Sigur Ròs – Piazza Sordello, Mantova – 14/07/2023
La band Islandese torna in tour chiudendo con l’ultima data italiana a Mantova, ospiti del “Mantova Summer Festival”, in un concerto che regala un’esperienza onirica, colorando la piazza raccolta della città con uno spettacolo di musica e colori.
Sono le 21:00 a Mantova, dal ponte del lago che porta alla città si intravede già una modesta folla che circonda i tavolini dei bar attorno la città, in attesa dell’apertura dei cancelli. Il pubblico è molto variopinto, grazie anche all’importanza della piazza, che si presta perfettamente e conosce una lunga tradizione di concerti e eventi spettacolari che attirano anche chi non è il più grande conoscitore dei Sigur Ròs.
Mantova
Alle 21:30 viene aperto il cancello, colpiscono subito un grande ordine e una grande organizzazione, il cielo inizia a scurire e così la piazza, che non viene adornata di luci e lascia le pareti dei palazzi e le chiese in penombra creando un’atmosfera molto pacifica e romantica.
Il pubblico subito prende posto, la piazza era divisa in un parterre di fronte al palco con posti numerati e una tribuna in fondo suddivisa allo stesso modo. Tra la tribuna e il parterre uno spazio vuoto che costeggiava un piccolo chiosco e permetteva a chi voleva di godersi lo spettacolo anche in piedi.
Il concerto
Alle 21:45, dopo una brevissima attesa, arriva la band, accolta da un caloroso applauso.
Il concerto non era un esperimento scontatissimo, la discografia dei sigur ròs presenta in alcuni casi brani, per quanto atmosferici, veramente prolissi con temi musicali protratti in un climax che spesso è molto lento ad arrivare.
Ho trovato, sotto questo merito, molto azzeccata la scelta della scaletta che ha raccolto i momenti più intensi della discografia della band, riuscendo comunque a toccare un po’ tutti gli album, e la scelta della location, che non ricopre certo un piccolo ruolo per una band che suona musica ambient.
Si parte con “Glòsoli“, dell’album “Takk“; i virtuosismi musicali non mancano: le linee di chitarra suonate con un arco di violoncello dallo stesso frontman, un basso e una tastiera pieni di sintetizzatori e riverberi creano un’atmosfera eterea e tranquilla, spezzata nel finale da strimpellate distorte e una batteria che picchia in modo violento e deciso.
Subito dopo c’è “Untitled #1: Vaka“, una canzone decisamente più pacata e piatta della prima, ma non per questo meno romantica; così prosegue per tutto il concerto, con l’alternarsi di canzoni più dense come “Saeglòpur” e “Festival” e altre più rilassate come la loro famosissima “Svefn-g-englar” e “Ekki Mukk“, riuscendo a mantenere così la tensione alta.
Nota sulla scenografia, fatta di toni caldi a volte e colori più accesi altre. Presenti Alcune proiezioni digitali in tela, tra cui ha spiccato quella a forma di bambino durante “Svefn-g-englar”, richiamo alla copertina del celebre album che contiene la canzone. Le luci erano ben modulate, scattanti e intense negli attimi più carichi delle canzoni e contenente sprazzi di luce soffusa e ondulata nei momenti più soft.
Conclusioni
I Sigur Ròs non sono sicuramente una band comune, sia per la loro provenienza, sia perché sono tra le figure di spicco di un genere non molto comune come quello del “post-rock“, genere che presenta influenze prog-rock, facilmente scovabili nella lunghezza delle canzoni e dalla loro inusuale struttura.
Gli elementi musicali onirici ed eterei che richiamano indubbiamente ad un estetica Islandese e più in generale nordica è sicuramente un ottimo modo per osservare e rivestire i nostri luoghi sotto un’altra prospettiva.
a cura di
Simone Endo
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