Caterina Rocchi: intervista alla fondatrice della Lucca Manga School

Caterina Rocchi: intervista alla fondatrice della Lucca Manga School
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Caterina Rocchi ha conquistato il mondo del manga grazie alla sua passione, talento e dedizione. Un’intervista per conoscere l’artista, dalla sua formazione in Giappone alla fondazione della Lucca Manga School

Caterina Rocchi, affettuosamente conosciuta come Pane e Manga, è un’artista di talento e un’ispirazione per gli appassionati di manga in tutto il mondo. Il suo viaggio in tale universo è iniziato in giovane età, quando ha scoperto il suo amore per i fumetti ed il disegno, immergendosi così nelle avvincenti storie del racconto giapponese.

La formazione

A soli tredici anni, Caterina ha intrapreso lo studio della lingua nipponica, preparando il terreno per il suo primo viaggio nella terra del Sol Levante. A Tokyo Caterina ha avuto l’opportunità di imparare da rinomati artisti giapponesi, affinando le sue abilità e sviluppando il suo stile artistico unico. Attraverso il duro lavoro, il talento e un sincero amore per la forma d’arte, si è rapidamente fatta un nome, ottenendo riconoscimenti e vedendo sue interviste pubblicate in prestigiose testate giornalistiche in tutto il Giappone.

Caterina ha collaborato con leader del settore, stringendo partnership con marchi rinomati tra cui Mini e Wacom, e partecipando a fiere nazionali. Ha inoltre lavorato attivamente per l’editoria, pubblicando il suo primo libro con Tunué, il manga ufficiale dei Melancholia Sleepmode con BeccoGiallo e collaborando con Mondadori, Smemoranda e La Feltrinelli.

Allieva, insegnante, direttrice

Mossa dalla passione di condividere le sue conoscenze e accendere una fiamma simile negli altri, Caterina ha nel frattempo iniziato ad insegnare. Nasce così la sua Lucca Manga School, un rifugio per la creatività, l’innovazione e l’esplorazione artistica. Oggi, con un’impressionante squadra di diciassette insegnanti e una vivace comunità studentesca, la Lucca Manga School è diventata un faro di eccellenza, attirando alunni da tutta l’Italia e oltre.

Caterina Rocchi

The Soundcheck ha avuto il piacere di intervistare Caterina Rocchi!

L’intervista:
Ciao Caterina! È un onore averti con noi! Iniziamo subito: hai dimostrato fin da piccola di essere portata per il disegno e a soli tredici anni inizi a studiare  giapponese. Come è nata questa passione per la cultura orientale?

La mia passione per l’oriente nasce in realtà dalla mia passione per il fumetto. Sin da piccola ho sempre amato leggere in generale, ma ho scoperto i manga in realtà attraverso la televisione e in particolare la demonizzazione dei manga, nel periodo in cui additavano i fumetti giapponesi come violenti e pieni di contenuti sessuali. Dato che già leggevo Dylan Dog, che non è proprio un chierichetto, e avendo già letto una quantità di titoli di Stephen King, se doveva bloccarmisi la crescita direi che la nave era già salpata, ma comunque la prima volta che ho comprato un manga ero molto preoccupata.

Però ero irrimediabilmente affascinata dalle immagini che erano state mostrate in televisione, e per la prima volta mi sono fatta coraggio e ho comprato un manga. A caso, in un’edicola, ho afferrato il numero 4 di Peach Girl. Dentro ci ho trovato una storia semplice, un triangolo amoroso di un gruppetto di amici alle medie, ma ciò che mi ha folgorato era che per la prima volta non ero io a dovermi forzare a capire un personaggio, ma era il fumetto stesso a capire me. Mi sono sentita capita, da una protagonista vicina alla mia età, una ragazza normale.

Fino a quel momento avevo praticamente sempre letto storie con protagonisti principalmente maschili: Topolino, Lupo Alberto, Dylan DogLa mia prima storia scritta e illustrata da un team femminile mi ha folgorato. E così è nata un’ossessione che ancora oggi persiste.

Qual è ad oggi il tuo consiglio principale per chi vuole diventare un disegnatore di manga professionista?

Leggere tanto. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che ha successo nel mercato, delle persone con cui ci misuriamo, e prendere ogni pagina che leggiamo come un’occasione di studio. So che è scontatissimo da dire, ma è vero che lo studio è prezioso, e ogni artista deve essere consapevole che continuerà a studiare per tutta la sua vita. C’è anche un altro punto che mi sento di sottolineare: la professionalità.

