Le difficoltà degli animatori nel mondo degli anime

Le difficoltà degli animatori nel mondo degli anime
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Quest’anno è stato costellato di anime caratterizzati da animazioni spettacolari. Jujutsu Kaisen, Attack on Titan e Demon Slayer ci hanno fatto emozionare grazie a scene spettacolari. Ma un lato fondamentale rimane nell’ombra: cosa succede agli artisti che stanno dietro a questo?

La realtà di un animatore in Giappone 

Con l’ascesa degli anime tra le forme di intrattenimento più amate è aumentata anche la richiesta di animatori per realizzare i sempre più numerosi progetti. Ciononostante, le condizioni di questa categoria di lavoratori non sono affatto migliorate. 

Esse, infatti, sono estenuanti. Le lunghissime ore di lavoro hanno pesanti effetti sulla salute sia fisica che mentale di queste persone. Molte volte le scadenze sono così ristrette che non permettono loro di riposarsi e i lavoratori spesso sono portati all’esaurimento o al burnout pur di completare un progetto in tempo. È stato perfino coniato un termine, Karoshi, ossia “morte da troppo lavoro”, quando i sacrifici a causa di esso spingono i lavoratori a superare i limiti del corpo umano.  

Si potrebbe pensare che tutto questo lavoro, data la redditività di progetti di un certo spessore, venga lautamente ricompensato. Non è affatto così. Molti, infatti, con il loro stipendio non sono in grado di sostenersi, soprattutto se si tratta di animatori di piccole case di produzione. Un esempio ci è dato da Tetsuya Akutsu, membro dello storyboard team di NieR:Automata Ver1.1a e key animator di Love me, love me not. L’artista ha rivelato di guadagnare tra i 15.000 ai 42.000 euro all’anno (quando in Italia di solito si parte con un salario minimo di 18.000 euro annui). 

MAPPA 10TH ANNIVERSARY

Questi elementi combinati creano un’insicurezza che impedisce agli animatori di mettere radici e crearsi un vita stabile.

Il caso di MAPPA studios

Riguardo la situazione degli animatori, emblematico è il caso dello studio MAPPA. La casa di produzione celeberrima per progetti come Jujutsu Kaisen, Chainsaw Man e l’ultima stagione di Attack on Titan è stata al centro di un acceso scontro. Il successo di questi titoli è conosciuto ormai da tutti gli appassionati e questo è stato spesso ottenuto grazie a scene di combattimenti fluide, impressionanti e coinvolgenti. Di solito però si ignora quale prezzo venga pagato per creare queste scene. 

Lo studio MAPPA si è guadagnato la “fama” di creare un ambiente di lavoro estremamente tossico. Gli animatori hanno spesso dichiarato di dover lavorare a volte fino all’alba per sistemare alcune scene. Inoltre, i nuovi arrivati non vengono introdotti alle loro mansioni, ma vengono subito messi a lavorare senza nessun tipo di formazione. La testimonianza che più ha fatto scalpore su X è stata quella di Teruyuki Omine, coinvolto nella produzione della quarta stagione di Attack on Titan, dove affermava di essere tornato a casa da lavoro per la prima volta dopo tre giorni 

Post su X

I magri tentativi di sistemare le cose si sono estinti durante la produzione della seconda stagione di Jujutsu Kaisen. Si è poi scoperto che MAPPA aveva costretto i suoi animatori a firmare un accordo di riservatezza per tenere segrete le condizioni di lavoro. La situazione durante quei mesi era così ingestibile che molti di questi si sono sfogati su X per denunciare gli abusi della casa di produzione e richiedere una proroga alla scadenza. Quest’ultima è stata negata dalla produzione. 

In conclusione 

La condizione descritta dagli artisti di Studio MAPPA è solo uno dei moltissimi esempi di abusi e sfruttamento che gli animatori nel mondo degli anime sono costretti a subire per seguire la loro passione. Per questo motivo è fondamentale dare lor sostegno e visibilità per fare in modo che le case di produzione trattino i loro lavoratori in modo giusto ed etico.

a cura di
Chiara Vanzan

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