del biondo Badger, si ritrova, infatti, quasi senza rendersene conto fra le braccia di Paddy. Il quale, con molti meno scrupoli dell’amico, non esita ad approfittarsi di lei, ubriaca e vulnerabile.

Tara e Paddy in “How to have sex”

Ritornata del tutto in sé, non sa come definire ciò che è successo e se ne vergogna tanto da non riuscire a parlarne nemmeno con le sue amiche, che la riempiono di domande a cui la giovane risponde con fatica.

Tara cerca quindi di dissimulare e di mentire persino a se stessa, ma le emozioni le si leggono in faccia. Prova a scatenarsi, a comportarsi esattamente come faceva prima, ma ormai qualcosa si è rotto in lei e ciò che è successo è troppo importante per poter essere ignorato. 

L’esordio alla regia di Molly Manning Walker

Ma quella della protagonista non risulta essere l’unica prima volta del film: viene celebrato, infatti, anche l’esordio sulla scena della stessa regista Molly Manning Walker, che dirige qui il suo primo lungometraggio, premiato al Festival di Cannes 2023 e come “Miglior film rivelazione” agli EFA

Prima di approdare alla macchina da presa, la Walker ha tuttavia lavorato per molti anni come direttrice della fotografia, e la realizzazione di questo film ne è la prova evidente. 

How to have sex è, infatti, prima di tutto un’esperienza sensoriale completa, tangibile.

Un’esperienza sensoriale: la vista

Il contrasto fra luci e ombre, il lungo susseguirsi di immagini a rallentatore, in un mondo che appare ovattato e fiabesco, ma che si tinge man mano di contorni inquietanti, lugubri e demoniaci.

La rappresentazione di un luogo idilliaco, in cui abbandonarsi ai piaceri più sfrenati e agli istinti più bassi, ma che il costante superamento dei propri limiti fa ben presto apparire caotico, confusionario, pericoloso. 

Tara in “How to have sex”

La notte è il momento della baldoria, in cui l’entusiasmo diventa incontenibile, i sentimenti travolgenti ed ogni azione risulta lecita. Poi arriva il giorno, che ne rivela l’insensatezza e getta luce sulla desolazione che si cela dietro al divertimento senza remore e pensieri, spia di un incolmabile vuoto interiore.

Emblematica diventa allora l’inquadratura di una strada deserta e sporca di Malia, all’alba del giorno dopo, che sembra quasi l’immagine di un film apocalittico. 

Un’esperienza sensoriale: l’udito

E ancora, il fracasso fragoroso presente fin dalla scena iniziale ed in tutta la prima metà del film, fra la musica in discoteca, le canzoni cantate a squarciagola e le urla di gioia. Ma anche il silenzio assordante della seconda parte, con la solitudine e l’estraneità che esso suggerisce, anche in mezzo a centinaia di persone. 

Ed è proprio in quell’assenza di rumore – in tutti quei pensieri non detti – che si celano gran parte dei significati del film.
I rumori risultano futili. Le parole si fanno pesanti, spesso insufficienti ed inadeguate per farsi capire. Per esprimere cosa si prova.

O forse ci sono cose che dovrebbero essere rivelate, ma non si è mai pronti per farlo. E allora si lasciano trapelare indizi dai gesti, dalle espressioni. 

Skye, Em e Tara in “How to have sex”

Tara e Badger si guardano, con quell’intensità e quel desiderio che accomunano due giovani che si vogliono, ma sono troppo timidi per dirselo apertamente. Tara osserva Badger spesso, per chiedergli aiuto. Badger impara a guardare Tara con consapevolezza, arrivando pian piano a notare il suo cambiamento e a capire il suo malessere, pur limitandosi a starle vicino senza farle troppe domande. 

Uno studio comportamentale, ma senza giudizio

“Ho avuto l’occasione di rivedere alcune amiche del liceo e stavamo ricordando le vacanze tra ragazze che facevamo allora. Mentre passavamo in rassegna le varie storie, ho iniziato a rendermi conto dell’impatto che quelle vacanze avevano avuto sul modo in cui ognuno di noi concepisce il sesso.”

