“Cani Sciolti”: Francesca Michielin tra indie e pop

“Cani Sciolti”: Francesca Michielin tra indie e pop
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A distanza di due anni da “FEAT (Fuori dagli spazi)” Francesca Michielin torna con un nuovo album: “Cani Sciolti”

Gli ultimi anni

A distanza di due anni dall’ ultimo lavoro discografico la cantautrice torna sulle scene con “Cani Sciolti”. Negli ultimi anni abbiamo visto Francesca in diversi ruoli; dalla direzione dell’orchestra al Festival di Sanremo accanto a Emma lo scorso anno, alla nuova stagione del suo podcast “Maschiacci”, fino alla conduzione di X Factor e all’annuncio del tour nei teatri per festeggiare i dieci anni di carriera.

Il percorso artistico di Francesca Michielin, come noto, è sempre stato costellato di sperimentazioni, melodie e testi tra indie e pop, in una terra di introversione e tentativi di esternazione. Sotto questo aspetto “Cani Sciolti“, non si discosta troppo dai precedenti lavori. Indubbiamente siamo molto distanti dai suoni di “2640” (a mio parere il lavoro più completo della cantautrice), ma al tempo stesso lo siamo dalla continua ricerca di “FEAT (Fuori dagli spazi)“.

L’album

Dal titolo stesso dell’album ci si aspetterebbe una marcata tendenza indie, che viene nel corso dell’ascolto dell’album confermata. I temi trattati dalla cantautrice in questo nuovo lavoro sono diversi: dall’amore, alle radici familiari, fino ad ottenere, tramite il confronto dei vari brani, un quadro che delinea un vero e proprio percorso di crescita interiore. L’album appare presentato come una narrazione della propria vita, tradotta musicalmente.

Copertina Cani Sciolti (fonte: Google)

Essendo prodotto, scritto e arrangiato dalla stessa Michielin, l’album contiene al suo interno anche pezzi autobiografici, e la sensazione che si ha ascoltandolo, è quella di trovarsi davanti a una grande quantità di pensieri, non necessariamente legati tra loro, ma il cui filo conduttore è la penna dell’autrice. I pensieri della cantautrice appaiono in ” Cani Sciolti” un fiume in piena, e in questa pacata frenesia a spadroneggiare sono la voce e la scrittura dell’artista. Ad anticipare l’uscita dell’ album, son stati i singoli “Bonsoir”, “Occhi grandi grandi” e l’ultimo estratto “Un bosco”.

I brani più significativi

Tra i pezzi di maggior rilievo sicuramente “Piccola città“. Caratterizzato da un ritmo lento, il brano appare come una dedica, che si conclude con un pensiero rivolto a se stessi. Il testo sembra essere costruito sulle immagini dei ricordi propri della cantautrice, i quali tracciano un quadro della società contemporanea, tra piccole città e grandi appartamenti, dove non è raro avvertire un senso di solitudine, avvertito e contrastato proprio dall’ immagine che ci restituisce il ritornello:

Mi fai stare bene, almeno stavolta, almeno stavolta, almeno tu. E chissà cosa sarà della tua vita in quella grande casa, in quella piccola città. E cosa ne sarà dei tuoi progetti, dei tuoi sogni intatti, della felicità.

Sicuramente “Piccola città” non è un pezzo che resta in mente al primo ascolto, come d’altronde spesso avviene per i lavori della Michielin, indubbiamente però, siamo difronte ad un pezzo molto intimo che merita di essere riascoltato per essere compreso.

Un bosco

Concluderei con un accenno a “Un bosco”, l’ultimo singolo estratto. Un bosco è uno di quei brani che, al primo ascolto, non sai se continuare ad ascoltare fino alla fine o meno. Inizialmente appare forse troppo ripetitivo, ma improvvisamente il ritmo incalza, tutto prende senso e trova la sua collocazione. Il testo diventa frase dopo frase sempre più nitido, e solo alla fine del brano si riesce realmente ad apprezzarne il valore. Il testo, non presenta in questo caso delle frasi che catturano maggiormente l’attenzione rispetto ad altre, ma anzi al contrario, ogni strofa sembra delineare un ricordo, che come un puzzle va ad incastrarsi con il successivo frammento, fino a trovare il senso perfetto nel suo insieme.

a cura di
Marta Canu

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Marta Canu

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