Gli Ardecore, tradizione e sentimento in “996 – Le Canzoni di G.G.Belli”

Gli Ardecore, tradizione e sentimento in “996 – Le Canzoni di G.G.Belli”
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Gli Ardecore, gruppo romano nato nel 2005, sono tornati con il loro ultimo progetto “996 – Le Canzoni di G.G.Belli”. Quest’ultimo è dedicato al grande poeta Giuseppe Gioachino Belli, tra gli autori più rappresentativi della letteratura romana, che con oltre 2000 sonetti ha dato voce, dignità e “lingua” al popolo di Roma.

“996 – Le Canzoni di G.G.Belli”

Il progetto degli Ardecore è formato da un doppio album, pubblicato per La Tempesta Dischi in distribuzione Believe, e un libro. Attraverso l’acquisto del libro si ha un QR Code che offre la possibilità di accedere all’ascolto in streaming e al downloading dei due dischi. Inoltre, contiene i testi con note autografe del Belli, le nuove partiture di tutti i sonetti musicati, le illustrazioni originali realizzate da alcuni disegnatori di fama nazionale e internazionale e l’importante prefazione di Marcello Teodonio, il più autorevole studioso dell’opera Belliana e presidente del centro studi ‘G.G.Belli’.

Un lavoro ampio e articolato quello ideato da Giampaolo Felici, leader del progetto Ardecore. In 996 – Le Canzoni di G.G.Belli, Felici nella composizione musicale è stato affiancato da Adriano Viterbini (I Hate My Village, Bud Spencer Blues Explosion) e da Gianluca Ferrante (Kore), mentre tra i musicisti che hanno partecipato alle registrazioni troviamo anche Jacopo Battaglia (Zu, Bloody Beetroots), Giulio Favero (Teatro Degli Orrori), Massimo Pupillo (Zu), Geoff Farina (Karate), Ludovica Valori (Nuove Tribù Zulu), Marco Di Gasbarro (Squartet) e la partecipazione di Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) nei brani “Er cimiterio de la morte” e “Campa e llassa campà”, contenuti nel Volume 1.

L’intervista

Ciao ragazzi, benvenuti su TheSoundcheck! Parliamo del vostro ultimo progetto 996 – Le Canzoni di G.G. Belli. Come è stato il processo creativo di questo lavoro? Quanto è stato difficile mantenere l’autenticità dei sonetti?

Non direi difficile, piu che altro è stato quello che volevamo ottenere come risultato, quello di elaborare i brani sulla struttura dei sonetti. 2 quartine e due terzine, per 154 sillabe, ti impongono una struttura musicale che non esprime ritornelli, quindi lontana dalla struttura tipica del pop, quella più convenzionale. Nel sonetto, invece, tutto questo non ha modo di esistere.

Il progetto non si trova in cd o vinile, ma avete deciso di renderlo “fisico” con un libro, perché? Come è nata l’idea?

L’idea era quella di sviluppare un discorso più ampio possibile sul tema, ogni canzone ha una sua storia sia nei testi che nelle grafiche degli illustratori, ma anche nelle partiture che sono riportate brano per brano. È un’antologia musicale sui temi scelti appunto ed estrapolati dall’opera del Belli. Il tutto è introdotto dalla prefazione di Marcello Teodonio, luminare della cultura belliana.

Quindi uno spettro molto ampio sul tema centrale che non sarebbe potuto rientrare se non forzatamente in un supporto diverso da quello che rappresenta il libro e che comunque ha in se i codici che rimandano all’ascolto di tutti i 28 brani dei due volumi. Quindi è nello stesso tempo sia un album che un libro. Il massimo che potevamo ottenere per questo progetto.

Ardecore
Come si è sviluppato, invece, l’interesse verso Belli e le sue opere tanto da renderle musicali? 

Ardecore ha sempre rielaborato in qualche modo la tradizione dei testi e delle canzoni romane delle proto-incisioni del pre-guerra italiano. Di conseguenza sentiamo di essere dentro quello che percepiamo come il nostro campo di azione sin dal primo disco. Siamo voluti andare più a fondo nel nostro percorso ed è stato naturale ed istintivo confrontarci con i temi della società romana pre unitaria, quella che il Belli ha rappresentato in modo sublime.

I sentimenti, la quotidianità, i problemi ed il modo più in generale di essere di un popolo chiuso in se stesso, ma con una grossa tradizione alle spalle, sono tutte qualità che vivono dentro quei sonetti e questo è un mondo enorme che può ispirare suoni e ritmi, come anche melodie che era molto interessante affrontare. Lo abbiamo fatto anche nella difficoltà di alcuni passaggi tecnici, soprattutto dovuti alla grammatica di una lingua che, anche se non cosi lontana nel tempo, è cambiata in modo importante dopo l’annessione di Roma allo stato unitario.

Cosa ha fatto scattare in voi la scintilla per portare alla luce il progetto in questo preciso momento?

Come ti dicevo, è stata un’evoluzione naturale nel nostro percorso. Tutti i nostri album hanno un filologico che dopo venti anni possiamo dire di aver tenuto. Credo sia un aspetto importante per chi compone musica come anche per ogni altra forma di espressione artistica.

Ascoltando il vostro lavoro si percepisce una sonorità attuale che si fonde a testi poetici tradizionali. Come avete trovato l’equilibrio giusto per questo binomio?

La musica è la cosa che più di tutto ci preme sviluppare. La compenetrazione dei testi deve essere una cosa naturale. Le parole e i sentimenti ti aiutano a trovare la strada che unisce entrambe le componenti. A volte il testo può condurre la scelta, a volte è il contrario. La cosa importante è che l’insieme non sia il frutto di una dinamica artefatta.

È difficile da spiegare, ma il risultato lo senti nel momento in cui la sensazione che ne deriva è concreta e reale, deve poterti arrivare come sentimento. È il fondamento del folk, anche se il risultato non necessariamente è quello di musica folk, genere a cui ci siamo sempre ispirati ma solo in partenza. Abbiamo una concezione musicale molto più progressiva rispetto al genere, non abbiamo mai cercato di rinchiuderci in un ambito preconfezionato.

Siete stati e siete tutt’ora in giro con dei concerti. Cosa avete imparato portando dal vivo un lavoro del genere?

Suonare per il pubblico è sempre una sensazione diversa da quello che è l’intimità della scrittura e delle registrazioni. La cosa importante è rivivere e far rivivere le stesse sensazioni che hai inciso. Non è un risultato scontato da ottenere, perché devi confrontarti con l’immediatezza e con problemi tecnici che sono sempre presenti quando si è sul palco. È una cosa stimolante, perché è sempre tutto in divenire quando hai il pubblico di fronte.

Dopo questo viaggio avete altri progetti nel cassetto?

Progetti ne hai sempre, poi andando avanti si modificano o vieni ispirato da altro e riparti da capo. Al momento non ci vogliamo pensare in modo concreto, ci sarà tempo per farlo. Ora suonare più possibile dal vivo è il nostro primo interesse, poi ci rigetteremo in studio. Abbiamo qualche altra idea…

a cura di
Loredana Desiato

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Loredana Desiato

Fondamentalmente fotografo e vado ai concerti.

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