“The Idol” – la nostra recensione dell’opera più discussa (e meno capita) di Sam Levinson!

“The Idol” – la nostra recensione dell’opera più discussa (e meno capita) di Sam Levinson!
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Lo scorso mese è uscita su Sky “The Idol”, la controversa serie tv dell’HBO creata da Sam Levinson e The Weeknd, con protagonista Lily-Rose Depp. L’opera ha fatto fin da subito parlare di sé, facendo scandalo al Festival di Cannes e floppando completamente al momento dell’uscita.
Ma le numerose critiche trovano reale riscontro, o sono per lo più frutto del giudizio superficiale di chi questa serie non l’ha proprio capita? 

Ho finalmente deciso di recuperare la recensione di The Idol. Ho aspettato tanto ma alla fine, eccola qua: è arrivata! Questo ritardo non è tanto dovuto ad un recupero posticipato della serie (che però ammetto di aver rewatchato), né ad un’irrecuperabile forma di pigrizia congenita.

No, ho aspettato a parlare di The Idol perché semplicemente volevo farlo, con la speranza di dare a questa serie lo spazio che merita, aspettando che tutte quelle opinioni ingigantite e quelle voci indignate che gridavano allo scandalo – al porno! – andassero esaurendosi. 

Perché, guardando oltre le scene di sesso ed i ripetuti amplessi, la serie presenta spunti di riflessione davvero interessanti, che hanno saputo catturarmi fin da subito!  

La mia voce è, dunque, un fuori dal coro. E non credo avrebbe trovato abbastanza spazio, soffocata da tutto quel clamore mediatico.

Ora, a distanza di settimane, posso finalmente rivelarvi cosa penso su The Idol

“Ok, tutto pronto.”

“Fammi un’altra delle tue risate Joys. Così, sì!”
“Un po’ d’innocenza ora. Forte… guarda in camera. 
E uno sguardo da cerbiatta. Bellissima.
Ora maliziosa. Gioca con la fotocamera. Ok, sesso puro, ora. Brava. Ora vulnerabile. Bellissima.

E ora sensibile.
È bellissima.” 

“The Idol”, 2023

Jocelyn si destreggia davanti all’obiettivo, nei numerosi scatti promozionali per il nuovo album.
Una rapida sequenza. 

Risata. Scatto.
Innocente. Scatto.
Maliziosa. Sensuale. Scatto. Scatto. 

Poi, il trambusto della troupe sulla scena: un via vai frenetico di addetti ai lavori, tra chi intende sistemare ciò che non va sul set, e chi i capelli, chi il trucco. 
E poi c’è la dannata clausola sulla nudità da rispettare, e quella foto indecente appena trapelata sul web da cui prendere le distanze immediatamente. 

Un delirio infernale, dal quale la macchina da presa si allontana, lentamente.
Per mostrarci quel dietro le quinte: la realtà, dietro la finzione degli scatti in primo piano di Jocelyn che ci avevano totalmente rapito.
Facendo riaffiorare il pubblico da quell’estasi contemplativa in cui era sprofondato, creando un distacco – spaziale ed emotivo – tra scena e spettatore. Un angolino in disparte, dal quale osservare con freddezza il mondo assurdo dello star system. Le sue incongruenze e i suoi paradossi, dietro la patina dorata che ci viene mostrata. 

Ed è Jocelyn dalla bellezza angelicata, seminuda sotto il soprabito rosso, la perfetta incarnazione di una sensualità eterea ed eccitante, vicina ed inavvicinabile allo stesso tempo: lei è la star.
La maschera perfetta dietro la quale si celano tutti i segreti e le bugie.
Le ombre e le incongruenze di una vita apparentemente perfetta, data in pasto ai fan ogni giorno. 

Sollevare il velo 

The Idol scoperchia il vaso di Pandora, mostrando a tutti il suo contenuto.
Le segrete perversioni ed i vizi di una società intenta a contemplarsi compiaciuta allo specchio, alle prese con un’incurabile forma di dismorfofobia, dettata da quell’ossessione costante per la propria immagine pubblica che affligge il mondo odierno. 

