Fahrenheit 451” di Ray Bradbury

“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury
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È appena passato febbraio e, per tutti i suoi 28 giorni, l’argomento cardine, che ha sbancato e monopolizzato tutti i social network è stato, sicuramente, il Festival di Sanremo. Tutta Italia (si, compresi i più accaniti e sempiterni detrattori), ha assistito allo spettacolo fatto di musica, siparietti e monologhi.

La prima serata si è aperta con un discorso dell’istrionico Roberto Benigni incentrato, nientepopodimeno che, sul diritto fondamentale alla libertà di pensiero o, come piace dire ai giuristi, “ex art. 21 della Costituzione”.

Il monologo su questo diritto conquistato con tanto sudore, e che oggi ci appare quasi come un privilegio, ha continuato a rimbalzarmi nella mente per settimane.

E se non avessimo questo diritto? E se, ancor peggio, non ci interessasse averlo o meno? Se l’umanità intera fosse ormai stanca di avere “il peso di pensare”, stufa delle responsabilità delle proprie scelte? E se, senza neanche accorgersene, gli uomini abbandonassero questo privilegio per affidarsi completamente a scelte pensate, programmate e architettate da altri?

Sapevo che questo pensiero sorgeva e si ancorava a pagine che avevo letto in passato e che avevo accantonato come appartenenti a un romanzo distopico: Fahrenheit 451.

La trama

Come in ogni romanzo distopico che si rispetti, Ray Bradbury ci porta in un mondo che ha raggiunto l’assurdo, superato ogni confine comprensibile all’uomo del nostro tempo e spostato ancora una volta l’asticella del decadimento umano di qualche centimetro: pochi da sembrare assolutamente plausibili ma abbastanza da far spavento.

Siamo nel futuro, il 2022 è passato da un pezzo, anzi proprio in quell’anno ci sarebbero state ben due guerre nucleari. Gli uomini hanno smesso di pensare e questo è stato il prezzo da pagare per vivere una vita felice. La felicità, il divertimento estremo, la leggerezza, la superficialità e la frivolezza: questi sono i nuovi valori. Finalmente l’umanità è libera dalla tristezza.

Le persone ora hanno sempre la mente piena così da evitare di formulare un pensiero proprio. Le televisioni hanno raggiunto la grandezza delle pareti di casa e devono essere sempre accese, i conduttori dei programmi ti chiamano per nome e la nuova moda sono le radioconchiglie: aggeggini che si infilano nelle orecchie e continuano a ronzare, a dire parole sconnesse tra loro e a formare frasi incomprensibili. Si indossano anche di notte o si sfilano a tarda sera solo per poter prendere delle pillole che somministrano un sonno istantaneo e profondissimo.

Le case non hanno più il portico per sostare con le famiglie la sera a chiacchierare e, in città, stanno sparendo giardinetti e panchine: non bisogna lasciare più il rischio di aggregazione!

Le macchine sono velocissime, l’andatura media è 190 chilometri orari. Investire i pedoni non è un reato (come si permettono di camminare? Farlo vuol dire avere tempo per pensare!).

Clicca e guarda, occhio e foto, scorri qui, scorri la, ritmo veloce, su, giù, dentro, fuori, perchè, come, chi, cosa, dove. Riassunti di riassunti, condensati di condensati. La politica? Una colonna, due frasi, un titolo. Poi tutto scompare nell’aria. Basta frullare la testa dell’umanita con i programmi di editori, produttori ed emittenti che centrifugano le cose, spogliandole di ogni inutile residuo del tempo perduto. Del pensiero.”

Il più grande reato contro lo Stato è, invece, possedere libri.

Le pagine scritte sono da bistrattare, sono solo pessimi deliri di vecchi pazzi. I volumi fanno pensare, fanno concepire cose cattive, portano la tristezza e questa è bandita!

È per questo che i pompieri, in questo mondo non gettano acqua ma spruzzano lingue di fuoco. Montag, il protagonista, è proprio un pompiere, fiero del suo lavoro e dell’aiuto che tutti i giorni da alla sua patria. Montag lancia fiamme sui libri, distrugge la tristezza. È un eroe.

Ad ogni segnalazione che arriva, si reca presso l’abitazione di qualche ultimo nostalgico rimasto in vita, si arma della sua pompa e distrugge ogni tomo superstite.

Fonte Pinterest

E così il protagonista continua la sua vita, fiero e orgoglioso del suo lavoro, senza pensare a nient’altro. Un giorno però incontrerà Clarisse, una ragazza diciassettenne con ancora la luce negli occhi.

Clarisse è diversa, fa domande, si chiede il perchè delle cose o ne ammira la bellezza pura e semplice.

Non guarda la “tele-soggiorno”, non va alle corse e nemmeno ai “Parchi dell’Evasione”. La sua famiglia si raduna a fare chiacchierate e si chiede, ancora, se si è davvero felici. Clarisse è pericolosa.

Per questo, un giorno, sparirà misteriosamente nel nulla. Da quel momento Montag avrà la sua epifania: gli uomini sono addormentati, intorpiditi, dediti a una divertente violenza e sempre più incuriositi dal suicidio liberatorio. Quella che lo Stato spaccia per felicità non è altro che un ingannevole e sempiterno sonno. Deve fare qualcosa, e la risposta, non sa perché, si trova nei libri.

I volumi sono la salvezza.

Nei libri dev’esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa, che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev’essere così, non ti fai ardere vivo per niente”

Da qui partirà la rivoluzione di un singolo che accenderà la speranza per le generazioni future.

L’opera è tutto sommato breve e scorrevole, affascinante, rigo dopo rigo. Strizza l’occhio ai romanzi orwelliani, ma è più vicina alla realtà e pertanto ancor più spaventosa, senza però raggiungere la cupezza delle atmosfere di 1984.

Nell’introduzione all’opera, Neil Gaiman spiega come ogni romanzo distopico che si rispetti deve basarsi su una di queste tre domande fondamentali: “e se…”, “Se solo…”, “Se continua così…”. Ed è proprio quello che ha fatto Ray Bradbury, ha immaginato un mondo “se continua così”. È inquietante, poi, sapere che questo scritto risale al 1953, tanto che molte cose che descrive non solo sono già una realtà nella nostra epoca, ma sono state anche superate.

Ray Bradbury – Fonte Pinterest

Nonostante il più estremo decadimento dei valori umani, però, la speranza resta salda e, oltre ogni aspettativa, l’autore la fa risiedere come un diamante nel cuore degli uomini.

E’ così che vinceremo, alla fine. E un giorno ricorderemo a tal punto che costruiremo la più grande pala della storia e scaveremo la fossa più gigantesca di tutti i tempi: là seppelliremo la guerra e la ricopriremo. Adesso muoviamoci, dobbiamo costruire innanzi tutto una quantità di specchi: per un anno non faremo altro, in modo da poterci dare una lunga occhiata”

a cura di
Rossana Dori

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