Molly Manning Walker

Partendo proprio da quella che sembra essere un’innocente vacanza con le proprie amiche, How to have sex tratta dunque argomenti delicati come consenso, consapevolezza, sesso, stupro. 

Per noi spettatori diventa molto difficile non sentenziare sul comportamento di Paddy, soprattutto durante il secondo rapporto sessuale fra i due. 
Ma l’occhio della regista non è per nulla giudicante: il mondo dei giovanissimi è rappresentato senza alcun tipo di moralismo, ma con grande verità e delicatezza. In punta di piedi. 

Tara e Badger in “How to have sex”

Il titolo del film è esso stesso emblematico: How to have sex sembra, infatti, presentare un intento didascalico, fornendo un libretto delle istruzioni su come avere rapporti, e proprio qui rivela la sua ironia

Non c’è un modo giusto o un atteggiamento più consono rispetto ad un altro, contrariamente a quanto vogliono farci pensare.
Ognuno vive la sua sessualità come meglio crede e va bene così. 

La prima volta può spesso rivelarsi poco romantica ed idilliaca, differente da come ci si immagina. Magari anche traumatica, spiacevole ed imbarazzante, come in questo caso. 

Il malessere di Tara, però, non trasforma il film in un commovente dramma sullo stupro, in cui lo spettatore prende le parti della vittima e condanna ineluttabilmente il carnefice. 

La regista, infatti, vuole mettere semplicemente in scena i comportamenti adolescenziali, studiandoli approfonditamente. Rappresentando senza giudizi quel momento della propria vita in cui si ha l’impressione di tenere il mondo fra le mani, ci si sente onnipotenti e si può essere folli e scatenati, ma allo stesso tempo anche terribilmente fragili ed inconsapevoli. 

L’interpretazione di Mia McKenna-Bruce

Così, anche un viaggio di maturità all’insegna della spensieratezza può spingerci a fare i conti con ciò che si vorrebbe essere. Con quell’immagine di sé che si vorrebbe trasmettere agli altri, e con ciò che invece si è. 

L’attrice nel ruolo di Tara, Mia McKenna-Bruce, è semplicemente straordinaria nel rappresentare questa dualità. 

Tara in “How to have sex”

Nella prima parte del film è impossibile non farsi coinvolgere dalla sua esuberanza ed euforia. Ben presto, però, ci si rende conto di quanto questa sua apparente leggerezza nel vivere la vita sia in realtà una maschera, dietro la quale è nascosto un grande senso di insicurezza. 

Nella seconda parte, dopo aver perso la verginità, il comportamento di Tara cambia considerevolmente. Le sue espressioni, i suoi occhi, i suoi gesti rivelano il turbamento interiore che l’attanaglia, sebbene la giovane cerchi di dissimularlo in tutti i modi. 

Sesso e consenso: l’importanza del dialogo

Ed è proprio questo il messaggio che la Walker vuole trasmettere con How to have sex: il fatto che non ci sia nulla di male nel provare certe sensazioni, ma che, dinnanzi ad esse, non si possa far finta di niente. È fondamentale, invece, parlarne, condividere e confrontarsi. 

Le emozioni che Tara prova sono le stesse che tante ragazze – adolescenti e non – hanno vissuto, a volte vergognandosi e a volte sentendosi colpevoli, senza però detenere alcuna colpa. 

In un momento storico in cui discutere del sesso sembra essere diventato un tabù, viene dimostrato quanto il dialogo sia sempre d’importanza fondamentale. Per prendere coscienza di sé, per elaborare traumi, ma anche per rialzarsi ed andare avanti, preparandosi a rivivere nuove esperienze senza dimenticarsi delle vecchie.

Con spensieratezza, ma anche con un po’ di consapevolezza in più.

Ecco il trailer di “How to have sex”

a cura di
Lucrezia Aprili

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