E se “l’avversione del diciannovesimo secolo per il realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso nello specchio”, mentre quella “del diciannovesimo secolo per il romanticismo è la rabbia di Calibano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio” (Prefazione al ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde), la nostra le riassume entrambe. 

Guardarci allo specchio con gli occhi appannati, senza vedere realmente, appagati da un’immagine di bellezza e splendore che vi figuriamo riflessa, ma che in realtà non esiste.
Un quadro al contrario, sogghignate e deforme, che nascondiamo con paura, ma dai nostri occhi!

Nella speranza che nulla venga – dentro di noi – alla luce. 

L’amore tossico – Joss e Tedros 

L’elemento più controverso e dibattuto di The Idol – nonché sua colonna portante – è sicuramente il rapporto tra i due protagonisti dello show. 

Dopo Malcolm e Marie ed il triangolo Nate-Maddy-Cassie, Levinson torna a mostrarci un altro rapporto tossico: quello rappresentato dalla relazione tra Joss e Tedros, profondamente borderline sotto qualsiasi punto di vista. 

Una relazione caratterizzata da sesso e bugie, violenza e manipolazione, dominio e sottomissione. Il punto di vista di Levinson è amorale e distaccato, privo di qualsiasi giudizio etico: il regista si limita a rappresentare un rapporto a prima vista semplice, contenente al suo interno una miriade di piccole sfumature. 

A primo impatto, infatti, sembra sia Tedros a mantenere il controllo sulla situazione, tenendo in pugno Jocelyn con le sue idee eccentriche sul sesso, l’arte e la vita. Tuttavia a poco a poco la verità ci viene rivelata, mostrandoci come sia stata la protagonista a tirare i fili fin dal principio. 

La scena nel negozio di Valentino – dove Joss fa leva sulle insicurezze da maschio alfa di Tedros, andandole ad alimentare – è solo la prima di una serie di manipolazioni evidenti che la ragazza compie ai danni dell’uomo.
A cui seguono la vendetta con Rob, e la sua vittoria finale. Che vede la star inneggiata sul palco con tutta Los Angeles ai suoi piedi, e un Tedros messo in un angolo, incatenato per sempre a quel suo amore malato. 

In quel “Sei mio, per sempre. Ora va a metterti là dietro.” è rivelata la triste sorte di Mauricio Costello Jackson, che umiliato, usato e manipolato, ridotto ad un piccolo uomo patetico ed insignificante, rimane totalmente alla mercé dell’”amore della sua vita”. 

“Povera piccola, non sa in che guaio si sia cacciata!”, continua a ripetere nel corso delle puntate il cacciatore Chaim.
Ignorando – ironia della sorte! – che la vera vittima non sia la sua protetta, ma proprio l’odiato Tedros. 

Natura dietro finzione 

Mettendo in scena un personaggio estremamente contraddittorio ed affascinante, Lily-Rose Depp impersona magnificamente la grande diva hollywoodiana, in tutti i suoi aspetti. 

Per tutta la durata della serie, Jocelyn porta in volto una maschera capace di nascondere le sue vere sembianze, che a poco a poco scivola via. Rivelando la vera natura della ragazza.

Nella relazione con Tedros, Joss, finalmente libera dalle proprie catene, si riconcilia infatti con il suo “lato oscuro”, celato per tanto tempo sotto le mentite spoglie di quel bel viso d’angelo. Abbracciando – finalmente e senza paura – quella parte della sua essenza messa a tacere per lungo tempo. 

Nella sua continua finzione, Jocelyn incanta tutti: in apparenza fragile e delicata, la star nasconde in realtà un’indole meschina e sociopatica.
Capace di legare a sé chi le vuole bene, la cantante usa le persone per ottenere ciò di cui ha più bisogno: amore, protezione e successo. Per poi sbarazzarsene in un secondo momento, mettendo al primo posto sempre e solo se stessa.
Perché se “la vita è guerra”, in questa giungla il più debole viene presto divorato. 

La molteplice indole di Jocelyn si manifesta in ogni legame ed interazione da lei posto in essere. La ragazza ama, soffre e si affeziona, ma con una morbosità e un attaccamento tale da portarla ad esercitare un feroce controllo su tutti quelli che la circondano, ferendo e allontanando chi non accetta di sottostare alle sue regole. 

