“Le regole degli amanti”, una booklist

“Le regole degli amanti”, una booklist
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Venere è entrato in Capricorno e ci resterà fino al 3 gennaio. Quando ho iniziato questa booklist pensavo sarei riuscita a finirla per tempo. Questo significa che per molti segni avremo chi chiuderà relazioni e chi le consoliderà, chi farà figli e chi si inserirà nelle liste di attesa per prenotare una vacanza in resort childfree. L’amore però sta lì, in agguato come le certezze che ci permette di esplorare Le regole degli amanti, di Yari Selvetella.

Questa è una piccola classifica (senza tempo e senza oroscopi) di romanzi, italiani e non, che trattano il tema dell’amore rendendolo mostruosamente banale e veritiero.

Le regole degli amanti, di Yari Selvetella, edito Bompiani

“È innaturale che un cactus e una rosa siano così vicini, nello stesso giardino”, faccio notare. Sandro la vede diversamente.

“Eppure eccoli lì. E la rosa è una regina, il cactus solo un essere corazzato, un tipo tenace.”

Regola numero 1: sposa il ragioniere Fantozzi e cerca Dorian Gray

Era il 2020 quando uscì per Bompiani Le regole degli amanti e io ero così entusiasta perché venivo dalla vecchia lettura di Le stanze dell’addio, stesso autore stesso editore. Talmente elettrizzata da non aver considerato il fatto che forse non avrei trovato quello che cercavo.

Perchè la domanda da porsi per ogni lettura è sempre la stessa: cosa sto cercando, cosa spero di trovare qui che non c’è fuori?

Iole e Sandro sono i due protagonisti di questa storia che, sebbene a me abbia suscitato una certa pesantezza, può essere letta. Le domande e le riflessioni che permette di far fare, passaggio dopo passaggio, riescono in parte a nascondere una trama banale. Parliamo dei sentimenti in età adulta, nonostante la prima cosa che balza all’occhio del lettore forte sia l’infelicità che si trascina Iole di una vita costruita sui passi di qualcun altro. Lei ha un marito e una figlia, solo che avrebbe voluto fare la cantante, avrebbe desiderato una vita diversa: un personaggio strutturato sui cliché perché sappiamo tutti che sono le donne a seguire i sogni di qualcun altro per il mero piacere dell’autolesionismo e sappiamo anche che sono le donne che perdono la testa per il Dorian Gray di turno.

Come ci si innamora da grandi? Quanto pesa guardarsi la mattina allo specchio e ammettere a se stessi di essere altrove? Michele Zarrillo raccontava di un alfabeto, quello di tutti gli amanti.

L’alfabeto di tutti gli amanti comincia così

Con parole che invano cercavi lontano da qui

E gli uccelli che scendono a bere dall’immensità

Hanno il volo fuggente e leggero della tua intimità

Vite insoddisfatte le loro, se non fosse per il fatto che è ciò che può capitare a tutti. Da lettrice mi è sembrato riduttivo come romanzo, una bella copia di storie già lette tra le righe e che diventa mero gossip fra amiche nelle chat di whatsapp.

Regola numero 2: se mi lasci non vale

Però puoi farlo, anche se non mi avvisi. Così inizia questa storia di 92 pagine pubblicate da Iemme nella collana Pantone. Una violinista che, in un momento di nostalgia e rancore, prova a contattare l’uomo con il quale ha avuto una storia e che l’ha lasciata, di punto in bianco, senza dire niente. Sergio Califano, autore di questa piccola e intensa storia, affonda il coltello nella ferita dai margini freschi, non ancora cuciti.

Spartito doppio, adagio da Lisbona, di Sergio Califano, edito Iemme edizioni

A primo impatto la mente viaggia verso Le ho mai raccontato del vento del Nord, di Daniel Glattauer. Ricorda lo scambio di mail e forse respinge Spartito doppio, Adagio da Lisbona, senza sapere che in un paio di pagine finirà nell’angolo del divano a versare lacrime: quel libriccino racconta anche una parte della sua vita.

Il gioco è tutto nel non detto, in quell’abbandono improvviso che lega ancora di più l’abbandonato. La ricerca di un motivo che ci si forza a interrompere e che comunque resta lì, nascosto fra i pensieri. Un abbandono che porta però una figlia e il coraggio di non lasciarsi andare troppo al risentimento. Un’elaborazione di un lutto improvviso, direi. Chi di noi non è mai stato lasciato con l’effetto spunte blu, lanci la prima pietra.

Regola numero 3: riprenditi ciò che è tuo

Con Mi ridai un po’ di blu?, Annamaria Pazienza, Eretica Edizioni, riesce ad abbracciare anche i lettori che vogliono tutto e subito. Anche qui una bella storia ben riuscita, in poche pagine.

Ho pensato per un istante, mentre lei mi stava guardando, che alcune stanze della mia memoria fossero ormai blindate e chiuse dall’interno, con una chiave gettata nel cesso e una giusta dose di gas soporifero tra le loro quattro mura, ma mi sono accorto in quel momento in che modo tu abbia dilaniato ogni mio credo. Le camere oscure si sono spalancate totalmente, le paure mi sono catapultate nella testa e io mi sono chiuso ermeticamente.

Marco vive la relazione attuale con Sarah senza aver abbandonato il pensiero di Andrea. Due donne completamente diverse legate da un uomo che non è in grado di lasciar andare il pensiero, che oramai è diventato ossessione. Essere l’altra metà della mela ma vivere all’ombra della precedente.

Sarà capitato magari, forse non a tutti certo, eppure non riesce ad essere una storia banale. Dentro c’è rassegnazione che diventa accettazione. C’è un abbandono che permette a Sarah di creare un ponte per lasciar andare, per cercare di stare in piedi senza stampelle emotive. A rendere tutto fruibile da adolescenti e adulti è proprio l’atteggiamento di questa donna che insegna e impara, involontariamente, tutto ciò che possiamo imparare anche noi leggendo. Un punto di vista non meno doloroso da assumere per crescere un po’ ed essere migliori.

Un romanzo utile anche questo, come i precedenti.

A cura di
Ylenia Del Giudice

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