L’immagine dell’artista sregolato non è sostenibile nel mercato odierno, e dobbiamo adattarci a nostra volta e mettere la testa a posto se vogliamo avere una possibilità di lavorare. Dobbiamo sapere come presentarci, come parlare, come promuoverci, perché è di vitale importanza ormai essere non solo accattivanti per il pubblico ma anche per le case editrici.

Ci ho scritto un libro su questo argomento, Come far finta di essere fumettista professionista e diventarlo davvero. Un titolo che è tutto un programma, ma credo fermamente che finché non ci presentiamo noi come professionisti le persone che ci prenderanno sul serio di loro spontanea volontà saranno poche.

A soli 29 anni gestisci una scuola di riferimento per la cultura Manga in Italia. Senti di avere addosso una grande responsabilità?

Assolutamente sì, essere la fonte primaria di guadagno per delle persone è pesante. Mi rendo conto che essere dipendente non è certo facile, ma il pensiero che se faccio un disastro io non ci rimetto solo io ma anche tutte le persone che dipendono da me e le loro famiglie di conseguenza, è una responsabilità grossa che non prendo sottogamba. Essere il capo ha pregi e difetti, e li sento tutti.

Ci sono altrettante soddisfazioni però, soprattutto quando i miei insegnanti prendono più di me in busta paga! Mi fa davvero piacere poter essere parte di una realtà che aiuta ogni giorno degli ottimi artisti ad avere un lavoro stabile e vivere delle loro capacità artistiche: sappiamo tutti che il panorama artistico è un mondo difficile, e dare una spinta in più ad insegnanti e studenti per lavorare con più serenità possibile è ciò che mi fa superare le giornate più difficili.

Caterina Rocchi
Che riscontri sta ricevendo la scuola da parte dagli studenti? Com’è l’ambiente al suo interno?

Gli studenti sono la soddisfazione più grande che ho; al di là del vedere le loro pagine stampate su carta, è proprio il cambiamento che vedo in loro anche nei corsi più brevi che apprezzo. Non solamente a livello di disegno, ma anche a livello personale, vederli crescere è sempre incredibile.

Come scuola siamo inclusivi per quanto possibile,  ad esempio di fronte ad una classe nuova gli insegnanti chiedono sempre di presentarsi con il nome che gli studenti preferiscono, non ci importa molto che sia quello di battesimo o meno. Sono piccoli gesti che comunicano che siamo un posto in cui ognuno è libero di mostrarsi nella maniera che più gli si adatta. Anche il nostro staff è molto variato, con persone di ogni tipo, che sicuramente aiuta l’atmosfera generale.

Quali sono i tuoi piani per il futuro della Lucca Manga School?

Abbiamo appena comprato un nuovo pezzo dello stabile in cui risiede il nostro campus, superando i 1000mq coperti con poi tutto un giardino da esplorare, e la stiamo attrezzando per i corsi in sede di questa estate con 60 posti letto e 6 classi pronte ad accogliere una moltitudine di studenti!

I corsi estivi mi danno sempre tanta energia, perché sono i corsi più frequentati nel nostro campus e ogni volta succede sempre qualcosa di nuovo, con un avvicendarsi rapido tra corsi di 3 o 7 giorni. Ogni giorno incontriamo tanti studenti, entriamo in contatto con loro con le attività extracurricolari, e rendiamo magica una esperienza che avrei voluto avere io quando stavo studiando.

Ora che hai avuto la possibilità di stare da entrambi i lati di allieva e insegnante, quale versione di te preferisci?

Quella da direttrice! Mi piace sempre studiare ed insegnare, ma dirigere la scuola è tutta un’altra cosa, e al momento è il ruolo che mi piace di più. Soprattutto, è il ruolo che mi permette di aiutare più persone possibile, perché attraverso il mio lavoro posso aiutare tantissime categorie con un solo gesto. Gli insegnanti, che lavorano in maniera flessibile mantenendo il tempo di creare le proprie opere, gli studenti che hanno l’occasione di studiare le vere tecniche giapponesi senza dover andare fino in Giappone come ho fatto io, i genitori che vedono i propri figli aprirsi e fare nuove conoscenze, e chissà quanti altri. Sono davvero fortunata ad avere un lavoro che sia così gratificante.

A cura di
Elena D’Ercole

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