L’accesso alla dimensione interiore di questo personaggio è reso magnificamente dalla regia di Levinson, che, avvalendosi di una composizione estremamente geometrica, ci mostra ciò che accade da lontano, avvicinandosi progressivamente.
La lontananza dell’inquadratura – data dall’immagine ma mai dalle voci (che risuonano sempre in modo chiaro e netto) – suggerisce un distacco emotivo che pian piano scompare mentre, con un lento movimento di camera, lo spettatore si avvicina progressivamente al viso di Joss, immersa nella sua solitudine. Portandoci, così, ad accogliere il suo stato d’animo e i suoi pensieri. 

La duplicità della personalità della star è anche resa dal make-up utilizzato per il personaggio della Depp. Una sorta di maschera, da lei indossata per ostentare la forza e la superiorità che la caratterizzano in quanto diva. Con quello sguardo incorniciato da ombretti ed eyeliner, Joss osserva ogni cosa con distacco: ogni sogno, ogni emozione, ogni sentimento, o stato d’animo è calcolato, valutato, soppesato ed, infine, dato in pasto al suo pubblico. 

Spogliato da quella sua corazza, lo sguardo della ragazza torna, talvolta, a farsi acqua e sapone, e la diva riacquista così finalmente una dimensione umana, rivelandosi in ogni sua fragilità. 

Soldi, fama e successo 

Lo sguardo spietato di The Idol sulla società contemporanea di sposta, andandosi poi a soffermare sui personaggi che meglio rappresentano la spietatezza e la crudeltà del mondo dello spettacolo: Nikki, Fink e Chaim. 

Ai primi due, interessati esclusivamente all’uscita delle hit di successo di Jocelyn e al tour fortemente a rischio, poco importa della salute mentale della loro star. Tanto da arrivare a sostituirla, in un secondo momento, con la meno talentosa ma più affidabile Dyanne, che da sempre aspetta quesa opportunità ed è pronta a coglierla. È l’occasione di una vita, unica ed irripetibile, davanti alla quale la coscienza tace. 

Chaim, invece, nonostante tutto, è realmente affezionato alla sua cliente, che ha scoperto lui stesso e con la quale ha instaurato un rapporto di protezione e confidenza decisamente più intimo. Tuttavia, nonostante affermi continuamente di credere ciecamente in lei, si dimostra più volte preoccupato e indeciso, individuando in Tedros la possibile causa della fine della sua carriera. 

Come dirà Destiny, l’unico personaggio vero e autentico tra collaboratori di Joss, Hollywood è un mondo folle, “un posto di stronzi folli corrotti”, nel quale tutto è competizione e dove nessuno ti guarda in faccia, stringendo la presa sull’obiettivo, pronto a scavalcarti finché non lo ha raggiunto. 

Un luogo dove non esistono valori o regole, dove tutti vengono usati ed usano a propria volta, pronti a colpire alle spalle.

Un mondo dove soldi e successo, temporanei e passeggeri, sono gli unici veri idoli adorati.

Una realtà affascinante, all’interno della quale tutti vengono risucchiati.
Perfino i talenti di Tedros, che dinnanzi all’allontanamento del loro “inventore” non esitano a seguire Joss, la loro nuova padrona.
O Xander che, incatenato da sempre ad un rapporto complesso di odio ed amore, abbandona ogni risentimento provato verso la star, l’unica che permetterà loro di realizzare i propri sogni. 

Perfino Tedros, che si avvicina a Jocelyn in modo subdolo, arrivando infine a sottomettersi a lei. 

L’unico personaggio fuori dal coro è rappresentato da Leia, che disapprova dall’inizio alla fine ogni comportamento posto in essere all’interno della villa. E che deciderà infine di abbandonare l’amica, profondamente disgustata dalla sua vera natura e da quel mondo, di cui non farà mai davvero parte. 

L’Arte in “The Idol”

Una tematica della serie profondamente sottovaluta è, a mio parere, la visione dell’Arte, presentata qui da Sam Levinson e The Weeknd. 

