La libertà. Primo episodio – Teatro Galli, Rimini – 20 gennaio 2024
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Lo scrittore Paolo Nori porta in scena il suo ultimo spettacolo dedicato alla Libertà, esplorando la letteratura russa.
“Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un uccello”.
Lo spettacolo teatrale La libertà. Primo episodio di e con Paolo Nori inizia con questa citazione di Daniil Charms, scrittore russo arrestato durante l’assedio di Leningrado e internato in una clinica psichiatrica, dove morì di fame. Per tutta la sua vita non gli permisero di pubblicare quello che scriveva e venne arrestato con accuse insensate. Pare per aver predetto che i tedeschi avrebbero vinto la guerra. Sembrerebbe che la sua storia abbia a che fare con la dittatura, invece ha a che fare con la libertà.
Fare un discorso sulla libertà è tutt’altro che semplice. Un discorso lineare, che abbia un inizio, uno svolgimento e una conclusione. Figuriamoci uno spettacolo teatrale. Ed è questa l’idea che Paolo Nori porta sul palco del Teatro Galli di Rimini.
La libertà non può essere definita. Non è un concetto finito quindi, per affrontarlo, Nori utilizza la letteratura russa e i suoi maestri. Si parte con Daniil Charms, del quale legge alcune bizzarre opere. Nel suo stile inconfondibile ci racconta la sua vita e spiega al pubblico come i grandi scrittori russi abbiano scritto e incarnato l’idea di libertà. Ma non solo loro. La narrazione dalla Russia arriva fino all’Emilia, la sua Parma, con il ricordo ancora vivo della lotta antifascista del 1922, quando a Italo Balbo – allora ministro dell’aeronautica – venne impedito di attraversare il torrente Parma e di entrare in città.
Sul palco del Teatro Galli, ad accompagnare Nori ci sono tre musicisti, Alessandro Nidi, Alessandro Zezza e Andrea Coruzzi, fondamentali per dare ancora più forza alle parole. La scenografia è minimale. Una scrivania, due teli che ricordano degli arazzi, un leggìo. Poco altro.
Si parla di libertà, dicevo. Difficile farlo senza utilizzare le parole di chi alla libertà ha consacrato la propria vita: l’anarchico Pietro Gori. “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà”. Da questo assunto Nori parte per spiegare la teoria anarchica che si basa sull’idea che l’essere umano sia buono, ed essendo un’idea difficilmente dimostrabile, l’unico modo per rivelare la sua forza è parlarne per esempi. Charms appunto, che nemmeno se la prendeva con il potere sovietico che gli impediva di pubblicare, di scrivere, che lo affamava e lo mandava in rovina. Ma anche Bartolomeo Vanzetti, l’italiano giustiziato negli Stati Uniti, insieme a Nicola Sacco.
Molti di noi sono abituati a pensare che la libertà dipenda dal posto in cui siamo. Nori, racconta, quando era giovane si diceva che al di là della cortina di ferro, in Oriente, non c’era. Di qua invece sì. Ma la sua vita ha dimostrato anche il contrario. Quindi forse questo far parte di un gruppo finisce soltanto per sostituire il pensiero. Con esempi letterari e storici, Nori fa riflettere su come la libertà sia nell’anima e che vada esercitata continuamente, come un muscolo. Nel linguaggio, nella vita, nelle scelte.
E alla fine, oltre a ridere, ci si commuove anche. Lo facciamo noi, nel pubblico, e lo fa lui, sul palco, mentre elenca le piccole gioie domestiche. Squarci di eternità nella vita quotidiana che sconfiggono la morte.
a cura di
Daniela Fabbri
Foto di
Andrea Morgillo (fonte: Teatrodue.org)