Litfiba al Mediolanum Forum di Assago: dopo 42 anni, addio. Grazie di tutto
Dal 6 dicembre 1980 al 22 dicembre 2022. Dalla Rokkoteca Brighton di Settignano davanti a 150 spettatori, al Forum di Assago con 10.000, 12.000 fan. Quarantadue anni di Litfiba, quarantadue anni di storia della musica italiana
La band di Ghigo Renzulli ha vissuto (ed è stata artefice di) tanti cambiamenti nel panorama musicale italiano. Dagli albori post-punk e new wave alla virata verso il rock, la fascinazione di sentori più melodici, il ritorno a sonorità rock e innesti di elettronica. È davanti al pubblico, però, che i Litfiba hanno da sempre quella marcia in più, quel quid che ha sempre innestato una scintilla sotto il palco.
Ieri sera è stata davvero l’ultima volta, in un Forum di Assago strapieno per augurare Lacio Drom, buon viaggio a chi per quattro decadi ha accompagnato le giornate e le vite di molti. È un addio che Ghigo e Piero hanno fatto diventare una festa; è un avvenimento che i fan si godono con già un filo di malinconia prima ancora di varcare le porte dell’ultimo spettacolo che deve ancora cominciare.
L’ultimo girone, l’ultimo concerto
Il concerto non ha visto stravolgimenti incredibili in scaletta rispetto a quanto ascoltato quest’estate, ma forse, proprio perché non è solo l’ultima data del tour, ma l’ultima data dell’ultimo tour per sempre, c’è un groppo in gola che ogni tanto affiora e molti fanno fatica a trattenere, sia quando il duo si lancia nel tuo brano preferito, sia quando nel Forum riecheggiano note e parole della canzone che di solito ti farebbe storcere un po’ il naso.
Ghigo e Piero sono accompagnati dall’ultima evoluzione della formazione, ovvero Luca Martelli alla batteria (fun fact: è il batterista più stabile della storia dei Litfiba, coi suoi 9 anni di militanza nella band), Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Dado Neri al basso. Un plauso anche a loro che hanno accompagnato la band verso questo ultimo viaggio, verso questa ultima festa.
Ora cosa accadrà? Un po’ di relax, forse, e poi ognuno per la propria strada, in maniera decisamente più serena e matura rispetto a quel 1999 funesto. Niente stracci che volano né frecciatine velenose, solo consapevolezza di aver creato qualcosa di bello, di aver tentato di riportarlo in auge e che ora è meglio concludere per non rovinarne la memoria. Per ricordare in futuro ciò che è stato costruito, Pelù si è addirittura tatuato il nome dei Litfiba sull’addome. A 60 anni. Se non è devozione questa, ditecelo voi.
Quarant’anni (più due) di storia
Il successo maggiore è quello degli anni ‘90, tra “El Diablo”, “Maudit”, “Spirito”, “Regina di cuori” e “Il mio corpo che cambia”. Un pubblico più ampio e un po’ diverso rispetto al seguito che la band aveva nel decennio precedente, e che tuttavia nel corso del tempo è mutato ancora di più, si è amalgamato ai nuovi arrivati e che il 22 dicembre 2022 ha voluto dire “Grazie per tutto, nonostante tutto” a quei due non-più-ragazzi sul palco, alla storia che tra fortune alterne hanno continuato e continueranno a portare sulle spalle, seppur in forme e per strade diverse.
I Litfiba sono intergenerazionali: ai loro concerti c’è sempre il coetaneo di Pelù e Renzulli, così come il ragazzo che, quando uscì “Infinito”, non era ancora nato. Chi predilige un periodo anziché un altro, chi li segue incondizionatamente, chi li ha aspramente criticati, ma tutti non hanno dubbi sull’importanza che la band fiorentina ha avuto nel corso della storia della musica italiana, perché se c’è stato un momento in cui il rock è diventato per le masse, se la discografia, seppur per poco, sì è interessata all’underground fatto di chitarre dal sapore angloamericano e voce dal parlato italico, è anche merito loro.
Grazie a chi c’è stato negli anni
Molti identificano i Litfiba nella figura di Piero Pelù e nel sound di Ghigo Renzulli, ma sarebbe irrispettoso non dare merito a chi, questa storia, ha contribuito a narrarla e saldarla su più livelli e a più riprese. Gianni Maroccolo che tanto ha inciso negli anni ‘80, quando i Litfiba si fecero alfieri e punta di diamante del movimento undergound fiorentino prima e italiano poi, fatto di post-punk e new wave. Antonio Aiazzi, che a più riprese ha dato sempre un apporto ora decisivo, ora di delicato e fine impreziosimento.
Alla batteria Francesco Calamai con il suo ritmo essenziale, elementare e impeccabile, ha contribuito nei primi anni a porre le basi della sezione ritmica; l’aiuto di Renzo Franchi è da annoverare nel primo momento di (vago) disorientamento, fondamentale per il passaggio di consegne a Luca De Benedictis, alias Ringo De Palma, il cui impeto istintivo eppure affidabile è stato decisivo per sostenere il rombo di basso, chitarra, tastiere e voce, fino al tragico personale epilogo.
A partire dagli anni ‘90 i Litfiba sono stati affiancati da una serie di turnisti che, cosa abbastanza atipica, sono riusciti a ritagliarsi stralci di affetto tra i seguaci dei Litfiba anche ad anni di distanza. Pensiamo a Federico Poggipollini o Cosimo Zannelli alla seconda chitarra, a Roberto Terzani o Daniele Bagni al basso, a Federico Sagona o al compianto Mauro Sabbione alle tastiere, a Daniele Trambusti, Franco Caforio o Pino Fidanza alla batteria, a Candelo Cabezas che li ha accompagnati per tanto tempo alle percussioni.
L’elenco è ancora lungo, ma tutti, anche nel “periodo oscuro”, hanno contribuito a portare avanti la storia della band, apportando ora soluzioni ingegnose, ora semplice ma preziosa perizia nell’esecuzione.
Gli anni della riappacificazione, il giusto epilogo
Da quell’11 dicembre 2009, giorno in cui Piero Pelù e Ghigo Renzulli annunciano la loro riappacificazione, è passato tanto tempo. Tredici anni volati via più sui palchi che in studio. Forse non tutto è andato per il verso giusto, ma il tentativo di rinascita è stato accompagnato da qualche errore e tanto divertimento sotto il palco in tutta Italia (e non solo: ricordiamo i mini tour europei del 2011 e quello da poco conclusosi).
I fan avrebbero voluto più dischi in studio, ma il cantante e il chitarrista fondatore dei Litfiba si sciolgono proprio per questo, con una onestà intellettuale e una presa di coscienza limpida e senza rimpianti: hanno dato il massimo, va bene così.
Quarantadue anni incredibili, tra una graduale evoluzione e un’esplosione finale, tra le prove in Via de’ Bardi ai palchi dei festival europei, tra il successo di pubblico ai palazzetti, fino al ritorno a quella che è la connotazione più congeniale dei club. Ma la festa finale, tosta o meno che sia, con qualche lacrima che nemmeno il più burbero può nascondere, meritava un epilogo così, in pompa magna, tra sorrisi e qualche pianto, un po’ liberatorio, un po’ malinconico.
Litfiba, grazie di tutto.
Vi lasciamo alla gallery della festa finale che si è svolta al Mediolanum Forum di Assago il 22 dicembre 2022.
a cura di
Andrea Mariano
foto di
Mirko Fava
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