All’inizio del primo episodio, ci troviamo davanti ad una stella in declino, non pienamente convinta della sua prossima hit in uscita, fortemente voluta dalla casa discografica. 

Joss percepisce l’esigenza di scrivere qualcosa di vero ed autentico, un pezzo importante per la sua carriera che le consenta non solo di riacquistare credibilità agli occhi del pubblico, ma che la porti anche a ricominciare a credere in se stessa.

Tuttavia, la giovane fatica a trovare dentro di sé la propria voce, l’unica che le consenta di esprimere la propria visione artistica.
Questa situazione si sbloccherà con l’arrivo di Tedros, l’unico che riuscirà a risvegliare in lei il talento perduto. 

Da qui emergono una serie di considerazioni sull’Arte – e sulla necessità di fare Arte – estremamente importanti all’interno della serie. 

Creare un’opera d’arte significa dare sfogo alla propria anima, conferendole la possibilità di potersi esprimersi liberamente, attraverso la libertà creativa. Accedendo agli angoli reconditi della propria mente e traendo spunto, talvolta, dalle esperienze più stravaganti e dolorose del proprio vissuto. 

Un’opera d’arte, infatti, non scaturisce sempre da quanto c’è di più bello nella vita.
Gran parte della produzione artistica ha origine dall’oscurità, dagli abissi più profondi della nostra anima. 
Da tutti quei momenti bui e dolorosi che siamo costretti ad affrontare. 

Ed è da quelli che l’artista parte, trasformando in essere questa potenzialità artistica.

Egli rivive il dolore, lo assimila, lo interiorizza, scovando dentro di esso una forza motrice, la sola matrice vitale.
Quel sentimento, quell’energia, che è pura forza creatrice. 

“«Non ti è permesso dire no. 
Perché quando diciamo di no ci neghiamo un’esperienza.»
«Si ma non tutte le esperienze sono belle!»
«Discutibile. È un modo riduttivo di vedere le cose Joss.»”

“The Idol”, 2023

Ogni esperienza alimenta di fatto l’Arte e, secondo questa visione, le esperienze più terribili della vita possono essere di fatto le più preziose: non è un caso se alcune delle opere più grandiose sono state create a seguito di esperienze molto dolorose. 

Da qui il grande interrogativo. Se l’Arte è eterna (al contrario di tutto il resto, che è effimero e soggetto allo scorrere del tempo), cancelleresti un dolore tanto brutto quanto importante per ciò che hai creato?
Perché è da lì che nasce l’Arte. 

La quale, come scriveva Oscar Wilde, non deve considerarsi morale od immorale.
L’opera artistica va oltre, trascendendo i concetti terreni di bene o di male, di giusto o sbagliato.

Per una singola performance, un libro da 200 pagine, la strofa di una canzone o una misera parte in un film, l’artista offre tutto se stesso, sprofondando talvolta in abissi a cui difficilmente riesce a sottrarsi in seguito. 
Consacrando la sua vita alla propria visione artistica. 

The Idol 

“Non sei umano, sei una cazzo di star!”

Tedros, The Idol, 2023

Un’ultima riflessione va espressa in merito alla visione delle star, presente all’interno della serie tv. Questa idea, rivelata dalle parole di Tedros, trova anticamente origine nel termine latino “divus”, ovvero “divinità”.
Esse sono, dunque, creature reputate al di sopra della natura umana, venerate ed adorate dagli uomini comuni. 

Da qui il concetto di “divismo”, quel fenomeno sorto nel XX nei confronti delle cosiddette star, caratterizzato dalla mitizzazione di esse da parte del pubblico, che tende ad identificarsi in essi anche fuori nella vita quotidiana.

E che coincide precisamente con la visione che le persone hanno dei divi, visti per lo più come entità, appartenenti al mondo.

Esse, pertanto, continuamente esposte allo sguardo severo dell’opinione pubblica non possono permettersi di cadere, vacillare, o soffrire. Non devono abbandonarsi al dolore, ma semplicemente superarlo . Andare oltre esso. 

Per diventare qualcosa di più. 

Degli Idoli da adorare. 

a cura di
Maria Chiara Conforti

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Maria Chiara Conforti

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